Ruud Gullit
4 partecipanti
Pagina 1 di 1
Ruud Gullit
Gullit: "Ibra ha troppa pressione
ecco perché è così irascibile"
Ruud Gullit, che un tempo - era la metà degli Anni Ottanta - è stato dio. Lui e il suo Milan erano il calcio. Vinse il Pallone d’Oro nel 1987 e lo dedicò a Nelson Mandela. Madiba lo invitò in Sudafrica: «In carcere ti guardavo giocare, è un piacere conoscerti». Mandela a Gullit, non il contrario. Surreale ma vero. Adesso l’olandese ha quasi 50 anni e la sua ultima esperienza professionale l’ha fatta a Grozny, chiamato dal dittatore ceceno Ramzan Kadyrov. «Ti va di allenare il mio Terek?». Gullit si mise in tasca molti principi e molti soldi. Era il gennaio del 2011. «Chi sono io per giudicare?». Già. È durata cinque mesi e molte sconfitte. Esonerato e insultato: «Non ti abbiamo portato in Cecenia per passare le notti nei bar». Scusa volgare e fine della storia. Ma adesso qui, al quarto piano del Queen Elizabeth Center - dove l’hanno invitato come testimonial del Laureus World Sports Awards - ha ancora la faccia da mito. C’è la stampa di tutto il mondo in fila per lui. Con i cinesi che lo porterebbero a Pechino. Gullit si concede, con un solo invalicabile passaggio a livello: Grozny. Non è un artista della parola, ma ogni frase che pronuncia su Kadyrov e quei mesi mercenari è prudentemente evasiva, come se gli avessero detto che la stanza è piena di microspie.
Gullit le piace ancora il calcio italiano?
«Sì, ma lo sanno tutti che la serie A è in crisi».
Perché, secondo lei?
«Gli stadi. Sono preistorici. Respingono la gente invece di attirarla. La differenza con l’Inghilterra, la Spagna e la Germania sta lì. Guardate quello che ha fatto la Juventus. Una scelta precisa, una vera e propria rivoluzione».
È in testa al campionato per quello?
«Anche. Il Delle Alpi aveva una media di sedicimila spettatori. Adesso è sempre pieno. I giocatori lo sentono. Ci sono i tifosi scatenati della curva. Ma anche le famiglie. I bambini. Quel posto è diventato una casa comune. È facile respirarlo».
Il suo Milan lo stadio non l’ha rifatto.
«Servirebbe anche a loro. Mi hanno raccontato che a vedere Milan-Lazio di Coppa Italia c’erano quattromila persone. A San Siro. Pazzesco. Ma il Milan resta un esempio. Non esiste un altro club che ha vinto quanto loro nell’era Berlusconi».
Scudetto: Juve o Milan?
«Spero Milan. Anni indimenticabili».
Quanto c’è di Conte nella Juve?
«Molto. Ha lo stesso stile che aveva da giocatore».
Cioè?
«Carico. Pieno di adrenalina. Gli consiglio di stare sereno, altrimenti rischia di perdere di nuovo i capelli».
Battuta facile.
«Voglio dire che il suo lavoro è appena all’inizio. Il difficile arriverà quando gli chiederanno di confermare i risultati di questa stagione. Ma è bello vedere emergere un allenatore nuovo».
Gol, schiaffi e squalifiche. Che cosa pensa di Ibrahimovic?
«Tra i più forti al mondo, ma delle volte esagera. Capita».
Non dovrebbe capitare.
«La dipendenza del Milan da Ibra è un fatto. Per questo Allegri deve avere un’alternativa. Non è possibile mettere tutta la pressione sulle sue spalle. Anche questo lo rende irascibile».
Cosa risponderebbe alla maglietta di Balotelli: perché sempre io?
«Direi: perché sei sempre tu».
Chi li vince gli Europei?
«Spagna favorita. Poi dico la Germania».
L’Italia?
«È sempre un buon gruppo. Ma non è il momento migliore per il calcio italiano, l’ho detto. Come sorpresa scelgo l’Olanda».
L’Inghilterra no?
«L’Inghilterra è una squadra complicata, con molti problemi».
Lo era anche l’Olanda che vinse gli Europei nel 1988. La sua.
«Gli olandesi sono così. Vogliono mettere bocca su tutto. Anche se dici a uno: batti il corner. Quello ti guarda male e ti risponde: perché io? In fondo è il nostro modo per affrontare i problemi prima che ci travolgano. Spesso funziona».
Razzismo. Se fosse Capello toglierebbe Terry dal gruppo?
«No. È fortissimo. E un ottimo ragazzo. Mai avuto problemi di razzismo in Inghilterra, io. E poi Capello odia chi cerca di dargli degli ordini. Di sicuro non si adegua».
La federazione potrebbe allontanarlo.
«Non credo. E non vedo perché dovrebbe».
Gullit, se tornasse indietro direbbe ancora sì a Grozny?
