Topic Politico
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Re: Topic Politico
ha preso lo scoglio mentre si stava allontanando dal giglio, se non fosse tornato indietro ne sarebbero morti molti di più, probabilmente anche se avesse dato subito l'allarme (il che sicuramente non è un'idea sua, avrà chiesto cosa fare ai capi)
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Re: Topic Politico
I furbetti del decreto Renzi: "Speculazioni per 10 milioni"
La Consob: anomalie sulle popolari. Brunetta: "Come lo scandalo della Banca Romana". Commissariato l'istituto del papà della Boschi
Roma - Prima la conferma della Consob: ci sono state «operazioni anomale» da parte di investitori che sapevano il come e il quando della riforma del governo e hanno speculato sui titoli delle banche popolari, lucrando circa dieci milioni di euro.
Poi la notizia del commissariamento, per altri motivi, dell'istituto maggiormente interessato dagli acquisti sospetti: BancaEtruria, che ha come vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi. Non tira buona aria sul governo, almeno sul versante delle banche.
A mercati chiusi è arrivata la notizia che Bankitalia ha commissariato la banca di Arezzo. Il motivo non sono gli strani movimenti nei mercati finanziari, ma vicende vecchie di qualche anno. La banca è da tempo sotto osservazione. Ieri via Nazionale, d'intesa con il ministero guidato da Pier Carlo Padoan, l'ha commissariata. Il problema è la capitalizzazione e crediti dubbi o deteriorati superiori al 25%. Il comunicato ufficiale parla di «gravi perdite del patrimonio» emersi da «accertamenti ispettivi» ancora in corso.
Vicenda di interesse esclusivo dei mercati se non fosse che al vertice c'è, o meglio c'era, il padre di un ministro del governo. Pier Luigi Boschi, vicepresidente di un consiglio di amministrazione che è, a questo punto, sciolto dal governatore Ignazio Visco e da un altro ministro, Pier Carlo Padoan. La guida della banca va a Riccardo Sora e ad Antonio Pironti.
Ieri il governo non ha commentato. Le opposizioni sì. Renato Brunetta di Forza italia ha parlato di «una situazione davvero inquietante, uno scandalo che si sta delineando sempre più oscuro e inaccettabile» e ha paragonato, in generale, tutta la vicenda delle banche popolari allo scandalo della Banca Romana. Le Lega ha chiesto che il governo riferisca in Parlamento.
L'istituto di credito aretino era finito nelle cronache nazionali nei giorni scorsi per gli strani movimenti di azioni a ridosso della riforma delle popolari varata dal governo. Un decreto che punta a renderle, di fatto, delle normali società non cooperative, dove gli azionisti contano per le quote di capitale che detengono.
Ieri mattina, dalle indiscrezioni si è passati alla conferma del presidente Giuseppe Vegas. Il faro della Consob è puntato sugli acquisti di azioni sospetti.
Poco prima del varo del decreto competitività, il cui piatto forte è appunto una riforma della governance delle banche popolari, la Commissione nazionale per le società e la Borsa, ha registrato degli andamenti «anomali» su vari titoli di banche popolari. Il timing lo ha ricostruito lo stesso Vegas. La data in cui «è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell'intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio del 2015». Le prime indiscrezioni risalgono al «3 gennaio del 2015». E proprio da quel giorno i titoli delle Popolari sono cresciuti dall'8%, è il caso dell'Ubi, fino al record di BancaEtruria, le cui azioni, che per la verità erano molto basse, sono salite del 57%.
Sulla banca di Arezzo c'erano già stati movimenti anomali in agosto, quando passò di mano il 12% del capitale della Banca. In quel caso, ha spiegato Vegas, la Consob non riscontrò però «elementi sufficienti ad avviare un'indagine di abuso di mercato». L'organismo di vigilanza si sta concentrando su «soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività sono stimabili in 10 milioni di euro». Ma la posta in gioco è molto più consistente.
www.ilgiornale.it
La Consob: anomalie sulle popolari. Brunetta: "Come lo scandalo della Banca Romana". Commissariato l'istituto del papà della Boschi
Roma - Prima la conferma della Consob: ci sono state «operazioni anomale» da parte di investitori che sapevano il come e il quando della riforma del governo e hanno speculato sui titoli delle banche popolari, lucrando circa dieci milioni di euro.
