Intercettazioni Inter

Palazzi va da Moratti. Le dieci domande che deve fare

Il procuratore federale deve capire se l’Inter, premiata col tricolore ’06, ha commesso reati. Per il patron, senza legale, si prospetta un colloquio non facile alla luce delle telefonate emerse e dell’aiuto chiesto alla Boccassini

TORINO, 31 marzo - Ecco le 10 domande che il procuratore Palazzi deve rivolgere a Massimo Moratti:

1 - Perché ha sempre taciuto sul fatto che anche l’Inter telefonava ai desi­gnatori arbitrali e agli arbitri stessi, nonostante la Procura che nel 2006 invitò tutti i tesserati a contribuire all’indagine?

2 - Sapeva che Giacinto Facchetti, allora presidente dell’Inter, esercitava pressione sugli arbitri?

3 - Era a conoscenza che Giacinto Facchetti parlava con Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto e Gennaro Mazzei discutendo con loro le “griglie” delle designazioni arbitrali?

4 - Cos’era il «regalino» che Paolo Bergamo doveva venire a ritirare a Milano, di cui Facchetti parla allo stesso Bergamo in una telefonata del 23 dicembre 2004?

5 - Ritiene un comportamento leale e rispettoso dell’articolo 1 quello di un pre­sidente che va ad incontrare l’arbitro prima della partita, come lei dice di voler fare con Gabriele nella telefonata con Bergamo del 10 gennaio 2005?

6 - Ha mai letto il report “Operazione Ladroni”, redatto dall’investigatore Cipriani dopo le indagini svolte su De Santis, o è a conoscenza che lo abbia letto Facchetti, a cui Tavaroli sostiene di averlo consegnato personalmente? Facchetti?

7 - Ha mai presentato un esposto alla magistratura a proposito dei sospetti di un sistema per condizionare gli arbitri, violando così la clausola compromissoria, come sostiene Tavaroli nel suo interrogato­rio del 29 settembre 2006?

8 - Era a conoscenza del fatto che Tavaroli aveva proposto a Facchetti di diventare una « fonte confidenziale » affinché i Carabinieri del nucleo operativo di Milano indagassero sui rapporti fra De Santis e Moggi?

9 - Conferma di aver detto il 23 marzo 2005 a Paolo Bergamo di esse­re soddisfatto della gestione dei due designatori poi accusati di essere uomini della Cupola di Moggi, nell'anno dell'indagine Calciopoli sostenendo che « rispetto a prima, ora siamo veramente nelle condizioni di stare tutti tranquilli. Così anche voi ( Bergamo e Pairetto, ndr) non dovete disperare» .

10 L'Inter, relativamente all'esposto sullo scudetto 2006, punterà sulla prescrizione e sull'improcedibilità (utilizzate da Palazzi per spiegare l'archiviazione sul caso Telecom nel 2007) in caso di procedimento disciplinare, visto che molti contatti sono relativi a Giacinto Facchetti.

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L'esposto di Vieri: «Telecom spiava, via lo scudetto»

Il bomber contatta Palazzi perché faccia luce anche sul suo caso

ROMA, 31 marzo - Non solo la richiesta di danni davanti al tribunale Civile di Milano, Bobo Vieri pretende da Moratti, per il tramite di Palazzi e di un esposto presentato sullo scudetto 2006 il 23 marzo 2010 (prima di quello della Juve e anche prima della scoperta delle telefonate di Facchetti e Moratti, prodotte a Napoli il 30 marzo di un anno fa), risposte anche sul piano sportivo all’attività illecita di intelligence che ha visto lui, altri giocatori nerazzurri e altri tesserati sottoposti a pedinamenti, accertamenti illegali, anche telefonici. Ieri a Milano, davanti al giudice Damiano Spera, l’avvocato Danilo Buongiorno per Vieri ha ottenuto il via libera alla chiamata di uno psichiatra e di un medico legale per la valutazione dei danni psicologici riportati (insonnia e depressione, i sintomi denunciati dal calciatore) dallo spionaggio: il 3 maggio prossimo (sfiorato il genetliaco del drammatico 5 maggio) i periti giureranno e cominceranno la loro perizia, che sarà pronta prima di agosto.

