Intercettazioni Inter
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Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Intercettazioni Inter
gli resta di sicuro dai se pure cellino si schiera con loro è finita
Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Intercettazioni Inter
ma cellino è un analfabeta...
imparasse a leggere così scoprirebbe delle belle cose nella relazione di palazzi... tipo i rapporti tra facchetti e nucini ...
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Re: Intercettazioni Inter
avrà i suoi motivi per votare contro la revoca...qualche scambio qualcosa
Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Intercettazioni Inter
di Franco Ordine
No, non è un affare «secondario» considerare Facchetti sullo stesso piano di Moggi. Ne va del nostro onore collettivo. Chi volesse farlo, incautamente, per amore di rivalità calcistica, cavalcherebbe una tigre molto pericolosa da montare perchè le intercettazioni parlano chiaro per tutti. Ma non è un affare «secondario» neanche la revoca dello scudetto 2006. Attiene, come si capisce, a rendere appena credibile il calcio italiano e le sue regole, oltre che il suo governo eletto allo scopo di prendere decisioni coraggiose, non solo per viaggiare gratis sull’aereo della Nazaionale o entrare gratis allo stadio. Si può esibire la faccia feroce del calcio italiano nei confronti di Luciano Moggi con la giusta radiazione e strizzare invece l’occhio all’Inter dopo aver letto la relazione di Palazzi con la scusa che non sappiamo chi deve prendere la decisione? La risposta è ancora una volta: no, cari signori, non si può.
La revoca dello scudetto 2006 non è un affare «secondario» per il semplicissimo motivo che il paracadute della prescrizione impedirà alla giustizia sportiva e ai tifosi di altre squadre coinvolte in quell’estate torrida, di vedere l’Inter sottoposta a regolare processo utilizzando le intercettazioni venute alla luce nel processo penale di Napoli contro Moggi. I tremolii traditi da alcuni consiglieri federali, alcuni dei quali hanno sbandierato con legittimo orgoglio («tifo Inter è vero, non è una colpa» la dichiarazione resa a Telelombardia dal vice-presidente vicario Carlo Tavecchio martedì sera) la propria fede , è solo un comodo paravento dietro il quale nascondere la volontà di lavarsi le mani. Per amicizia, per simpatia, per mero calcolo politico. Persino il finto dibattito giuridico sulla competenza del provvedimento di revoca risulta un abbaiare alla luna: il commissario Guido Rossi (di fatto sostituto del consiglio federale al completo e del presidente) lo appuntò sulle maglie dell’Inter, con un semplice comunicato stampa, lo stesso organismo può scucirlo, 5 anni dopo. Le cronache narrano di consiglieri terrorrizzati dalla prospettiva di affrontare un giudizio per danni promosso da Moratti e dai suoi avvocati. Se così fosse ci ritroveremmo dinanzi al riconoscimento solenne dell’incapacità di esercitare il proprio ruolo: vadano a casa, allora.
P.S.: qualcuno, evitando il giochino squallido dello scaricabarile, ci spiegherà un giorno per quale motivo, nell’inchiesta di Napoli, furono “cestinate“ le intercettazioni di marca interista?
www.ilgiornale.it
No, non è un affare «secondario» considerare Facchetti sullo stesso piano di Moggi. Ne va del nostro onore collettivo. Chi volesse farlo, incautamente, per amore di rivalità calcistica, cavalcherebbe una tigre molto pericolosa da montare perchè le intercettazioni parlano chiaro per tutti. Ma non è un affare «secondario» neanche la revoca dello scudetto 2006. Attiene, come si capisce, a rendere appena credibile il calcio italiano e le sue regole, oltre che il suo governo eletto allo scopo di prendere decisioni coraggiose, non solo per viaggiare gratis sull’aereo della Nazaionale o entrare gratis allo stadio. Si può esibire la faccia feroce del calcio italiano nei confronti di Luciano Moggi con la giusta radiazione e strizzare invece l’occhio all’Inter dopo aver letto la relazione di Palazzi con la scusa che non sappiamo chi deve prendere la decisione? La risposta è ancora una volta: no, cari signori, non si può.
La revoca dello scudetto 2006 non è un affare «secondario» per il semplicissimo motivo che il paracadute della prescrizione impedirà alla giustizia sportiva e ai tifosi di altre squadre coinvolte in quell’estate torrida, di vedere l’Inter sottoposta a regolare processo utilizzando le intercettazioni venute alla luce nel processo penale di Napoli contro Moggi. I tremolii traditi da alcuni consiglieri federali, alcuni dei quali hanno sbandierato con legittimo orgoglio («tifo Inter è vero, non è una colpa» la dichiarazione resa a Telelombardia dal vice-presidente vicario Carlo Tavecchio martedì sera) la propria fede , è solo un comodo paravento dietro il quale nascondere la volontà di lavarsi le mani. Per amicizia, per simpatia, per mero calcolo politico. Persino il finto dibattito giuridico sulla competenza del provvedimento di revoca risulta un abbaiare alla luna: il commissario Guido Rossi (di fatto sostituto del consiglio federale al completo e del presidente) lo appuntò sulle maglie dell’Inter, con un semplice comunicato stampa, lo stesso organismo può scucirlo, 5 anni dopo. Le cronache narrano di consiglieri terrorrizzati dalla prospettiva di affrontare un giudizio per danni promosso da Moratti e dai suoi avvocati. Se così fosse ci ritroveremmo dinanzi al riconoscimento solenne dell’incapacità di esercitare il proprio ruolo: vadano a casa, allora.
