Intercettazioni Inter
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Re: Intercettazioni Inter
La mummia fu riesumata dal sepolcro, abbigliata con i paramenti pontifici e collocata su un trono nella sala del concilio, per rispondere a tutte le accuse che erano state avanzate da Papa Giovanni VIII. La macabra adunanza si svolse nella basilica di San Giovanni in Laterano con i cardinali e i vescovi riuniti sotto la presidenza di Stefano VI.
Un diacono venne nominato per rispondere in vece del pontefice deceduto, che venne condannato per aver svolto le mansioni di vescovo quando era stato deposto e per aver ricevuto il pontificato mentre era vescovo della sede vescovile di Porto (Fiumicino); oltre alle altre rinnovate accuse che erano state portate contro Formoso nella lotta durante il pontificato di papa Giovanni VIII.
Il verdetto stabilì che il deceduto era stato indegno del pontificato. Il papa defunto fu accusato di ambizione smodata per l’ufficio di pontefice. Tutti i suoi atti e le sue misure vennero annullati, e gli ordini da lui conferiti vennero dichiarati non validi. Le vesti papali vennero strappate dal suo corpo, le tre dita della mano destra, usate dal Papa per le benedizioni, vennero amputate e il cadavere fu poi trascinato per le vie di Roma e gettato nel Tevere. Il cadavere percorse, per tre giorni, venti miglia trascinato dalla corrente del fiume, fino a arenarsi su una sponda presso Ostia ove fu riconosciuto da un monaco (si dice indirizzato lì da una visione del defunto pontefice) [1] e nascosto dai suoi fedeli finché era vivo Papa Stefano.
Un diacono venne nominato per rispondere in vece del pontefice deceduto, che venne condannato per aver svolto le mansioni di vescovo quando era stato deposto e per aver ricevuto il pontificato mentre era vescovo della sede vescovile di Porto (Fiumicino); oltre alle altre rinnovate accuse che erano state portate contro Formoso nella lotta durante il pontificato di papa Giovanni VIII.
Il verdetto stabilì che il deceduto era stato indegno del pontificato. Il papa defunto fu accusato di ambizione smodata per l’ufficio di pontefice. Tutti i suoi atti e le sue misure vennero annullati, e gli ordini da lui conferiti vennero dichiarati non validi. Le vesti papali vennero strappate dal suo corpo, le tre dita della mano destra, usate dal Papa per le benedizioni, vennero amputate e il cadavere fu poi trascinato per le vie di Roma e gettato nel Tevere. Il cadavere percorse, per tre giorni, venti miglia trascinato dalla corrente del fiume, fino a arenarsi su una sponda presso Ostia ove fu riconosciuto da un monaco (si dice indirizzato lì da una visione del defunto pontefice) [1] e nascosto dai suoi fedeli finché era vivo Papa Stefano.
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Re: Intercettazioni Inter
“Siccome gli italiani sono un popolo di pallonari e i tre quarti dei giornalisti una manica di pallisti, ci voleva Calciopoli per far capire
che la prescrizione e l’assoluzione sono cose opposte. Cos’è accaduto? Che il pm sportivo Palazzi ha chiuso le indagini sulle intercettazioni di Calciopoli relative all’Inter e ha sostenuto che, telefonando ai designatori arbitrali, l’Inter di Moratti e Facchetti ha violato l’art. 1 (“slealtà sportiva”) e l’art. 6 (“illecito sportivo”), ma non può essere punita perché è tutto prescritto. A meno che, si capisce, l’Inter non rinunci alla prescrizione. Palazzi equipara l’Inter agli altri club puniti per Calciopoli: Fiorentina, Lazio e Milan. Tutti tranne uno: la Juventus di Moggi e Giraudo, protagonista di fatti “di differente gravità, protrazione e invasività”, dunque fuori concorso e giustamente retrocessa in Serie B e privata di due scudetti. Però il pm sportivo ricorda che la sua tesi accusatoria contro Milan, Fiorentina, Lazio e ora Inter è già stata sconfessata dalla Corte federale, secondo cui non basta telefonare ai designatori per commettere illecito: occorre che le pressioni arrivino agli arbitri e li condizionino.