L’ESPOSTO - Nei giorni scorsi, però, Vieri e il suo legale Danilo Buongiorno hanno dato seguito all’esposto presentato un anno fa contro l’Inter, Moratti e l’ad nerazzurro Ghelfi per violazioni dell’articolo 1: alla notizia che Palazzi avrebbe interrogato il numero uno nerazzurro proprio oggi, ecco un fascicoletto di 13 pagine in cui vengono prodotte le testimonianze dei protagonisti dello scandalo Telecom. Nomi noti, che ora - rispetto al 2006, quando Borrelli e Palazzi chiusero frettolosamente la questione con un’archiviazione figlia di prescrizioni che ora appaiono anacronistiche e dell’improcedibilità relativa agli atti dell’ormai defunto Facchetti - risuonano. Vieri deposita la testimonianza di Emanuele Cipriani, lo spione che indagò anche su De Santis e Moggi, resa al tribunale civile il 10 giugno 2010, quelli di Tronchetti Provera e della segretaria del capo della security telefonica Tim, Bove, suicidatosi nel 2006, Caterina Plateo (26 ottobre 2010) e infine il verbale più fresco quello di Giuliano Tavaroli del primo febbraio scorso.

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Bobone

a me la cosa che mi fa infuriare è che gli interisti,sempre moralisti,quando qualcosa riguarda loro hanno sempre o il prosciutto sugli occhi o una scusa plausibile per giustificarsi.
io nel 2006 ero infuriato con il milan,il clima poi era quello che tutti ricordiamo,fossero uscite allora anche le cose dell'inter la storia sarebbe stata completamente diversa.
ora non succederà nulla o quasi,il clima è diverso,sarebbe bello sapere perchè è successo questo,temo e ne sono certo che non lo sapremo mai.

E' il giorno di Moratti in procura
Il commento del direttore Monti

Oggi il presidente dell'Inter incontra Palazzi in merito all'esposto presentato trecento giorni fa dalla Juventus: i bianconeri hanno chiesto la revoca dell'assegnazione dello scudetto 2005-06, attualmente nella bacheca dell'Inter

Se trecento giorni vi sembran pochi… Tanti ne sono trascorsi da quando la Juventus ha presentato alla Federcalcio l'esposto in cui chiede di revocare l'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter. E, se possibile, di rimetterlo nella bacheca bianconera. Attorno al documento di nove pagine — tempo di lettura: cinque minuti a prenderla comoda — si danza da mesi un esasperante valzer lento, variamente giustificato dall'acquisizione delle nuove telefonate emerse nel processo di Napoli (pubblicate da tutti i giornali), poi dalla loro trascrizione, poi dai necessari tempi burocratici, e via procrastinando sino ai primi interrogatori e all'audizione di Massimo Moratti prevista per oggi.

giustizia sportiva e ordinaria — E' evidente che la procura federale ha fatto di tutto, cioè poco o niente, per attendere la sentenza del procedimento penale contro Moggi, Bergamo, Pairetto e De Santis, benché non c'entri nulla con la materia del contendere. Sfortuna vuole che il dibattimento sia virtualmente incagliato in uno scontro tra il giudice Teresa Casoria, titolare di un mitico "mi avete abboffato le palle!", e i pm che ne chiedono la ricusazione. Così, al procuratore Palazzi tocca decidere senza sponde. Com'è giusto che sia. La giustizia sportiva non è quella ordinaria: ha finalità e codici diversi perché differenti sono i reati. Ciò che per un magistrato sportivo è prova di colpevolezza in una frode calcistica (per esempio, le tessere svizzere distribuite da Moggi) può non esserlo per il giudice penale che persegue una possibile associazione a delinquere. Inoltre, per sua natura, la giustizia sportiva deve, o dovrebbe, essere molto veloce. Infatti il procedimento che fulminò la Juve mandando in pezzi — e che pezzi! — la squadra più amata d'Italia, durò un mese. Non un anno e più.

turbare il campionato? — Ecco perché, dopo tanta attesa, il malumore montante di Andrea Agnelli e della dirigenza juventina è assai comprensibile. La giustificazione che trapela dai palazzi federali rimanda alla volontà di non turbare il campionato in corso. Vogliamo prenderla per buona? E allora si dica con chiarezza che non a fine giugno, come promesso da Abete, ma lunedì 23 maggio, subito dopo l'ultimo colpo di fischietto, sapremo se l'esposto avrà un seguito oppure no. Solo così questo ennesimo, e fondamentale, capitolo dello scandalo non finirà in burla. Lo si deve alla Juve e ai suoi tifosi, ma anche all'Inter e all'intero sport italiano.