Poi la notizia del commissariamento, per altri motivi, dell'istituto maggiormente interessato dagli acquisti sospetti: BancaEtruria, che ha come vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi. Non tira buona aria sul governo, almeno sul versante delle banche.
A mercati chiusi è arrivata la notizia che Bankitalia ha commissariato la banca di Arezzo. Il motivo non sono gli strani movimenti nei mercati finanziari, ma vicende vecchie di qualche anno. La banca è da tempo sotto osservazione. Ieri via Nazionale, d'intesa con il ministero guidato da Pier Carlo Padoan, l'ha commissariata. Il problema è la capitalizzazione e crediti dubbi o deteriorati superiori al 25%. Il comunicato ufficiale parla di «gravi perdite del patrimonio» emersi da «accertamenti ispettivi» ancora in corso.
Vicenda di interesse esclusivo dei mercati se non fosse che al vertice c'è, o meglio c'era, il padre di un ministro del governo. Pier Luigi Boschi, vicepresidente di un consiglio di amministrazione che è, a questo punto, sciolto dal governatore Ignazio Visco e da un altro ministro, Pier Carlo Padoan. La guida della banca va a Riccardo Sora e ad Antonio Pironti.
Ieri il governo non ha commentato. Le opposizioni sì. Renato Brunetta di Forza italia ha parlato di «una situazione davvero inquietante, uno scandalo che si sta delineando sempre più oscuro e inaccettabile» e ha paragonato, in generale, tutta la vicenda delle banche popolari allo scandalo della Banca Romana. Le Lega ha chiesto che il governo riferisca in Parlamento.
L'istituto di credito aretino era finito nelle cronache nazionali nei giorni scorsi per gli strani movimenti di azioni a ridosso della riforma delle popolari varata dal governo. Un decreto che punta a renderle, di fatto, delle normali società non cooperative, dove gli azionisti contano per le quote di capitale che detengono.
Ieri mattina, dalle indiscrezioni si è passati alla conferma del presidente Giuseppe Vegas. Il faro della Consob è puntato sugli acquisti di azioni sospetti.
Poco prima del varo del decreto competitività, il cui piatto forte è appunto una riforma della governance delle banche popolari, la Commissione nazionale per le società e la Borsa, ha registrato degli andamenti «anomali» su vari titoli di banche popolari. Il timing lo ha ricostruito lo stesso Vegas. La data in cui «è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell'intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio del 2015». Le prime indiscrezioni risalgono al «3 gennaio del 2015». E proprio da quel giorno i titoli delle Popolari sono cresciuti dall'8%, è il caso dell'Ubi, fino al record di BancaEtruria, le cui azioni, che per la verità erano molto basse, sono salite del 57%.
Sulla banca di Arezzo c'erano già stati movimenti anomali in agosto, quando passò di mano il 12% del capitale della Banca. In quel caso, ha spiegato Vegas, la Consob non riscontrò però «elementi sufficienti ad avviare un'indagine di abuso di mercato». L'organismo di vigilanza si sta concentrando su «soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività sono stimabili in 10 milioni di euro». Ma la posta in gioco è molto più consistente.
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Re: Topic Politico
scazzottata tra deputati di Sel e di Pd ahahahahahahah
Torniamo a votare su... non si può andare avanti a furia di acquisti vari tra gli altri partiti... fate i seri pe una volta.