(falsissimo, è stato ribadito più volte che per la giustizia sportiva basta il tentativo…tra l'altro per la partita Inter - Cagliari, quella della telefonata "vediamo che lo score di Bertini con l'inter di 4-4-4 diventi 5-4-4" è finita con la vittoria dell'Inter e le lamentele del Cagliari) La qual cosa Palazzi non è riuscito a provare per nessun club, eccetto la Juve. Dunque è verosimile che, anche se l’Inter rinunciasse alla prescrizione, verrebbe assolta o privata di qualche punto (qualche punto...dici poco…il Milan ha preso 30 punti +8 di penalizzazione…la Fiorentina 30+15, la Lazio 30 +4…e l'Inter? Ha avuto in regalo 1 scudetto più 4 successivi…siccome Palazzi ha paragonato l'Inter alla Fiorentina come situazione più vicina…non mi pare poco). E, siccome le presunte pressioni interiste non sortirono effetti e ai tempi della Triade Bianconera l’Inter perdeva campionati truccati (ma anche il Milan penalizzato…o la Roma se per questo), nessuno scudetto deve passare di mano (se intende che non deve tornare alla Juve concordo…se intende che deve restare agli onesti non commento). Ciò detto, sarebbe un bel gesto da parte di Moratti rinunciare alla prescrizione per farsi giudicare nel merito.
Così potrà finalmente difendersi nel processo sportivo (penalmente, gli inquirenti napoletani hanno già ritenuto che non c’è nulla di
Rilevante (altra balla…hanno detto "piaccia o non piaccia non ci sono intercettazioni relative all'Inter" 3 anni fa…per poi dire l'altro giorno "non ci sono mai state inviate queste intercettazioni")). Già, perché finora hanno parlato solo Palazzi e Moggi con la sua corte di avvocati e giornalisti à la carte. Se poi l’Inter fosse assolta, non resterebbe alcun’ombra nella sua storia, se non quella di aver tentato i difendersi dalla Cupola per vie traverse anziché con una pubblica denuncia (come le altre condannate, quindi…però penalizzate). Ma, per invitare l’Inter a rinunciare alla prescrizione, come sempre deve fare chi non ha nulla da temere ed è raggiunto da sospetti infamanti, bisogna avere le carte in regola. Cioè farlo sempre. Tanto più per politici coinvolti in processi penali. Quando la Cassazione accertò che Andreotti era stato mafioso fino al 1980, reato “commesso” ma prescritto, tutti i grandi giornali e tg, anche “de sinistra”, titolarono “assolto”. Idem i servi di B. quando le sei volte che il padrone la fece franca per prescrizione (vedi corruzione e furto della Mondadori!) Due fra i giornalisti più attivi nel gabellare le prescrizioni per assoluzioni sono Giuliano Ferrara e Pigi Battista. Grande è stato dunque lo stupore dei lettori del Corriere nel leggere l’intemerata all’Inter di un certo Battista, probabilmente un omonimo, che in veste di “juventino” reclama “la restituzione motu proprio dello scudetto usurpato”, perché “con la prescrizione crolla la pretesa dell’Inter di incarnare ‘la squadra degli onesti’”. Intanto il Foglio di Ferrara sostiene che “crolla il castello di accuse di Calciopoli”: nessuna “cupola” Moggi, nel calcio “come nell’era Craxi si viveva in un sistema condiviso”. Ora, basta leggere le telefonate di Moggi e Giraudo per notare l’abissale differenza con quelle di Facchetti e Moratti (e con quelle di Meani, Della Valle, etc…tutti penalizzati a differenza degli onestoni). Ma, anche se fosse vero che l’Inter faceva le stesse cose della Juve, non crollerebbe nulla, semmai si aggiungerebbe un’architrave alla Cupola: 1 ladro più 1 ladro fa 2 ladri, non 0 ladri. Anche Moggi e la Juve, tornati amorevolmente insieme, sfidano l’Inter a rinunciare alla prescrizione. Peccato che la Juve di Moggi, Giraudo e Agricola si sia salvata in Cassazione nel processo del doping proprio grazie alla prescrizione. Chissà se fa ancora in tempo a rinunciarvi, e se le conviene: negli anni del doping vinse tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un’Intercontinentale. Non vorremmo che Pigi ne chieda la restituzione. Motu proprio”.
