F1 2011

CIAO DAN
Scritto da Carlo Vanzini alle 12.10 — Senza categoria



E’ questa l’immagine che più mi fa piangere da appassionato di motori, ma soprattutto da padre. L’immagine di un Dan Wheldon felice che festeggia sulla victory lane di Indianapolis la conquista per la seconda volta in carriera della 500 miglia, la gara più bella e prestigiosa del motorsport insieme al gran premio di Montecarlo e alla 24 di Le Mans. Con lui c’è Sebastian, il figlio di 2 anni, sorridente, orgoglioso del papà pur non consapevole del momento. Ride e scherza con quel coppone gigantesco lì vicino. Non avrà mai il ricordo di quella giornata se non attraverso le foto e i filmati di papà. Quel bambino non avrà mai il ricordo di papà se non tramite queste foto e questi filmati, perché lo sport che il papà tanto amava, glielo ha portato via. Al piccolo Sebastian e a Oliver, sei mesi appena, Susie, la moglie dovrà avere la forza, ma anche l’orgoglio di raccontargli chi era papà.
Chi era Dan?
Un pilota, uno che da piccolo, cresciuto vicino a Silverstone e a Milton Kynes, come tanti insegue il sogno di diventare grande, guidando. Nel 2000 la decisione, dopo un’accesa rivalità con Jenson Button, di lasciare l’Europa troppo costosa per un pilota e la sua famiglia e trasferirsi in America.
Velocissimo sempre, e vincente, mentre Button inizia a scrivere la sua storia in F1.
Nel 2005 le strade dei due si incontrano di nuovo. Dan corona un sogno, vincere la 500 miglia di Indianapolis e il campionato Indycar. Diventa un eroe, mentre Button, va forte, ma non convince del tutto. La Honda vorrebbe portarlo in F1, 1 anno da collaudatore poi dentro al posto di Button. Si parla anche della Williams, ma non se ne fa niente e Dan rimane nella sua ormai seconda patria, l’America.
Sposa Susie, la sua assistente, si trasferisce in Florida, e con lei ha 2 figli.
Nel 2011 resta a piedi, ma Bryan Herta, storico rivale di Zanardi, gli affida una macchina solo per la 500 miglia di Indianapolis.
Dan Wheldon arriva alla sua gara con due secondi posti nel 2009 e nel 2010 alla guida del team Panther Racing. Quel team che sta per vincere con un rookie, Hildebrand, la 500 miglia e Wheldon ancora secondo che storia pazzesca. Poi l’ultima curva, Hildebrand perde il controllo e sbatte, la sua macchina fila comunque verso il traguardo, per quelli del team Panther, sarebbe il primo trionfo e invece in volata arriva il pilota appiedato da Panther a fine 2010, che gli strappa la vittoria, che storia pazzesca.
Arriviamo a quell’immagine sopra, alla felicità alla gioia, ma anche forse alla tristezza di non riuscire comunque a trovare un sedile per la stagione.
Poi la proposta: corri a Las Vegas partendo per ultimo e se vinci ti porti a casa 2 milioni e mezzo di dollari.
Dan accetta, trova il team di Alex Tagliani pronto a farlo gareggiare, con il numero 77, il suo ultimo numero.
Corre in Kentucky per fare le prove generali, 24° al via 14° al traguardo. In molti si chiedono se ce la può fare.
Sul casco si fa disegnare la roulette.
Il resto lo conosciamo.
Questo è Dan Wheldon, il pilota, adesso il compito più difficile è di Susie, raccontare a Sebastian e Oliver chi è Dan Wheldon, il papà.
E’, perché correrà nel cuore dei suoi colleghi, lo ha già fatto proprio a Las Vegas.
Le immagini dell’incidente se volete le trovate ovunque, ma queste sono le immagini che ricordano Dan.
I 5 giri in suo onore dei suoi colleghi che a visiera abbassata hanno voluto salutarlo così. E alla prossima gara saranno pronti a ridarci dentro per onorare il suo ricordo e portare quel 77 in pista con loro.




Il motorsport oggi ci ha ricordato il suo lato oscuro che spesso dimentichiamo o che la sicurezza totale che avevamo visto in altri incidenti pazzeschi ci faceva spesso dimenticare. Oggi ci ricordiamo cosa è il motorsport.

E piangiamo…

Ciao Dan