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Messaggio Da PerSempreConTe Mer Gen 11, 2012 3:32 pm

Ore 15.10 — "Alcuni accertamenti tecnici effettuati hanno permesso di avere conferme sui sospetti attorno ad alcune partite al centro dell'inchiesta, anche di Serie A". Lo ha detto il pm Di Martino al termine dell'interrogatorio di Doni. In particolare confermano che le parole di Paoloni nelle intercettazioni non erano delle millanterie, né su Lazio-Genoa (considerata combinata) né sul ruolo del leccese Corvia nella vicenda.

ore 14.55 — Davanti al pm Doni ha sostanzialmente confermato quanto detto al gip Salvini, negando il coinvolgimento della società nelle combine. Ha aggiunto di aver concordato in campo con il portiere Cassano come battere il primo rigore di Atalanta-Piacenza e ha negato di aver dato lui i 40 mila euro a Santoni, quelli consegnati a Parlato all'uscita di Parma dell'A1.

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Messaggio Da PerSempreConTe Gio Gen 12, 2012 11:23 am

Inchiesta di Cremona: «Prove su Lazio-Genoa»
Per gli inquirenti Gervasoni è «molto credibile». La Lazio si ribella: «Invitiamo tutti alla prudenza»

CREMONA - Il cerchio si stringe e alcuni riscontri significativi sui contenuti dell'interrogatorio di Gervasoni, giudicato «molto credibile» , sono stati trovati. Quelli più importanti, per il momento, sono relativi a Lazio-Genoa che secondo gli investigatori è stata una partita addomesticata. Da chi, sul rettangolo verde, lo scopriremo con il passare delle settimane perché per il momento gli inquirenti non danno conferme sui nomi dei calciatori che erano stati citati dall'ex difensore del Piacenza (Mauri, Milanetto e altri non precisati giocatori del Genoa). Riguardo alla combine però le prove sono definite «schiaccianti» e vanno ben oltre le ammissioni di Gervasoni: la presenza degli zingari nell'hotel del Genoa, le celle vicino al centro sportivo della Lazio agganciate dai cellulari degli zingari, i contatti di questi con Singapore, il risultato che favorisce una serie di scommesse su over al 45' e al 90' e altro ancora.

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Messaggio Da RedBlackHeart Gio Gen 19, 2012 11:50 am

Camorra, Cuper è nei guai
Avrebbe "venduto" quattro partite
19/01/12
Non ha davvero portato bene l'Italia a Hector Cuper. Il tecnico argentino, "padre" del 5 maggio interista e dell'esonero di Parma, è finito in guai serissimi per presunti contatti con la camorra. In particolare la Dda accusa "l'hombre vertical" di aver intascato 200mila euro per truccare due gare del campionato spagnolo e due di quello argentino. Due affiliati della camorra avrebbero portato i soldi a Cuper e ricevuto in cambio i risultati.

E' una storia che un po' stupisce e un po' fa pena. Perché non si capisce la necessità di fare cassa vendendosi le partite. E perché, in fondo, Cuper poteva anche non piacere, ma era sempre sembrato persona perbene, seria, "vertical" appunto. Invece eccoti l'uomo che non ti aspetti, che cede, dicono, alle "lusinghe" della peggior malavita made in Italy e che, sempre secondo le indagini, fornisce agli investigatori scuse definite "penose". Come quella storia dei "soldi di mia suocera" che servivano per ristrutturare la casa, una risposta che farebbe ridere se non fosse tragicamente seria.

Come farebbe ridere quanto accaduto all'aeroporto dove due affiliati della camorra avrebbero aggirato i controlli infilandosi i soldi nelle mutande e nei calzini. Poi, una volta arrivati in Spagna, li avrebbero depositati sul tavolo di Cuper per avere in cambio le quattro partite "corrette" dall'argentino. Gli incontri su cui scommettere senza problemi. All'ex tecnico dell'Inter, ora, contestano il riciclaggio. Ed è un'accusa pesante da cui non sembra facilissimo difendersi. Per questo, dopo aver abbozzato risposte al limite della follia, Cuper sarebbe pronto a incontrare di nuovo gli inquirenti. Pare che voglia vuotare il sacco. Vedremo.