che la prescrizione e l’assoluzione sono cose opposte. Cos’è accaduto? Che il pm sportivo Palazzi ha chiuso le indagini sulle intercettazioni di Calciopoli relative all’Inter e ha sostenuto che, telefonando ai designatori arbitrali, l’Inter di Moratti e Facchetti ha violato l’art. 1 (“slealtà sportiva”) e l’art. 6 (“illecito sportivo”), ma non può essere punita perché è tutto prescritto. A meno che, si capisce, l’Inter non rinunci alla prescrizione. Palazzi equipara l’Inter agli altri club puniti per Calciopoli: Fiorentina, Lazio e Milan. Tutti tranne uno: la Juventus di Moggi e Giraudo, protagonista di fatti “di differente gravità, protrazione e invasività”, dunque fuori concorso e giustamente retrocessa in Serie B e privata di due scudetti. Però il pm sportivo ricorda che la sua tesi accusatoria contro Milan, Fiorentina, Lazio e ora Inter è già stata sconfessata dalla Corte federale, secondo cui non basta telefonare ai designatori per commettere illecito: occorre che le pressioni arrivino agli arbitri e li condizionino.(falsissimo, è stato ribadito più volte che per la giustizia sportiva basta il tentativo…tra l'altro per la partita Inter - Cagliari, quella della telefonata "vediamo che lo score di Bertini con l'inter di 4-4-4 diventi 5-4-4" è finita con la vittoria dell'Inter e le lamentele del Cagliari) La qual cosa Palazzi non è riuscito a provare per nessun club, eccetto la Juve. Dunque è verosimile che, anche se l’Inter rinunciasse alla prescrizione, verrebbe assolta o privata di qualche punto (qualche punto...dici poco…il Milan ha preso 30 punti +8 di penalizzazione…la Fiorentina 30+15, la Lazio 30 +4…e l'Inter? Ha avuto in regalo 1 scudetto più 4 successivi…siccome Palazzi ha paragonato l'Inter alla Fiorentina come situazione più vicina…non mi pare poco). E, siccome le presunte pressioni interiste non sortirono effetti e ai tempi della Triade Bianconera l’Inter perdeva campionati truccati (ma anche il Milan penalizzato…o la Roma se per questo), nessuno scudetto deve passare di mano (se intende che non deve tornare alla Juve concordo…se intende che deve restare agli onesti non commento). Ciò detto, sarebbe un bel gesto da parte di Moratti rinunciare alla prescrizione per farsi giudicare nel merito.