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Re: Topic Politico
I 18 magistrati impegnati per il piccione ucciso
Già sei gradi di giudizio per la vicenda del volatile colpito col fucile ad aria compressa da un legale
Per quasi 5 anni 18 magistrati si sono occupati della morte di un piccione in un andirivieni di processi che è la dimostrazione lampante di come la giustizia italiana possa riuscire a perdere tempo pestando acqua in assurdi bizantinismi. E non è ancora finita. Tutto comincia il 6 giugno 2010 quando un avvocato di 50 anni si affaccia ad una finestra della sua villetta nella zona est di Milano e con un colpo di fucile ad aria compressa centra un piccione che cade morto nel cortile del palazzo a fianco. I vicini, secondo i quali da due anni l’avvocato sparava agli uccelli, chiamano i Carabinieri.
Ai militari che bussano alla villetta si presenta un uomo «in palese stato di ebbrezza alcolica», scrivono nel verbale firmato in quattro, che dice di avere sparato perché anni prima suo figlio si era ammalato ed era «entrato in coma a causa di uno di questi volatili». Per rimuovere la carcassa dell’animale deve intervenire un mezzo speciale del Comune. Uccisione di animali con crudeltà e «getto pericoloso di cose» (il proiettile) in luogo privato di uso altrui, recita l’accusa formulata dal pm della Procura al gip Bruno Giordano, che quattro mesi e mezzo dopo il fatto emette un decreto penale condannando il reo confesso a ottomila euro di multa. L’imputato non ci sta, si oppone e chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. Per quei reati la prescrizione è di cinque anni. I primi due vanno via ancor prima che il fascicolo arrivi sul tavolo del giudice Andrea Ghinetti che il 6 marzo 2012, su richiesta di un secondo pm, condanna l’avvocato a un mese e 20 giorni di arresto con la condizionale.
La cosa potrebbe finire qui, ma anche stavolta lo sparatore non si ferma e, avvalendosi di ogni suo diritto, fa appello perché, sostengono i suoi due difensori, le prove erano insufficienti, nessuno ha visto sparare, i Carabinieri non hanno «redatto un verbale per constatare lo stato del piccione» e, poi, chi l’ha detto che l’uccello è stato ucciso dal proiettile? Non potrebbe essere che si è fatto male da solo andando a sbattere contro un ramo? E «se fosse davvero morto per cause naturali?». E la confessione? «Inutilizzabile» perché resa senza la presenza di un avvocato.
Il processo d’appello (tre giudici e un sostituto procuratore generale per l’accusa) l’ 8 ottobre 2012 conferma la condanna dopo aver analizzato il caso da capo a piedi. Neppure questo basta a far desistere gli avvocati che spostano la battaglia in Cassazione. La prescrizione continua a correre.
Bisognerà aspettare 16 mesi prima di sapere cosa 5 giudici della terza sezione penale rispondono al pm che, manco a dirlo, chiede la conferma della condanna. Gli ermellini approfondiscono anche loro il caso, quasi ci si appassionano. Vergano tre pagine di motivazioni che confermano come al solito la condanna. Ma attenzione, solo per l’uccisione dell’animale rimandando indietro la questione del «getto pericoloso» perché non era stata sufficientemente motivata dall’Appello. Si torna a Milano il 30 gennaio 2015, Corte d’appello, sezione quarta. Il ricordo del piccione continua a vivere solo nelle aule di giustizia. Tre giudici e il sostituto pg Gaetano Amato Santamaria, che con tutti gli altri che li hanno preceduti fanno la bellezza di 18 magistrati con i quali hanno lavorato qualche decina di cancellieri e impiegati, per l’ennesima volta analizzano la sorte dell’animale finendo perfino a disquisire se il «getto» potesse riguardare la caduta «del corpo stesso del piccione ferito e agonizzante precipitato tra le persone» e non il pallino che lo ha trapassato ad un’ala. Sentenza confermata di nuovo anche per il secondo reato. Ci vorrebbero 30 giorni per le motivazioni, ma il presidente Francesca Marcelli le deposita il 10 febbraio.
Il gong finale della prescrizione suonerà a giugno 2015, ma c’è ancora la possibilità di un ricorso in Cassazione: altri sei magistrati. Resta la condanna definitiva per il primo reato, ammesso che ci sia un magistrato dell’esecuzione che tra i fascicoli che gli sommergono l’ufficio abbia anche lui tempo da dedicare al povero piccione e al suo uccisore.