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Messaggio Da PerSempreConTe Ven Gen 20, 2012 12:02 pm

Calcioscommesse: Masiello pronto a confessare

L'ex difensore biancorosso, oggi all'Atalanta, Andrea Masiello è pronto a confessare la sua complicità nel filone delle partite combinate. A quel punto, il Bari rischierebbe anche la retrocessione
di Francesco Maisano 20/01/2012

Fari puntati su Andrea Masiello: pur non scendendo in campo, l'ex esterno destro biancorosso, attualmente militante nell'Atalanta, avrà nel pomeriggio gli occhi dell'intera Italia pallonara piantati su di se. Il giocatore nativo di Viareggio, infatti, pare abbia deciso di collaborare con la giustizia sportiva relativamente al filone calcioscommesse. In tal senso, Masiello alle ore 15 sarà ascoltato a Cremona dal pm Di Martino in quella che si preannuncia un'udienza importantissima per dare nuovo impulso alle indagini scoppiate in seguito alle dichiarazioni del difensore del Piacenza, anche lui ex barese, Carlo Gervasoni.

A fine dicembre, infatti, Gervasoni tirò esplicitamente in ballo Masiello e altri ex giocatori del club di via Torrebella dichiarando: "So per certo di una tentata combine per Palermo-Bari del 7 maggio 2011, finita 2-1. Il risultato concordato era over e sconfitta del Bari con almeno due gol di scarto. Era stato Carobbio a mettersi in contatto coi giocatori del Bari. Gegic mi riferì che erano stati corrotti Daniele Padelli (ora all'Udinese), Simone Bentivoglio (Sampdoria), Alessandro Parisi (Torino), Andrea Masiello, Nicola Belmonte (Siena) e Marco Rossi (Cesena). La combine saltò perché Miccoli, all'oscuro di tutto, sbagliò il rigore provocato apposta".

Grande fermento, quindi, in attesa delle parole di Masiello che ha assicurato, per voce del suo avvocato difensore Salvatore Pino(lo stesso legale di Cristiano Doni e Thomas Manfredini) che ammetterà le sue responsabilità e racconterà la verità in merito. Tale decisione, presumibilmente, arriva al fine di patteggiare la pena con la giustizia sportiva: in tal modo, infatti, Masiello potrebbe, così come successo ad un altro ex biancorosso, Vittorio Micolucci, vedere scongiurata l'ipotesi della radiazione ottenendo una squalifica compresa fra i 18 e i 24 mesi.

E, oltre ai presunti autori della combine, anche il Bari trema: in caso di conferma di tali voci, la società biancorossa rischierebbe dalla semplice penalizzazione, eventualità più plausibile e più 'leggera', alla malaugurata ipotesi della retrocessione d'ufficio qualora la giustizia sportiva dovesse valutare una responsabilità oggettiva del club biancorosso.

http://www.baritoday.it/sport/calcioscommesse-andrea-masiello-pm-di-martino-cremona-bari.html
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Messaggio Da PerSempreConTe Gio Gen 26, 2012 3:17 pm

"Costretto dalla mafia a vendere partite"
Masiello ha confessato al pm di aver preso denaro per tentare la combine a Palermo. L'ex barese, pentito, interrogato ieri in segreto: "Mi minacciavano"

