EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Spalletti uno dei tecnici che stimo di +
trizio81- Yokohama 2007
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Concordo con te,....se non altro riesce a dare un' identità di gioco alle squadre che allena....
Kook- Manchester 2003
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Tanto non ci arriva a fine anno. Non capisco questa testardaggine a continuare a confermarlo.
Puccio7- Beloved User
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Il non esonero di Allegri vuol dire due cose, a mio avviso:
uno che il prossimo allenatore non sarà inzaghi;
due che sarà un allenatore che ora non può subentrare ad Allegri, Seedorf o prandelli. Inzaghi è un uomo di Galliani, (presumibilmente ridimensionato da Barbarella a fine stagione), su Seedorf non ci si può esprimere, ma è vivamente caldeggiato dal nano, prandelli non è male, ma non credo ci porti ad un ciclo vincente è il classico personaggio che ti porta in vetta, ma mai in cima.
Sui nuovi allenatori ho trovato un articolo ben fatto su Diavoltaire:
Bene allegriani (i pochi rimasti mi sa) ed antiallegriani, ci siamo: che sia questione di qualche partita o di un pugno di mesi, che sia un arrivo diretto o mediato da un traghettatore, dal giugno del 2014 sulla panchina del Milan siederà un nuovo tecnico.
Si fermino subito i sognatori: Klopp e la sua zazzera diversamente vera stanno benissimo tra i fumi della Westfalia, Heynckes da bravo pensionato passa le giornate a dare da mangiare ai colombi al parco, i suoi due preferiti li ha chiamati Robben e Ribery, Guardiola a Milano ci viene per fare shopping quando l’abuso bavarese del sandalo col calzino diventa intollerabile, Wenger è determinato a far giocare bene il suo Arsenal, garantendogli per un altro decennio buono lo stesso numero di titoli in bacheca dell’Akragas.
Il nuovo allenatore sarà un milanista, ma siccome sarebbe fin troppo semplice così, il nuovo tecnico diventerà tale per la prima volta o quasi, sedendosi sulla panchina rossonera.
Questa è ancora la scia lunga dell’ormai ultra ventennale “effetto-Capello” : la convinzione in Berlusconi di poter rendere qualcuno allenatore con la sola imposizione delle mani, di risolvere problemucci quali debito pubblico e crescita zero con qualche barzelletta al G-8, di poter rendere donne generose degne di un seggio parlamentare o di uno scranno ministeriale, in quest’ultimo caso con la sola imposizione di qualcos’altro.
I nomi sono due e li sapete: Inzaghi e Seedorf, due esponenti dell’ultimo Milan capace di costruire un ciclo ad alto livello, due che hanno il dente avvelenato con Allegri, due che, in maniere diverse e decisamente poco corrette, già hanno mostrato di non disdegnare di fargli le scarpe in tempi diversi; Inzaghi, dopo addirittura due gare vinte coi ragazzini l’anno scorso, pensò bene di ritenersi pronto e, mandando avanti la frotta di suoi giornalisti amici tra siti e testate varie, si gettò a mo’ di faina su un Milan agonizzante simile a quello di questo periodo, con contorno di rissa sfiorata col Max e riappacificazione televisiva ad opera del ministro della propaganda milanista, Suma.
Seedorf si è limitato a tacere durante il marasma Allegri sì – Allegri no di fine stagione scorsa, salvo poi smentire piccato tramite il suo entourage che ci fosse mai stata una trattativa tra lui e Berlusconi, quando è arrivata la riconferma per il livornese.
Per valutarli, ovviamente, l’unico strumento a disposizione è capire se certe caratteristiche possedute durante la loro vecchia carriera, siano positive e utili per quella nuova.
Vediamo dunque Pippo.
La carriera calcistica del piacentino appare un trionfo deciso della volontà e della determinazione a scapito dei doni di madre natura. Un fisico normale, non particolarmente veloce, con una tecnica di base decisamente rivedibile (Valdano, nel suo libro Il sogno di Futbolandia, lo definisce come “in grado di non dribblare manco una sedia”..),. Eppure, da queste premesse che avrebbero messo in difficoltà un mediano della LegaPro, è uscito fuori uno dei più letali attaccanti in campo internazionale degli ultimi quindici anni. Tra Juve e Milan, dal Bayern Monaco al Manchester United fino alla periferia dell’Europa calcistica, le facce di difensori che si domandavano da dove diamine fosse sbucato quello lì, non si contano.