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_13/i-18-magistrati-impegnati-il-piccione-ucciso-d32b11ce-b355-11e4-8ea5-42a1b52c991f.shtml
5 anni di processo per un piccione, avanti così
Già sei gradi di giudizio per la vicenda del volatile colpito col fucile ad aria compressa da un legale
Per quasi 5 anni 18 magistrati si sono occupati della morte di un piccione in un andirivieni di processi che è la dimostrazione lampante di come la giustizia italiana possa riuscire a perdere tempo pestando acqua in assurdi bizantinismi. E non è ancora finita. Tutto comincia il 6 giugno 2010 quando un avvocato di 50 anni si affaccia ad una finestra della sua villetta nella zona est di Milano e con un colpo di fucile ad aria compressa centra un piccione che cade morto nel cortile del palazzo a fianco. I vicini, secondo i quali da due anni l’avvocato sparava agli uccelli, chiamano i Carabinieri.
Ai militari che bussano alla villetta si presenta un uomo «in palese stato di ebbrezza alcolica», scrivono nel verbale firmato in quattro, che dice di avere sparato perché anni prima suo figlio si era ammalato ed era «entrato in coma a causa di uno di questi volatili». Per rimuovere la carcassa dell’animale deve intervenire un mezzo speciale del Comune. Uccisione di animali con crudeltà e «getto pericoloso di cose» (il proiettile) in luogo privato di uso altrui, recita l’accusa formulata dal pm della Procura al gip Bruno Giordano, che quattro mesi e mezzo dopo il fatto emette un decreto penale condannando il reo confesso a ottomila euro di multa. L’imputato non ci sta, si oppone e chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. Per quei reati la prescrizione è di cinque anni. I primi due vanno via ancor prima che il fascicolo arrivi sul tavolo del giudice Andrea Ghinetti che il 6 marzo 2012, su richiesta di un secondo pm, condanna l’avvocato a un mese e 20 giorni di arresto con la condizionale.
La cosa potrebbe finire qui, ma anche stavolta lo sparatore non si ferma e, avvalendosi di ogni suo diritto, fa appello perché, sostengono i suoi due difensori, le prove erano insufficienti, nessuno ha visto sparare, i Carabinieri non hanno «redatto un verbale per constatare lo stato del piccione» e, poi, chi l’ha detto che l’uccello è stato ucciso dal proiettile? Non potrebbe essere che si è fatto male da solo andando a sbattere contro un ramo? E «se fosse davvero morto per cause naturali?». E la confessione? «Inutilizzabile» perché resa senza la presenza di un avvocato.
Il processo d’appello (tre giudici e un sostituto procuratore generale per l’accusa) l’ 8 ottobre 2012 conferma la condanna dopo aver analizzato il caso da capo a piedi. Neppure questo basta a far desistere gli avvocati che spostano la battaglia in Cassazione. La prescrizione continua a correre.
Bisognerà aspettare 16 mesi prima di sapere cosa 5 giudici della terza sezione penale rispondono al pm che, manco a dirlo, chiede la conferma della condanna. Gli ermellini approfondiscono anche loro il caso, quasi ci si appassionano. Vergano tre pagine di motivazioni che confermano come al solito la condanna. Ma attenzione, solo per l’uccisione dell’animale rimandando indietro la questione del «getto pericoloso» perché non era stata sufficientemente motivata dall’Appello. Si torna a Milano il 30 gennaio 2015, Corte d’appello, sezione quarta. Il ricordo del piccione continua a vivere solo nelle aule di giustizia. Tre giudici e il sostituto pg Gaetano Amato Santamaria, che con tutti gli altri che li hanno preceduti fanno la bellezza di 18 magistrati con i quali hanno lavorato qualche decina di cancellieri e impiegati, per l’ennesima volta analizzano la sorte dell’animale finendo perfino a disquisire se il «getto» potesse riguardare la caduta «del corpo stesso del piccione ferito e agonizzante precipitato tra le persone» e non il pallino che lo ha trapassato ad un’ala. Sentenza confermata di nuovo anche per il secondo reato. Ci vorrebbero 30 giorni per le motivazioni, ma il presidente Francesca Marcelli le deposita il 10 febbraio.