BARI - La mafia lo scorso anno ha bussato al campanello della serie A. Uomini del clan barese dei Parisi hanno aspettato i calciatori sotto casa, hanno frequentato gli spogliatoi, esercitato pressioni e minacce, distribuito mazzette e incassato denaro per combinare i risultati di una serie di partite: almeno quattro, ha ammesso ieri l'ex difensore biancorosso, oggi all'Atalanta, Andrea Masiello. Il verbale del giocatore è stato secretato visto "che riguarda persone diverse dal dichiarante" scrivono nel decreto il procuratore Anonio Laudati e il pm Ciro Angelillis (lo stesso che si è occupato del caso Tarantini). Ma una cosa appare già chiara: "Gervasoni era un ex giocatore del Bari. Bellavista anche. Micolucci, pure. Con i biancorossi ha giocato Carobbio. La storia del calcioscommesse negli ultimi anni in Italia pone le sue fondamenta a Bari. E a Bari speriamo di farla crollare" dice un investigatore.
Masiello, quindi. Il ragazzo ha parlato. Non a caso la sua audizione è stata trattata come quella di un vero pentito di mafia. Lui stesso e i suoi legali hanno saputo solo mezzora prima dove e a che ora ci sarebbe stato l'interrogatorio. Martedì hanno dormito a Lecce dopo essere arrivati con un volo a Brindisi per scansare gli occhi dei tifosi. Hanno pranzato in Salento, poi al telefono gli è stato detto di avvicinarsi al capoluogo. All'uscita dello svincolo per Carbonara, sulla tangenziale di Bari, li aspettava un auto dei carabinieri. Li hanno scortati fino in caserma. Quattro ore di interrogatorio davanti al pm Angelillis e agli uomini del Reparto operativo dei Carabinieri. Masiello ha ammesso di aver partecipato alla combine contro il Palermo (non riuscita per il rigore sbagliato da Miccoli) perché ha avuto paura. Ha raccontato che i baresi ("tutti mi dicevano di stare attenti, che era gente poco raccomandabile") sono andati sotto casa sua per due volte e gli hanno messo una mazzetta da ottantamila euro in mano (poi restituita essendo saltata la combine). Che "quelli" hanno fatto lo stesso con Parisi, Rossi e Bentivoglio. Ha raccontato che non era la prima volta che accadeva. Sempre dallo stesso personaggio (Angelo Iacovelli) era stato avvicinato prima della partita con il Chievo (persa dal Bari per 2-1), della Roma (2-3) e con la Samp (0-1). Gli avevano offerto e consigliato di non impegnarsi. Che altri giocatori avevano già detto di sì. Iacovelli era accompagnato volta per volta da personaggi vicini alla malavita barese. E in due occasioni dagli Zingari: Masiello ha riconosciuto la foto dello slavo che, come ha accertato Cremona, era a Formello prima di Lazio-Genoa. La Procura di Bari ha ora sul taccuino il nome di altri calciatori - il difensore Belmonte e il portiere Padelli - ma ci sono anche i nomi di insospettabili e di qualche dirigente della squadra (la società però era all'oscuro di tutto). Gli investigatori sono poi convinti che ci fossero complicità anche nelle altre squadre (nel mirino in particolare le partite di Parma e Bologna) ma anche su questo stanno lavorando.
Masiello nei prossimi giorni vedrà il procuratore federale Stefano Palazzi, per raccontare le "sensazioni" sui compagni in merito ad altre partite. Postilla: Masiello conferma completamente le dichiarazioni dell'altro pentito del calcioscommesse, Gervasoni. Ecco perché questo è soltanto l'inizio.

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Messaggio Da PerSempreConTe Sab Gen 28, 2012 11:19 am

DONI: "CHE IMBECILLE, MA HO CAPITO"
"Non prendetemi a esempio: denunciate"

28/01/12
Per la prima volta dal suo arresto, Cristiano Doni ha ammesso pubblicamente i suoi errori. "Sono stato un imbecille e non esiste nessuna giustificazione. In cella ho capito. Non prendetemi come esempio, fate come Masiello: bisogna avere il coraggio di raccontare tutto il marcio nel calcio", ha detto. Quando cominciò? "Nella partita con la Pistoiese di 12 anni fa. Anche quella gara fu combinata. Sono stato stupido, pensavo di farla franca".

Poi Atalanta-Piacenza dello scorso anno..."Sette giorni prima mi dissero che contro l'Ascoli avremmo vinto per un accordo. Va bene, faccio io, ma in campo mi accorsi che gli altri stavano giocando sul serio, capisco ora che il risultato è solo un dettaglio. Mi ripetono la stessa cosa per la gara con il Piacenza. Mentre giochiamo realizzo quasi subito che la combine questa volta era reale, tanto che Cassano mi dice dove calciare il rigore. Lui nega? Problemi suoi, andò proprio cosi'". Ecco perché: "La retrocessione mi aveva segnato, mi sentivo il primo responsabile, avrei fatto di tutto per ottenere la A e infatti ho detto di sì quando mi è stato detto che il Piacenza veniva a perdere... Ecco, non mi sono mai venduto una partita. C'è una differenza almeno in questo tra chi lo fa per soldi e chi per amore della propria squadra? No, è vero, c'è da cambiare una mentalità sbagliata, se adesso c'è un'organizzazione criminale, come leggo, che riesce a penetrare con facilità nel nostro calcio, credo che il motivo parta da questa idea sbagliata di cosa è giusto e cosa è sbagliato".