Così potrà finalmente difendersi nel processo sportivo (penalmente, gli inquirenti napoletani hanno già ritenuto che non c’è nulla di
Rilevante (altra balla…hanno detto "piaccia o non piaccia non ci sono intercettazioni relative all'Inter" 3 anni fa…per poi dire l'altro giorno "non ci sono mai state inviate queste intercettazioni")). Già, perché finora hanno parlato solo Palazzi e Moggi con la sua corte di avvocati e giornalisti à la carte. Se poi l’Inter fosse assolta, non resterebbe alcun’ombra nella sua storia, se non quella di aver tentato i difendersi dalla Cupola per vie traverse anziché con una pubblica denuncia (come le altre condannate, quindi…però penalizzate). Ma, per invitare l’Inter a rinunciare alla prescrizione, come sempre deve fare chi non ha nulla da temere ed è raggiunto da sospetti infamanti, bisogna avere le carte in regola. Cioè farlo sempre. Tanto più per politici coinvolti in processi penali. Quando la Cassazione accertò che Andreotti era stato mafioso fino al 1980, reato “commesso” ma prescritto, tutti i grandi giornali e tg, anche “de sinistra”, titolarono “assolto”. Idem i servi di B. quando le sei volte che il padrone la fece franca per prescrizione (vedi corruzione e furto della Mondadori!) Due fra i giornalisti più attivi nel gabellare le prescrizioni per assoluzioni sono Giuliano Ferrara e Pigi Battista. Grande è stato dunque lo stupore dei lettori del Corriere nel leggere l’intemerata all’Inter di un certo Battista, probabilmente un omonimo, che in veste di “juventino” reclama “la restituzione motu proprio dello scudetto usurpato”, perché “con la prescrizione crolla la pretesa dell’Inter di incarnare ‘la squadra degli onesti’”. Intanto il Foglio di Ferrara sostiene che “crolla il castello di accuse di Calciopoli”: nessuna “cupola” Moggi, nel calcio “come nell’era Craxi si viveva in un sistema condiviso”. Ora, basta leggere le telefonate di Moggi e Giraudo per notare l’abissale differenza con quelle di Facchetti e Moratti (e con quelle di Meani, Della Valle, etc…tutti penalizzati a differenza degli onestoni). Ma, anche se fosse vero che l’Inter faceva le stesse cose della Juve, non crollerebbe nulla, semmai si aggiungerebbe un’architrave alla Cupola: 1 ladro più 1 ladro fa 2 ladri, non 0 ladri. Anche Moggi e la Juve, tornati amorevolmente insieme, sfidano l’Inter a rinunciare alla prescrizione. Peccato che la Juve di Moggi, Giraudo e Agricola si sia salvata in Cassazione nel processo del doping proprio grazie alla prescrizione. Chissà se fa ancora in tempo a rinunciarvi, e se le conviene: negli anni del doping vinse tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un’Intercontinentale. Non vorremmo che Pigi ne chieda la restituzione. Motu proprio”.
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Re: Intercettazioni Inter
mi sono dimenticato...quello sopra è un articolo di travaglio (coi miei commenti in grassetto)
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Re: Intercettazioni Inter
oggi sulla gazzetta sandulli ha detto che il consiglio federale HA I POTERI per revocare lo scudetto e ha anche detto l'articolo.
adesso basta cazzate.
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Re: Intercettazioni Inter
Al presidente Moratti
Che non legge la Gazzetta
EDITORIALE DEL DIRETTORE
La concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione
MILANO, 7 luglio 2011 - Ieri Massimo Moratti ha dichiarato che non leggerà più la Gazzetta. Prego qualche volonteroso di farsi latore della presente. Ogni giornale è scritto perché la gente, compreso il presidente dell'Inter, possa liberamente criticarlo. Ciò che ho sostenuto, e che confermo, è noto: la Figc avrebbe fatto bene a non assegnare lo scudetto 2006. Il resto non è mia opinione. E' cronaca e appartiene alla relazione del procuratore Palazzi, un documento dell'accusa non una sentenza. L'ultima cosa che serve al calcio italiano, avvinto in un gomitolo di odi radicati e inestinguibili rancori, è una nuova contesa in cui i giornali si impancano a protagonisti o, peggio ancora, a giudici. A Moratti, che continuo a considerare un galantuomo nonostante le accuse gravi e ingiustificate che mi riserva, chiedo solo di meditare su un passaggio delle sue dichiarazioni. Quello in cui, dopo aver evocato in toni altissimi la memoria di Facchetti, addebita a me e alla Gazzetta la paternità di un attacco "determinante, duro, duraturo e calcolato contro di noi e quindi a favore di qualcun altro", ovvero "non un'opinione ma una politica calcolata dalla direzione del giornale".