Nonostante abilità extracalcistiche degne del Borriello attuale, un regime alimentare monastico unito ad una cura maniacale del fisico, gli hanno consentito di superare diversi infortuni brutti, di segnare 12 gol nella cavalcata verso Manchester del 2003, di segnare una doppietta nell’ultima finale vinta nel 2007, di farne un’altra a 37 anni al Real Madrid, di salutare il suo pubblico di San Siro nell’ultima gara in serie A a 39 anni nell’unica maniera possibile per lui: con un gol.
La longevità agonistica , va detto, ha obnubilato negli ultimi anni di carriera la sua capacità di valutazione e di autocritica: lui era ed è davvero convinto che nel Milan di Ibra, di un Pato sano e di un Robinho ancora affidabile, meritasse più spazio. E’ probabile che un anno e mezzo di panchina abbia iniziato ad insegnargli quanto sia difficile gestire un gruppo e fare scelte nell’interesse del medesimo, prova ne sia il fatto che , nell’attuale casino della prima squadra, a differenza dell’anno scorso, lui non abbia messo becco.
Chi frequenta l’allenamento delle giovanili e il Vismara , riferisce che sia maniacale nella ripetizione di schemi e situazioni di gioco, che applichi sui pischelli la medesima filosofia con cui si è autoflagellato per oltre vent’anni di carriera: lavoro lavoro lavoro, entusiasmo e fatica ad ogni sessione d’allenamento.
La magagna risiede nel fatto che Pippo è un uomo di Galliani, da lui è stato piazzato nei ragazzini perché iniziasse un percorso lavorativo come allenatore, a lui dovrebbe essere grato se diventasse allenatore della prima squadra.
Oltre ai noti problemi che sorgono ogni volta in cui non è Berlusconi a spuntarla sul tecnico, cose viste con Tabarez, Zaccheroni e con l’attuale Allegri, ci sarebbe la questione che Inzaghi non metterebbe becco, perché non potrebbe permetterselo, sui modi “bizzarri” dell’ultimo Galliani di fare il mercato minore per tappare le falle, un mercato fatto di consigli di procuratori amici e di giri di giocatori con l’amico Preziosi, una tendenza dannosa tecnicamente e, alla lunga, pure economicamente, che continuerebbe. Va detto che, alla luce dell’ascia di guerra sfoderata dalla Barbara in questo periodo, il ruolo e persino l’eventuale futuro del cravatta gialla nel Milan, è tutto da definirsi.
Passiamo a Clarence Seedorf.
Titolare sin dalla minore età nell’ultimo grande Ajax della storia, campione d’Europa ,ahinoi, a 19 anni, è stato il primo ad abbandonare i canali di Amsterdam, uno dei pochi che si sono riconfermati lontani dalla macchina da guerra di Van Gaal.
Giocatore dotato di mezzi tecnici fuori dal comune e da una personalità che definire debordante sarebbe riduttivo, la sua carriera rossonera può avere come spartiacque il 2006. Se nei primi quattro anni, pur con alti e bassi, è stato uno dei cardini di una squadra che come filosofia offensiva, per i giocatori d’attacco che schierava, era uno schiaffo a qualsiasi Guardiola attuale, dal 2006 in poi, un po’ per colpa del lassismo mercantile del club, un po’ per colpa di Ancelotti che di lui si fidava ciecamente, è diventato padre e padrone del suo posto al Milan, emblema di un gruppo di grandi giocatori che, da anima del club, stava diventando il male che ne deprimeva risultati e bilanci economici. Negli ultimi cinque anni in rossonero si ricordano le grandi partite dai quarti in su, nella cavalcata della vendetta verso Benitez nel 2007 e un derby giocato da regista nel 2011 alla grande, il derby che tranquillizzò un intero gruppo e lo incanalò verso il diciottesimo scudetto, poche cose insomma, ma non affatto banali.
Persona intelligente, carismatica, ma dall’ego in grado di poter determinare qualsiasi sviluppo: dal trionfo al disastro.