Doni entra poi nel personale, parlando della sua famiglia e dei tifosi bergamaschi. "La cosa più difficile è stata preparare mia figlia, spiegare quello che era accaduto al papà... La delusione dei tifosi? E' la cosa che più mi ferisce in questa storia dopo il male fatto alla mia famiglia. La Dea per me è tutto, era tutto... Capisco di averli delusi, traditi. Non chiedo perdono, ma solo che non siano cancellate tutte le cose buone che ho fatto in campo". Nonostante quanto accaduto l'ex bandiera nerazzurra non andrà via da Bergamo: "E' la mia città. Non sarà facile, ma voglio restare lì. La benemerenza della città? Sono pronto a resituirla".

Poi Doni si rivolge ai più giovani, ai ragazzi che si avvicinano al calcio e dichiara: "Si deve giocare pulito. Sempre. E non dare retta a chi gli chiede di barare. Anche fosse un compagno. Deve denunciarlo, far finta di nulla è grave quasi come alterare una partita".

Doni racconta poi anche la dura esperienza del carcere: "Stavo da solo e ripetevo: ma come hai fatto? Quanto sei stato stupido. Non ho dormito per due notti, anzi mai'".

Infine a Doni viene chieste di Hector Cuper che lui ha avuto come allenatore in Spagna e anche lui coinvolto in uno scandalo scommesse. "E' stato uno shock. Mi sembra impossibile. Ma è anche vero che se qualcuno mi diceva che sarei finito in carcere...", ha chiuso amaro.

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Messaggio Da PerSempreConTe Ven Feb 03, 2012 11:06 am

"Zingari", minacce e 14 partite truccate
Il pm: "Il campionato è stato irregolare"

Dall'inchiesta di Cremona emerge che la storia di cui si parla da mesi non era una "cosa di quattro sfigati". C'è un sistema messo in campo da una banda internazionale che in diverse occasioni funziona. L'esempio di Lazio-Genoa. Ci sono riscontri scientifici di telefonate e incontri, c'è insomma, materia per dire che il torneo 2010-2011 "è da considerarsi compromesso"ROMA - Roberto Di Martino, procuratore di Cremona, la dice quasi fosse un’ovvietà e non un’enormità. "Lo scorso campionato di serie A è stato irregolare". Poi, elabora. Ed è ancora peggio. "Alcune squadre hanno compromesso la genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione all’Europa League, altre ancora singole partite. Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l’intero torneo è da considerarsi compromesso". Insomma, un campionato di cartapesta.

Ecco. Per mesi è sembrata una storia di "quattro sfigati" da bar sport, impiccati al linguaggio astruso degli "over", delle giocate "a due e mezzo" o "tre e mezzo". Popolata da fanfaroni, millantatori, calciatori sul viale del tramonto, comunque marginali nel calcio (scommesse) che conta. Un album di macchiette che evocava vicende inverosimili: il sonnifero nel tè, la vecchia gloria imbolsita (Signori), il portiere instabile (Paoloni), il capitano con la scimmia del "picchetto" (Doni), il tabaccaio e il medico di provincia chiacchieroni (Erodiani e Pirani). A ben vedere, una benedizione per il Palazzo del calcio, le tifoserie organizzate, gli addetti ai lavori. Un modo per dire che, sì, la vicenda era drammatica, ma niente affatto seria e convincere e convincersi che il giocattolo non si sarebbe rotto. Le cose, a quanto pare, non stavano e non stanno così. Nuovi documenti istruttori acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona e, ora, anche Bari, a cui Repubblica ha avuto accesso, raccontano una storia di crimine organizzato che ha appestato il calcio di casa nostra e non solo. Secondo le procure provano che, almeno 14 gare del campionato di serie A 2010-2011 di regolare hanno avuto solo il pallone con cui sono state giocate.

Il metodo Ilievski. In questa storia c’è un uomo che conta più di altri. Perché è la chiave che, d’incanto, rende nitido un puzzle fino ad allora confuso. Lo chiamano "lo zingaro" e di lui si legge nell’informativa che il 16 gennaio scorso la squadra mobile di Cremona e il Servizio centrale operativo della polizia consegnano alla Procura di Cremona. Il suo nome è Hristyan Ilievski e ha trascorso l’ intera stagione calcistica 2010-2011 in giro per gli stadi e i ritiri dei club a comprare calciatori e partite.