P.S.: qualcuno, evitando il giochino squallido dello scaricabarile, ci spiegherà un giorno per quale motivo, nell’inchiesta di Napoli, furono “cestinate“ le intercettazioni di marca interista?
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Re: Intercettazioni Inter
Nucini ha confermato di aver ricevuto un messaggio da Facchetti in data 21
maggio 2006, nel quale vi era scritto che "ora che è uscito tutto" avrebbe potuto "rilasciare una intervista al Corriere della Sera" e che ne sarebbe "uscito da uomo vero"
maggio 2006, nel quale vi era scritto che "ora che è uscito tutto" avrebbe potuto "rilasciare una intervista al Corriere della Sera" e che ne sarebbe "uscito da uomo vero"
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Re: Intercettazioni Inter
interisti siate come facchetti...chiamate gli arbitri
Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Intercettazioni Inter
"Scudetto 2006? Meglio rifiutarlo"
Lo Monaco: "Ci sono troppe polemiche"
A pochi giorni dal consiglio federale che potrebbe decidere sulla revoca dello scudetto 2006 Pietro Lo Monaco, ad del Catania, si esprime così sulla vicenda: "Qualcosa si muoverà a breve. L'Inter farebbe meglio a rifiutare quel titolo, ci sono troppe polemiche, troppe chiacchiere. Il fatto che si tirino in ballo persone che non ci sono più non è affatto bello. Io lo definirei lo scudetto della vergogna, dovrebbero ritirarsi un po' tutti".
www.sportmediaset.it
Lo Monaco: "Ci sono troppe polemiche"
A pochi giorni dal consiglio federale che potrebbe decidere sulla revoca dello scudetto 2006 Pietro Lo Monaco, ad del Catania, si esprime così sulla vicenda: "Qualcosa si muoverà a breve. L'Inter farebbe meglio a rifiutare quel titolo, ci sono troppe polemiche, troppe chiacchiere. Il fatto che si tirino in ballo persone che non ci sono più non è affatto bello. Io lo definirei lo scudetto della vergogna, dovrebbero ritirarsi un po' tutti".
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Re: Intercettazioni Inter
«Lo scudetto all'Inter? Decisione di Guido Rossi. Ma non so se era convinto»
Parla Aigner, uno dei tre saggi a cui fu commissionato
il celebre parere consultivo sul titolo 2005-2006
MILANO - Uno dei tre saggi si smarca. «Io non ho mai detto che l'Inter dovesse essere campione d'Italia. La decisione di assegnare lo scudetto è stata di Guido Rossi. Il commissario ha fatto il massimo per tutelare il calcio italiano. Poi, non so se era veramente convinto che l'Inter meritasse il titolo». Gerhard Aigner, uno dei 3 saggi consultati dalla Figc nella rovente estate 2006, risponde così a Sky Sport24 alle domande sull'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter. Il titolo è tornato in discussione per l'esposto presentato dalla Juventus.
L'OPERATO DEI TRE SAGGI - «Noi dovevamo verificare se gli statuti e i regolamenti di Uefa, Figc e Lega davano la possibilità di creare una classifica dopo la penalizzazione di alcune società», dice riferendosi all'incarico svolto con Massimo Coccia e Roberto Pardolesi. «Secondo le norme, c'era questa possibilità e ci siamo limitati a dire questo», dice l'ex segretario generale della Uefa. «Dovevamo dire sì o no: dovevamo dire se il commissario aveva la possibilità di stabilire una classifica diversa. L'obiettivo era presentare una lista di squadre da iscrivere alle Coppe europee. La nostra risposta è stata positiva, ma la decisione di assegnare lo scudetto è stata di Guido Rossi», ribadisce Aigner. «L'obiettivo era fare l'interesse del calcio italiano. Si è deciso sulla base delle conoscenze che avevamo allora. Guido Rossi ha fatto il massimo» conclude Aigner.
www.corriere.it
Parla Aigner, uno dei tre saggi a cui fu commissionato
il celebre parere consultivo sul titolo 2005-2006
MILANO - Uno dei tre saggi si smarca. «Io non ho mai detto che l'Inter dovesse essere campione d'Italia. La decisione di assegnare lo scudetto è stata di Guido Rossi. Il commissario ha fatto il massimo per tutelare il calcio italiano. Poi, non so se era veramente convinto che l'Inter meritasse il titolo». Gerhard Aigner, uno dei 3 saggi consultati dalla Figc nella rovente estate 2006, risponde così a Sky Sport24 alle domande sull'assegnazione dello scudetto 2005-2006 all'Inter. Il titolo è tornato in discussione per l'esposto presentato dalla Juventus.
L'OPERATO DEI TRE SAGGI - «Noi dovevamo verificare se gli statuti e i regolamenti di Uefa, Figc e Lega davano la possibilità di creare una classifica dopo la penalizzazione di alcune società», dice riferendosi all'incarico svolto con Massimo Coccia e Roberto Pardolesi. «Secondo le norme, c'era questa possibilità e ci siamo limitati a dire questo», dice l'ex segretario generale della Uefa. «Dovevamo dire sì o no: dovevamo dire se il commissario aveva la possibilità di stabilire una classifica diversa. L'obiettivo era presentare una lista di squadre da iscrivere alle Coppe europee. La nostra risposta è stata positiva, ma la decisione di assegnare lo scudetto è stata di Guido Rossi», ribadisce Aigner. «L'obiettivo era fare l'interesse del calcio italiano. Si è deciso sulla base delle conoscenze che avevamo allora. Guido Rossi ha fatto il massimo» conclude Aigner.
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era convintissimo
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