memoria corta — Questa, più che una sassata alla libertà di stampa - non mi impressiona, il tiro al giornalista è ormai uno sport nazionale, solo mi fa strano che venga da lui - è una brutta offesa a me e alla limpida tradizione della rosea. Per conto di chi avrei ordito la congiura? Della Juve che, per bocca di Agnelli ma con toni ben più civili, in un'intervista alla Gazzetta ha accusato la medesima di essere stata il motore di Calciopoli? Dei miei azionisti? Di Abete, di Moggi, di Palazzi, cioè di tutti quelli con cui stranamente il presidente nerazzurro non se la prende nell'intervista a Inter Channel? Sento di sprecare il fiato. Inutile ripescare dall'archivio il "Solo Inter" dopo il triplete e una decina di scritti, anche recentissimi: la concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione. E che, suprema ironia, si uniscono agli ultrà della Juve, tetragoni nel loro astio. Per un giornale è pur sempre un segno di sana e robusta costituzione intellettuale. Ma chiunque abbia visto una curva sa che, in Italia, è maturato un gigantesco e pericoloso equivoco attorno alla parola "tifo", per molti sinonimo di malattia, non di passione. Moratti, purtroppo, lo ha pericolosamente evocato con tutta la potenza di cui dispone un uomo di carisma. In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità. Al contrario, ho e abbiamo sempre scritto che nulla potrà scalfire il suo monumentale profilo di uomo e di atleta. Su questo punto, almeno su questo, vorrei da Moratti un'onesta correzione di rotta.
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La concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione
MILANO, 7 luglio 2011 - Ieri Massimo Moratti ha dichiarato che non leggerà più la Gazzetta. Prego qualche volonteroso di farsi latore della presente. Ogni giornale è scritto perché la gente, compreso il presidente dell'Inter, possa liberamente criticarlo. Ciò che ho sostenuto, e che confermo, è noto: la Figc avrebbe fatto bene a non assegnare lo scudetto 2006. Il resto non è mia opinione. E' cronaca e appartiene alla relazione del procuratore Palazzi, un documento dell'accusa non una sentenza. L'ultima cosa che serve al calcio italiano, avvinto in un gomitolo di odi radicati e inestinguibili rancori, è una nuova contesa in cui i giornali si impancano a protagonisti o, peggio ancora, a giudici. A Moratti, che continuo a considerare un galantuomo nonostante le accuse gravi e ingiustificate che mi riserva, chiedo solo di meditare su un passaggio delle sue dichiarazioni. Quello in cui, dopo aver evocato in toni altissimi la memoria di Facchetti, addebita a me e alla Gazzetta la paternità di un attacco "determinante, duro, duraturo e calcolato contro di noi e quindi a favore di qualcun altro", ovvero "non un'opinione ma una politica calcolata dalla direzione del giornale".
memoria corta — Questa, più che una sassata alla libertà di stampa - non mi impressiona, il tiro al giornalista è ormai uno sport nazionale, solo mi fa strano che venga da lui - è una brutta offesa a me e alla limpida tradizione della rosea. Per conto di chi avrei ordito la congiura? Della Juve che, per bocca di Agnelli ma con toni ben più civili, in un'intervista alla Gazzetta ha accusato la medesima di essere stata il motore di Calciopoli? Dei miei azionisti? Di Abete, di Moggi, di Palazzi, cioè di tutti quelli con cui stranamente il presidente nerazzurro non se la prende nell'intervista a Inter Channel? Sento di sprecare il fiato. Inutile ripescare dall'archivio il "Solo Inter" dopo il triplete e una decina di scritti, anche recentissimi: la concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione. E che, suprema ironia, si uniscono agli ultrà della Juve, tetragoni nel loro astio. Per un giornale è pur sempre un segno di sana e robusta costituzione intellettuale. Ma chiunque abbia visto una curva sa che, in Italia, è maturato un gigantesco e pericoloso equivoco attorno alla parola "tifo", per molti sinonimo di malattia, non di passione. Moratti, purtroppo, lo ha pericolosamente evocato con tutta la potenza di cui dispone un uomo di carisma. In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità. Al contrario, ho e abbiamo sempre scritto che nulla potrà scalfire il suo monumentale profilo di uomo e di atleta. Su questo punto, almeno su questo, vorrei da Moratti un'onesta correzione di rotta.
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Re: Intercettazioni Inter
"non si può far finta che Sandulli non si sia pronunciato" (cit.)