È brutto, Ilievski. Ha una cicatrice enorme sul volto e non gira mai da solo. Chiunque ne parli lo racconta come una sorta di Uomo Nero. Vittorio Micolucci, ex difensore talentuoso dell’under 21 finito per sbaglio ad Ascoli in serie B, ne è quasi terrorizzato: "Era notte. Un mio ex compagno mi aveva detto che c’erano due che mi volevano parlare. Ci vedemmo in un parcheggio. Arrivarono su una macchina con targa straniera. Alla guida c’era uno straniero che faceva da traduttore ad un altro che aveva una cicatrice (...) I due mi dissero che erano disposti a pagare per alterare i risultati delle partite di calcio. Volevano soprattutto gli "over 2.5 e 3.5". Ma volte volevano direttamente il risultato esatto. Offrivano denaro in contanti. Tanto e in anticipo. Se il risultato finale era quello pattuito i soldi li potevo tenere. Altrimenti andavano restituiti". Il metodo Ilievski sembra infallibile. Ma è stato mai applicato? Riesce? E soprattutto che profitti assicura?

Milanetto e Dainelli. Per trovare la prima delle risposte è sufficiente sezionare una delle partite che - come documenta una nota di tre pagine depositata agli atti dal procuratore di Cremona, Roberto di Martino - ne è il paradigma: Lazio-Genoa. Il giorno del match, 14 maggio 2011, Ilievski va al campo di allenamento della Lazio, a Formello, vicino Roma. Con lui ci sono il suo inseparabile guardaspalle e l’ex giocatore Alessandro Zamperini (ottimo amico di molti calciatori di serie A, tra i quali anche il laziale Stefano Mauri). In tasca ha un telefonino con scheda intestata a un nome di fantasia: Victor Kondic. L’analisi del traffico sulle celle della compagnia telefonica non lascia dubbi: Ilievski è a Formello alle 12:10, quando ancora il pullman della Lazio non ha lasciato il parcheggio diretto allo stadio Olimpico e i giocatori sono ancora dentro l’impianto. E qui rimane per circa un’ora. Intorno alle 12:42, il suo telefonino comincia a contattare il numero personale di Tan Seet Eng, capo dell’ organizzazione di scommettitori che vive a Singapore. Un tipo che ama le suite a 5 stelle, le ciabatte e il lusso pacchiano. Ma, soprattutto, che - secondo il pentito Perumal (membro dell’organizzazione asiatica, arrestato in Finlandia) - è capace di spostare scommesse per un milione di euro su una partita di serie A in tre minuti. Quindici, se il match è di serie B.

Dopo il contatto con Zamperini, Ilievsky si sposta nella zona dove alloggia il Genoa in trasferta e incontra Oscar Milanetto, leader dello spogliatoio. L’abboccamento va a buon fine, secondo i magistrati, perché la partita finisce con un rotondo 4-2 per la Lazio. Ma soprattutto con un bel 1-1 alla fine dei primi 45 minuti. Spiega infatti Carlo Gervasoni, giocatore pentito arrestato da Cremona: "L’accordo prevedeva che il primo tempo si concludesse con un "over" (almeno due gol nei primi 45’, più di tre al 90’ ndr). Risultato che venne raggiunto". È un fatto (riscontrato dalle celle telefoniche e dalle schede di presenza degli alberghi) che quella sera del 14 maggio, alle 19.19, Ilievsky è a Milano, all’Una Hotel Tocq dove lo aspetta Bellavista (ex capitano del Bari che fa parte del giro ed è in contatto con i clan della mafia barese). E dove, il 15 sera, lo raggiungono, alle 20:33, due giocatori del Genoa: Milanetto e Dainelli. "Evidentemente - scrive il procuratore Di Martino - si tratta di un incontro finalizzato alla consegna del denaro ai giocatori, dopo che la partita aveva realizzato il risultato programmato".

Lazio-Genoa ha tutto per essere una partita truccata. Ma è stata l’unica? Quante volte gli zingari hanno riprodotto lo stesso format?