"comportamenti poco limpidi" — Se il sonno non vi ha colti fin qui, veniamo al merito. L'istanza bianconera contesta il presupposto su cui si basa l'ordinanza con cui il commissario Guido Rossi assegnò lo scudetto a tavolino. E cioè che il titolo poteva andare all'Inter perché non sussistevano "comportamenti poco limpidi" da parte della squadra beneficiata dalle punizioni inflitte a Juve e Milan. Ma proprio nel processo di Napoli — argomenta l'avvocato Michele Briamonte — emergono le prove di rapporti tra l'Inter ed esponenti di rilievo del settore arbitrale "che sono della medesima natura e qualità" di quelli imputati a Moggi e Giraudo. Il riferimento ovvio è alle telefonate di Moratti ma soprattutto dell'allora presidente nerazzurro Giacinto Facchetti con i designatori e ai rapporti di quest'ultimo con l'arbitro Nucini. Da ciò, la richiesta di revocare la decisione del luglio 2006 "con ogni consequenziale pronuncia ripristinatoria dello status quo ante". In italiano corrente: deferire l'Inter, toglierle lo scudetto e, semmai, ridarlo alla Juventus.

nulla di ridicolo — Ovviamente, questa ricostruzione di Calciopoli basata su un "così facevan tutti" che mette sullo stesso piano la triade e Facchetti (il quale, oltre a tutto, non può più difendersi) manda su tutte le furie Moratti e lo spinge a definire "doverosa ma ridicola" la convocazione di oggi. Abbiamo scritto e ripetiamo che il presidente commette un errore. Non c'è nulla di assurdo o di ironico nell'esigenza di andare sino in fondo adesso che tutte le carte sono sul tavolo. Semmai c'è un'occasione in più per la società nerazzurra, che finora è parte lesa, di comprovare la propria diversità e limpidezza.

l'intelligenza previdente di cannavò — Come finirà? Nessuno ne ha la più pallida idea, ma male di sicuro perché l'una o l'altra parte di questa irriducibile, ed evitabile, contesa ne uscirà con la convinzione di essere stata gabbata. Riassumo le poche idee che mi sono fatto da cronista arrivato con ritardo sul luogo del delitto (nel 2006 non mi occupavo di calcio). Il processo di Napoli ha aggiunto qualcosa alle nostre conoscenze: un bel po' di intercettazioni che la sgangherata inchiesta Auricchio non aveva ritenuto rilevanti. Ma non ha tolto nulla alla gravità dei comportamenti contestati agli imputati. Onestamente non credo che la condotta di Moggi e compagni, già definitivamente condannata in sede sportiva, abbia la stessa natura e qualità dei goffi interventi di Facchetti. Ma certo, se quelle telefonate fossero state agli atti nel 2006, avrebbero suggerito ben altra prudenza nell'assegnazione del titolo. Con ogni probabilità, questo pasticciaccio avrebbe avuto l'esito suggerito dalla previdente intelligenza di Candido Cannavò (con Moggi aveva incrociato le lame fin dal 1998): lo scudetto 2005-2006 non andava assegnato, punto e basta. Semmai potremmo appenderlo all'entrata della Federcalcio come memento di uno scandalo che non deve ripetersi. So che tutto questo non accontenterà gli ultras delle opposte fazioni. E francamente non mi importa. Ciò che importa alla Gazzetta è uscire, e presto, dalla rissa senza futuro che avvelena il calcio italiano.

Andrea Monti

www.gazzetta.it

ciò che importa alla gazzetta è tutelare le merde...vergogna

Semmai c'è un'occasione in più per la società nerazzurra, che finora è parte lesa, di comprovare la propria diversità e limpidezza.

La parola "limpidezza" mi fa imbestialire

a.monti... quello che era amicone di facchetti e che 2 settimane fa era al processo di napoli e gli è stata fatta la domanda "sei interista?"