AHAHAHAHAHAHAH
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Re: Intercettazioni Inter
Sandulli a La Gazzetta: "Il consiglio federale può revocare lo scudetto 2006"
"Il consiglio federale ha il potere di revocare lo scudetto che nel 2006 il commissario straordinario Guido Rossi, sentendo il parere dei tre saggi, assegnò automaticamente all’Inter, alla luce delle sanzioni che colpirono le altre squadre e modificarono la classifica del campionato". E' l'autorevole parere rilasciato a "La Gazzetta dello Sport" dal professor Piero Sandulli, ovvero colui che presiedette la Corte Federale che nel 2006 emise le sentenze sportive di secondo grado su Calciopoli. Come ricorda il quotidiano milanese, lui fu critico sin dall'inizio sulla decisione di assegnare lo scudetto all’Inter ("Bisognava fare come nel ’27 per il caso Torino: titolo vacante").
Sandulli, ora a capo della seconda sezione della Corte di giustizia federale e membro delle sezioni unite dello stesso organismo, prosegue: "Inquadrando un simile procedimento come atto amministrativo. ci si può rifare alla legge 241 del 1990, modificata dalla legge 15 del 2005. Cosa dice quella norma? Fissa le regole sul procedimento amministrativo e dice questo: l’amministrazione — in questo caso la Federcalcio — quando si rende conto che un atto che ha emanato è divenuto illegittimo essendo mutata la situazione di fatto, può revocarlo attraverso il meccanismo dell’autotutela. Se la difesa dell’Inter potrebbe trovare spazio? Trattandosi di un procedimento amministrativo e non giudiziario, non è previsto il contraddittorio".
Per il professor Sandulli, tuttavia, lo scudetto non potrà tornare a Torino: "Un fatto è certo: qualsiasi cosa accada, lo scudetto del 2006 non può tornare indietro. Ci sono sentenze sportive passate in giudicato, la cui correttezza è stata affermata anche dal Tar (bocciando il ricorso di Moggi, ndr). Il consiglio federale può revocare il titolo all’Inter ma non riassegnarlo alla Juve. Chi è stato condannato dalla giustizia sportiva, non può vantare diritti in virtù di presunte responsabilità emerse successivamente a carico di altri club. Semmai, potrebbero farlo quelle squadre uscite pulite. Ma sarebbe bene, una volta per tutte, lasciarsi alle spalle il passato".
dalla gazzetta dello sport di oggi
adesso basta cazzate e tirarlo via.
"Il consiglio federale ha il potere di revocare lo scudetto che nel 2006 il commissario straordinario Guido Rossi, sentendo il parere dei tre saggi, assegnò automaticamente all’Inter, alla luce delle sanzioni che colpirono le altre squadre e modificarono la classifica del campionato". E' l'autorevole parere rilasciato a "La Gazzetta dello Sport" dal professor Piero Sandulli, ovvero colui che presiedette la Corte Federale che nel 2006 emise le sentenze sportive di secondo grado su Calciopoli. Come ricorda il quotidiano milanese, lui fu critico sin dall'inizio sulla decisione di assegnare lo scudetto all’Inter ("Bisognava fare come nel ’27 per il caso Torino: titolo vacante").
Sandulli, ora a capo della seconda sezione della Corte di giustizia federale e membro delle sezioni unite dello stesso organismo, prosegue: "Inquadrando un simile procedimento come atto amministrativo. ci si può rifare alla legge 241 del 1990, modificata dalla legge 15 del 2005. Cosa dice quella norma? Fissa le regole sul procedimento amministrativo e dice questo: l’amministrazione — in questo caso la Federcalcio — quando si rende conto che un atto che ha emanato è divenuto illegittimo essendo mutata la situazione di fatto, può revocarlo attraverso il meccanismo dell’autotutela. Se la difesa dell’Inter potrebbe trovare spazio? Trattandosi di un procedimento amministrativo e non giudiziario, non è previsto il contraddittorio".