"80 mile euro a cranio". Lazio-Genoa non è un unicum. Il format Ilievski si ripete identico in almeno altre cinque partite. Lecce-Lazio (lo "zingaro" è all’ Hilton di Lecce dal 20 al 23 maggio 2011), finita con un rocambolesco "over" (2-4 il risultato finale). Bari-Sampdoria 0-1, di cui si "occupa" l’ ungherese Lazlo, a Bari, dalla vigilia al giorno successivo la partita come dimostrano le celle telefoniche riscontrate dalla polizia ungherese in un’ informativa trasmessa in Italia. Bari-Roma 2-3, quando racconta il giocatore pentito Andrea Masiello, "gli zingari vennero sotto casa a chiedermi di far terminare la partita in "over". Gli dissi di "no". Loro mi dissero che avevano già convinto gli altri". La domenica dopo, il Bari va a Palermo (1-2) e gli "zingari", che sono in Sicilia, catechizzano a modo loro cinque giocatori: Andrea Masiello, Parisi, Padelli, Bentivoglio, Marco Rossi. Offrono 80 mila euro a cranio perché vinca il Palermo con "almeno due gol di scarto". Le cose non vanno così (l’ inconsapevole Miccoli sbaglia il rigore nel finale) e i cinque restituiscono il denaro. C’è anche Brescia-Bologna (3-1). Una settimana prima del match, al telefono, uno degli uomini del giro degli zingari dice: "Mi hanno detto che il Brescia con il Bologna prenderà tutto". Dice un investigatore: "Le prove che abbiamo raggiunto su queste sei partite ci consentono oggi di dire con ragionevole certezza che ce ne sono almeno altre otto, di cui parlano i pentiti e abbiamo traccia nelle intercettazioni telefoniche, che sono state aggiustate nello stesso modo". Sono Napoli-Sampdoria (4-0); Brescia-Chievo (0-3); Brescia-Bari (2-0); Genoa-Roma (4-3); Bari-Chievo (1-2); Parma-Bari (1-2); Chievo-Sampdoria (0-0). Ce ne sarebbe anche un’altra: Inter-Lecce (1-0). La partita è appattumata a dovere, ma, racconta Massimo Erodiani (uno degli arrestati a Cremona), accade qualcosa nel tunnel di San Siro mentre le squadre entrano in campo: "L’accordo era che il match dovesse finire con un "over". Con un gol del Lecce, prima dell’Inter. Prima di entrare in campo ci fu un ripensamento. E i giocatori dell’Inter non accettarono. Me lo disse Daniele Corvia (giocatore del Lecce ndr) che gli "zingari" avevano corrotto insieme a lui Rosati, Ferrario e Vives". E ora che succederà? Come reagirà il mondo del calcio? Le squadre cosa rischiano?

La via d'uscita. Raccontano fonti diverse che il Palazzo del pallone stia vivendo ora giorni terribili. La favola dell’inchiesta che "non andrà da nessuna parte" non la beve più nessuno. E l’arrivo della Procura di Bari sul proscenio dell’indagine è stato il definitivo campanello d’allarme. Racconta una fonte vicina alla Federazione Gioco Calcio: "Il giorno in cui si è saputo che il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, interrogava in una località segreta Masiello, è stato chiaro che qui verrà giù tutto". Dunque? Al mondo a parte del pallone e della giustizia sportiva restano pochi mesi. Quelli da qui alla fine di questo campionato. E una scelta da fare: aspettare che le inchieste penali obblighino il procuratore federale Stefano Palazzi a precipitare mezza serie A nel baratro delle penalizzazioni, retrocessioni e squalifiche. Oppure mettere rapidamente mano al codice di giustizia sportiva. Cancellando o modificando quel principio di "responsabilità oggettiva" che consentirebbe di buttare a mare gli indifendibili, "le mele marce" e salvare ciò che resta del calcio professionistico di questo Paese. Vedremo.

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scudetto all'inter quindi :iconsad:
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Messaggio Da death from above Ven Feb 03, 2012 1:20 pm

Sto sinceramente pensando di mollare tutto
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Messaggio Da death from above Ven Feb 03, 2012 2:12 pm

Cmq rischiamo la revoca dello scudo?
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Messaggio Da PerSempreConTe Ven Feb 03, 2012 2:14 pm

ma va :happy:
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