Il gong finale della prescrizione suonerà a giugno 2015, ma c’è ancora la possibilità di un ricorso in Cassazione: altri sei magistrati. Resta la condanna definitiva per il primo reato, ammesso che ci sia un magistrato dell’esecuzione che tra i fascicoli che gli sommergono l’ufficio abbia anche lui tempo da dedicare al povero piccione e al suo uccisore.
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_febbraio_13/i-18-magistrati-impegnati-il-piccione-ucciso-d32b11ce-b355-11e4-8ea5-42a1b52c991f.shtml
5 anni di processo per un piccione, avanti così
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Re: Topic Politico
Basterebbero due riforme per aggiustare la giustizia italiana, ma non le faranno mai perche' andrebbero contro gli interessi degli avvocati.
1. Possibilita' di patteggiamento per ogni caso (penale o civile). La cosa pero' impedirebbe ogni tipo di appello.
2. Limite al diritto di appello, con ricorso in Cassazione solo in casi particolare (le corti supreme in altri stati si occupano di una dozzina di casi l'anno, la nostra Cassazione di decine di migliaia).
1. Possibilita' di patteggiamento per ogni caso (penale o civile). La cosa pero' impedirebbe ogni tipo di appello.
2. Limite al diritto di appello, con ricorso in Cassazione solo in casi particolare (le corti supreme in altri stati si occupano di una dozzina di casi l'anno, la nostra Cassazione di decine di migliaia).
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Re: Topic Politico
ROMA - L'ambasciata d'Italia a Tripoli invita i connazionali a lasciare "temporaneamente" la Libia. L'indicazione, già data il primo febbraio dalla Farnesina sul sito www.viaggiaresicuri.it, viene rinnovata nel giorno della conquista, da parte dell'Is, di una stazione radio nella città di Sirte. Al caos libico il governo italiano guarda con grande preoccupazione: "L'Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza", dice il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a SkyTg24 commentando le "notizie allarmanti" sulla presenza dell'Isis a Sirte. E ancora: "Al di là delle drammatiche vicende dell'immigrazione, con una terribile situazione di sfruttamento, la Libia è uno Stato fallito, e l'Is può avere un buon gioco. L'Italia insieme all'Onu promuove una mediazione tra le diverse forze, se non si ottiene l'obiettivo bisogna ragionare con l'Onu sul da farsi. L'Italia è pronta a combattere nel quadro della legalità internazionale, non possiamo sottovalutare la minaccia, in una situazione che si sta deteriorando".
I jihadisti della filiale libica dello stato islamico (Is), infatti, hanno formalmente preso il controllo di Sirte, a 500 chilometri a est di Tripoli, tanto da istituire il loro quartier generale in un edificio nella zona centrale. Inoltre, un gruppo di appartenenti allo Stato Islamico ha fatto irruzione e assunto il controllo di Radio Sirte, una stazione radiofonica dell'omonima città costiera. La conferma viene da alcuni siti internet vicini ai jihadisti su cui sono state pubblicate foto in cui appaiono guerriglieri negli studi armati di kalashnikov.
Da quel momento, l'emittente ha cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani, e discorsi di al-Baghdadi. A seguito di questi eventi, si pensa che nelle prossime ore, la città possa essere dichiarata parte del "Califfato" e la radio usata per comunicare le nuove regole alla popolazione. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe la seconda città libica a fare parte dello Stato Islamico, dopo la recente conquista di Derna.