Per il professor Sandulli, tuttavia, lo scudetto non potrà tornare a Torino: "Un fatto è certo: qualsiasi cosa accada, lo scudetto del 2006 non può tornare indietro. Ci sono sentenze sportive passate in giudicato, la cui correttezza è stata affermata anche dal Tar (bocciando il ricorso di Moggi, ndr). Il consiglio federale può revocare il titolo all’Inter ma non riassegnarlo alla Juve. Chi è stato condannato dalla giustizia sportiva, non può vantare diritti in virtù di presunte responsabilità emerse successivamente a carico di altri club. Semmai, potrebbero farlo quelle squadre uscite pulite. Ma sarebbe bene, una volta per tutte, lasciarsi alle spalle il passato".
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Re: Intercettazioni Inter
PSCT mi chiedo se sei stupido o cosa...è chiaro che è un complotto ordito dalla gazzetta per favorire altri...
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Re: Intercettazioni Inter
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Re: Intercettazioni Inter
mi aspettavo toni + fermi della gazza nei confronti dell'incivile e astioso moratti invece si sono piegati a 90° spiegando che nn hanno oltraggiato la memoria di facchetti.....senza dignità speriamo che tutti abbiano capito che il presidente di quelli là nn è mai stato un galantuono ma solo un invidioso e incompetente presidente di una delle società + importanti d'italia solo questoPerSempreConTe ha scritto:Al presidente Moratti
Che non legge la Gazzetta
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La concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione
MILANO, 7 luglio 2011 - Ieri Massimo Moratti ha dichiarato che non leggerà più la Gazzetta. Prego qualche volonteroso di farsi latore della presente. Ogni giornale è scritto perché la gente, compreso il presidente dell'Inter, possa liberamente criticarlo. Ciò che ho sostenuto, e che confermo, è noto: la Figc avrebbe fatto bene a non assegnare lo scudetto 2006. Il resto non è mia opinione. E' cronaca e appartiene alla relazione del procuratore Palazzi, un documento dell'accusa non una sentenza. L'ultima cosa che serve al calcio italiano, avvinto in un gomitolo di odi radicati e inestinguibili rancori, è una nuova contesa in cui i giornali si impancano a protagonisti o, peggio ancora, a giudici. A Moratti, che continuo a considerare un galantuomo nonostante le accuse gravi e ingiustificate che mi riserva, chiedo solo di meditare su un passaggio delle sue dichiarazioni. Quello in cui, dopo aver evocato in toni altissimi la memoria di Facchetti, addebita a me e alla Gazzetta la paternità di un attacco "determinante, duro, duraturo e calcolato contro di noi e quindi a favore di qualcun altro", ovvero "non un'opinione ma una politica calcolata dalla direzione del giornale".
memoria corta — Questa, più che una sassata alla libertà di stampa - non mi impressiona, il tiro al giornalista è ormai uno sport nazionale, solo mi fa strano che venga da lui - è una brutta offesa a me e alla limpida tradizione della rosea. Per conto di chi avrei ordito la congiura? Della Juve che, per bocca di Agnelli ma con toni ben più civili, in un'intervista alla Gazzetta ha accusato la medesima di essere stata il motore di Calciopoli? Dei miei azionisti? Di Abete, di Moggi, di Palazzi, cioè di tutti quelli con cui stranamente il presidente nerazzurro non se la prende nell'intervista a Inter Channel? Sento di sprecare il fiato. Inutile ripescare dall'archivio il "Solo Inter" dopo il triplete e una decina di scritti, anche recentissimi: la concitazione e l'ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione. E che, suprema ironia, si uniscono agli ultrà della Juve, tetragoni nel loro astio. Per un giornale è pur sempre un segno di sana e robusta costituzione intellettuale. Ma chiunque abbia visto una curva sa che, in Italia, è maturato un gigantesco e pericoloso equivoco attorno alla parola "tifo", per molti sinonimo di malattia, non di passione. Moratti, purtroppo, lo ha pericolosamente evocato con tutta la potenza di cui dispone un uomo di carisma. In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità. Al contrario, ho e abbiamo sempre scritto che nulla potrà scalfire il suo monumentale profilo di uomo e di atleta. Su questo punto, almeno su questo, vorrei da Moratti un'onesta correzione di rotta.
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