«Con Kadyrov i miei rapporti erano molto radi. E comunque chi conosce bene quei posti mi ha detto che la Cecenia è molto cambiata in questi ultimi dieci anni. Chi sono io per giudicare?».
www.lastampa.it
ecco perché è così irascibile"
Ruud Gullit, che un tempo - era la metà degli Anni Ottanta - è stato dio. Lui e il suo Milan erano il calcio. Vinse il Pallone d’Oro nel 1987 e lo dedicò a Nelson Mandela. Madiba lo invitò in Sudafrica: «In carcere ti guardavo giocare, è un piacere conoscerti». Mandela a Gullit, non il contrario. Surreale ma vero. Adesso l’olandese ha quasi 50 anni e la sua ultima esperienza professionale l’ha fatta a Grozny, chiamato dal dittatore ceceno Ramzan Kadyrov. «Ti va di allenare il mio Terek?». Gullit si mise in tasca molti principi e molti soldi. Era il gennaio del 2011. «Chi sono io per giudicare?». Già. È durata cinque mesi e molte sconfitte. Esonerato e insultato: «Non ti abbiamo portato in Cecenia per passare le notti nei bar». Scusa volgare e fine della storia. Ma adesso qui, al quarto piano del Queen Elizabeth Center - dove l’hanno invitato come testimonial del Laureus World Sports Awards - ha ancora la faccia da mito. C’è la stampa di tutto il mondo in fila per lui. Con i cinesi che lo porterebbero a Pechino. Gullit si concede, con un solo invalicabile passaggio a livello: Grozny. Non è un artista della parola, ma ogni frase che pronuncia su Kadyrov e quei mesi mercenari è prudentemente evasiva, come se gli avessero detto che la stanza è piena di microspie.
Gullit le piace ancora il calcio italiano?
«Sì, ma lo sanno tutti che la serie A è in crisi».
Perché, secondo lei?
«Gli stadi. Sono preistorici. Respingono la gente invece di attirarla. La differenza con l’Inghilterra, la Spagna e la Germania sta lì. Guardate quello che ha fatto la Juventus. Una scelta precisa, una vera e propria rivoluzione».
È in testa al campionato per quello?
«Anche. Il Delle Alpi aveva una media di sedicimila spettatori. Adesso è sempre pieno. I giocatori lo sentono. Ci sono i tifosi scatenati della curva. Ma anche le famiglie. I bambini. Quel posto è diventato una casa comune. È facile respirarlo».
Il suo Milan lo stadio non l’ha rifatto.
«Servirebbe anche a loro. Mi hanno raccontato che a vedere Milan-Lazio di Coppa Italia c’erano quattromila persone. A San Siro. Pazzesco. Ma il Milan resta un esempio. Non esiste un altro club che ha vinto quanto loro nell’era Berlusconi».
Scudetto: Juve o Milan?
«Spero Milan. Anni indimenticabili».
Quanto c’è di Conte nella Juve?
«Molto. Ha lo stesso stile che aveva da giocatore».
Cioè?
«Carico. Pieno di adrenalina. Gli consiglio di stare sereno, altrimenti rischia di perdere di nuovo i capelli».
Battuta facile.
«Voglio dire che il suo lavoro è appena all’inizio. Il difficile arriverà quando gli chiederanno di confermare i risultati di questa stagione. Ma è bello vedere emergere un allenatore nuovo».
Gol, schiaffi e squalifiche. Che cosa pensa di Ibrahimovic?
«Tra i più forti al mondo, ma delle volte esagera. Capita».
Non dovrebbe capitare.
«La dipendenza del Milan da Ibra è un fatto. Per questo Allegri deve avere un’alternativa. Non è possibile mettere tutta la pressione sulle sue spalle. Anche questo lo rende irascibile».
Cosa risponderebbe alla maglietta di Balotelli: perché sempre io?
«Direi: perché sei sempre tu».
Chi li vince gli Europei?
«Spagna favorita. Poi dico la Germania».
L’Italia?
«È sempre un buon gruppo. Ma non è il momento migliore per il calcio italiano, l’ho detto. Come sorpresa scelgo l’Olanda».
L’Inghilterra no?
«L’Inghilterra è una squadra complicata, con molti problemi».
Lo era anche l’Olanda che vinse gli Europei nel 1988. La sua.
«Gli olandesi sono così. Vogliono mettere bocca su tutto. Anche se dici a uno: batti il corner. Quello ti guarda male e ti risponde: perché io? In fondo è il nostro modo per affrontare i problemi prima che ci travolgano. Spesso funziona».
Razzismo. Se fosse Capello toglierebbe Terry dal gruppo?
«No. È fortissimo. E un ottimo ragazzo. Mai avuto problemi di razzismo in Inghilterra, io. E poi Capello odia chi cerca di dargli degli ordini. Di sicuro non si adegua».
La federazione potrebbe allontanarlo.
«Non credo. E non vedo perché dovrebbe».
Gullit, se tornasse indietro direbbe ancora sì a Grozny?
«Con Kadyrov i miei rapporti erano molto radi. E comunque chi conosce bene quei posti mi ha detto che la Cecenia è molto cambiata in questi ultimi dieci anni. Chi sono io per giudicare?».
www.lastampa.it
PerSempreConTe- Yokohama 2007
- Messaggi : 38954
Punti : 67561
Reputazione : 252
Data d'iscrizione : 26.02.11
Re: Ruud Gullit
Lol di sfuggita ho letto "ecco perché è così imbecille"
niam- Milano 1995
- Messaggi : 7749
Punti : 12871
Reputazione : 442
Data d'iscrizione : 25.02.11
Spirit of Saint Louis- Yokohama 2007
- Messaggi : 22256
Punti : 36448
Reputazione : 249
Data d'iscrizione : 27.02.11
Re: Ruud Gullit
A Spirit of Saint Louis ci penso io a svuotarglele
Kasheva- Nuovo utente
- Messaggi : 10
Punti : 14
Reputazione : 0
Data d'iscrizione : 08.04.15
Età : 22
Località : Su Planu
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.