Sirte, però, ospita anche altre formazioni terroristiche come Ansar al-Sharia e alcune milizie di Fajr Lybia. Non è chiara quale sia stata la reazione delle due entità, ma sicuramente l'Isis cercherà di inglobarle sotto la sua ala o al massimo di renderle degli alleati per evitare di dover combattere su più fronti. La conquista della città è stata resa possibile dall'assenza di una qualsiasi autorità di governo dai tempi della rivolta contro Muammar Gheddafi. L'area è diventata roccaforte per diverse organizzazioni estremiste, che si sono spartite le varie zone.
Già presenti in Cirenaica, nelle scorse settimane gli affiliati allo Stato islamico hanno di recente preso di mira Tripoli e rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio, in cui sono morti almeno 5 stranieri. I media libici riferiscono di attacchi odierni ad altri due pozzi petroliferi, uno a El-Bahi nei pressi del terminal costiero di Ras Lanuf, e l'altro a el-Dahra, nel sud ovest. Ad Al-Bahi gli scontri a fuoco con le guardie del giacimento sono iniziati all'alba e in mattinata erano ancora in corso. Ad El-Dahra uomini armati dell'Isis hanno dato fuoco a una raffineria, definita "una delle più importanti" della zona di Sirte. Il 4 febbraio l'Isis, attraverso Ansar al Sharia, aveva attaccato un altro pozzo libico francese, al Mabrouk, a circa 170 km a sud di Sirte facendo almeno 10 morti.
Egitto evacua cittadini dalla Libia. Che la situazione si stia complicando lo conferma anche l'annuncio del presidente egiziano, Abdul Fattah al-Sisi, che saranno evacuati i suoi cittadini dalla Libia. La decisione è stata presa dopo la pubblicazione da parte dell'Isis/Isil di alcune foto che ritraggono 21 egiziani cristiani copti, rapiti a dicembre e gennaio proprio a Sirte. Le immagini, pubblicate sulla rivista Dabiq appartenente allo Stato Islamico, sono al vaglio degli investigatori per capire se siano reali e a quando risalgano. Vi sono ritratti i prigionieri con le mani legate dietro la schiena mentre marciano in fila indiana guardati a vista da uomini armati interamente vestiti di nero.
Come gli altri prigionieri del Califfato indossano le tute arancioni, usate dal movimento per ricordare i detenuti del carcere di Guantanamo. Nell'articolo a cui sono state allegate le foto si scrive che le 21 persone sono state rapite per vendicare il destino delle donne musulmane, torturare e uccise dalla Chiesa copta egiziana. Inoltre, si sottolinea che l'espansione del gruppo in Libia permette facilmente di catturare "i crociati copti". Da qui la decisione di evacuare tramite un ponte aereo i cittadini egiziani, la maggior parte dei quali lavora nel paese nel settore delle costruzioni
http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/13/news/l_ambasciata_italiana_ai_connazionali_lasciate_la_libia-107233635/
ce la siamo voluta noi
I jihadisti della filiale libica dello stato islamico (Is), infatti, hanno formalmente preso il controllo di Sirte, a 500 chilometri a est di Tripoli, tanto da istituire il loro quartier generale in un edificio nella zona centrale. Inoltre, un gruppo di appartenenti allo Stato Islamico ha fatto irruzione e assunto il controllo di Radio Sirte, una stazione radiofonica dell'omonima città costiera. La conferma viene da alcuni siti internet vicini ai jihadisti su cui sono state pubblicate foto in cui appaiono guerriglieri negli studi armati di kalashnikov.
Da quel momento, l'emittente ha cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani, e discorsi di al-Baghdadi. A seguito di questi eventi, si pensa che nelle prossime ore, la città possa essere dichiarata parte del "Califfato" e la radio usata per comunicare le nuove regole alla popolazione. Se ciò dovesse avvenire, sarebbe la seconda città libica a fare parte dello Stato Islamico, dopo la recente conquista di Derna.
Sirte, però, ospita anche altre formazioni terroristiche come Ansar al-Sharia e alcune milizie di Fajr Lybia. Non è chiara quale sia stata la reazione delle due entità, ma sicuramente l'Isis cercherà di inglobarle sotto la sua ala o al massimo di renderle degli alleati per evitare di dover combattere su più fronti. La conquista della città è stata resa possibile dall'assenza di una qualsiasi autorità di governo dai tempi della rivolta contro Muammar Gheddafi. L'area è diventata roccaforte per diverse organizzazioni estremiste, che si sono spartite le varie zone.
Già presenti in Cirenaica, nelle scorse settimane gli affiliati allo Stato islamico hanno di recente preso di mira Tripoli e rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio, in cui sono morti almeno 5 stranieri. I media libici riferiscono di attacchi odierni ad altri due pozzi petroliferi, uno a El-Bahi nei pressi del terminal costiero di Ras Lanuf, e l'altro a el-Dahra, nel sud ovest. Ad Al-Bahi gli scontri a fuoco con le guardie del giacimento sono iniziati all'alba e in mattinata erano ancora in corso. Ad El-Dahra uomini armati dell'Isis hanno dato fuoco a una raffineria, definita "una delle più importanti" della zona di Sirte. Il 4 febbraio l'Isis, attraverso Ansar al Sharia, aveva attaccato un altro pozzo libico francese, al Mabrouk, a circa 170 km a sud di Sirte facendo almeno 10 morti.
Egitto evacua cittadini dalla Libia. Che la situazione si stia complicando lo conferma anche l'annuncio del presidente egiziano, Abdul Fattah al-Sisi, che saranno evacuati i suoi cittadini dalla Libia. La decisione è stata presa dopo la pubblicazione da parte dell'Isis/Isil di alcune foto che ritraggono 21 egiziani cristiani copti, rapiti a dicembre e gennaio proprio a Sirte. Le immagini, pubblicate sulla rivista Dabiq appartenente allo Stato Islamico, sono al vaglio degli investigatori per capire se siano reali e a quando risalgano. Vi sono ritratti i prigionieri con le mani legate dietro la schiena mentre marciano in fila indiana guardati a vista da uomini armati interamente vestiti di nero.
Come gli altri prigionieri del Califfato indossano le tute arancioni, usate dal movimento per ricordare i detenuti del carcere di Guantanamo. Nell'articolo a cui sono state allegate le foto si scrive che le 21 persone sono state rapite per vendicare il destino delle donne musulmane, torturare e uccise dalla Chiesa copta egiziana. Inoltre, si sottolinea che l'espansione del gruppo in Libia permette facilmente di catturare "i crociati copti". Da qui la decisione di evacuare tramite un ponte aereo i cittadini egiziani, la maggior parte dei quali lavora nel paese nel settore delle costruzioni
http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/13/news/l_ambasciata_italiana_ai_connazionali_lasciate_la_libia-107233635/
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Re: Topic Politico
Om non scrive da un bel po' ... chissà cosa avrebbe detto con berlusconi al posto di renzie
O la carfagna al posto della boschi
O la carfagna al posto della boschi
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http://reblop.com/graphic-video-new-%e2%80%8eisis-video-shows-beheading-21-egyptian-copts-christians-beheads-by-islamic-state-nsfw/
in Libia. come l'altra volta, se siete sensibili non cliccate, la cosa che mi interessa non è tanto la decapitazione di questi uomini cosa che purtroppo ormai siamo abituati.. mi interessa quello che ha detto il terrorista alla fine del video, ha puntato il coltello verso nord e ha detto che conquisteranno Roma
The men are then laid face-down and simultaneously beheaded. The militant speaker then points northward and says: “We will conquer Rome, by Allah’s permission.”
in Libia. come l'altra volta, se siete sensibili non cliccate, la cosa che mi interessa non è tanto la decapitazione di questi uomini cosa che purtroppo ormai siamo abituati.. mi interessa quello che ha detto il terrorista alla fine del video, ha puntato il coltello verso nord e ha detto che conquisteranno Roma
The men are then laid face-down and simultaneously beheaded. The militant speaker then points northward and says: “We will conquer Rome, by Allah’s permission.”
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Re: Topic Politico
speriamo attacchino il parlamento in seduta plenaria a sto punto
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