Leggendo qui e là gli animi dei tifosi, mi sono imbattuto in paragoni decisamente avventati con Mourinho, ed è un paragone per me del tutto sbagliato. L’ego di Mourinho è una gigantesca posa teatrale, innalzata al preciso scopo di proteggere i suoi giocatori, attirando su di sé i riflettori. Non è un caso che, Real a parte, molti suoi ex-giocatori di Porto, Chelsea e Inter, ancora adesso sarebbero disposti a seguirlo in capo al mondo. Non un eccezionale tattico, ma un motivatore straordinario, un capopopolo.
L’ego del Clarenzio, invece, è vero, verissimo. Da giocatore non si è mai messo in discussione, nel Milan dell’autunno del 2011 che aveva trovato la quadra e pure il bel gioco con il terzetto Nocerino-Van Bommel-Aquilani, lui convocava in un giorno Gazzetta e Sky per comunicare al mondo che per lui, pure una sola gara in panchina, era una gara di troppo, fottendosene altamente del gruppo e di chi giocava al posto suo.
Mourinho, dopo la legnata presa a Dortmund nella scorsa primavera, avrà trascorso tre notti insonni a riguardarsi la partita, a cercare di capire dove e come fosse stato fregato..
Il buon Seedorf, in una situazione simile, dopo essersi tolto ciabatte e vestaglia da camera alla Hugh Hefner, se ne sarebbe andato tranquillamente a letto, vagamente infastidito dal pensiero di quei * dei suoi giocatori, che avevano perso perché non avevano seguito le sue indicazioni di sicura vittoria.
Il buon Seedorf, durante una drammatica gara della primavera 2012, mentre uno scudetto già vinto stava sfuggendo di mano, infastidito per essere stato sostituito, si rivolse all’intera panchina con tali parole:”da qui alla fine della stagione non contate su di me”, motivo sufficiente per chi scrive, per evitare che a costui venga aperto il cancello di Milanello anche solo per prendersi un caffè, altro che allenare il Milan.
A suo vantaggio ci sarebbe l’essere uomo di Berlusconi sin dall’estate scorsa, uomo che non potrebbe diventare parafulmine, a cui l’onorario dovrebbe fornire materiale per vincere questa scommessa da lui fortemente voluta.
Senza contare che, negli ultimi anni, il rapporto tra lui e Galliani si era deteriorato non poco, al punto che per l’ultimo rinnovo contrattuale l’olandese l’aveva scavalcato, rivolgendosi direttamente ad Arcore. Non avrebbe dunque problemi a fare la medesima cosa nel momento in cui i suoi desiderata sul mercato si traducessero nei consueti scarti del Genoa o in “talenti sicuri” delle scuderie di procuratori che banchettano nella nostra sede sociale. Sarebbe insomma un grimaldello per erodere la gestione in stile mandarino dell’A.D. del Milan e, addirittura, sarebbe il primo che non avrebbe alcun patema d’animo a far notare al boss che con le collezioni di trequartisti non si vincono i campionati.
Questo è quanto insomma: un Milan già colmo di incognite in rosa, e chissà quante ce ne saranno ancora senza i denari aggiusta-bilancio della Champions League la prossima stagione, ripartirà con un’incognita pure in panca, quale che sia delle due illustrate.
Certo che però…ma al buon Jurgen di Dortmund proprio non glielo si può comunicare che il clima di Milano è più o meno lo stesso, i monumenti notevoli, e le sere a casa del boss in Brianza piacevolmente movimentate?
uno che il prossimo allenatore non sarà inzaghi;
due che sarà un allenatore che ora non può subentrare ad Allegri, Seedorf o prandelli. Inzaghi è un uomo di Galliani, (presumibilmente ridimensionato da Barbarella a fine stagione), su Seedorf non ci si può esprimere, ma è vivamente caldeggiato dal nano, prandelli non è male, ma non credo ci porti ad un ciclo vincente è il classico personaggio che ti porta in vetta, ma mai in cima.
Sui nuovi allenatori ho trovato un articolo ben fatto su Diavoltaire:
Bene allegriani (i pochi rimasti mi sa) ed antiallegriani, ci siamo: che sia questione di qualche partita o di un pugno di mesi, che sia un arrivo diretto o mediato da un traghettatore, dal giugno del 2014 sulla panchina del Milan siederà un nuovo tecnico.
Si fermino subito i sognatori: Klopp e la sua zazzera diversamente vera stanno benissimo tra i fumi della Westfalia, Heynckes da bravo pensionato passa le giornate a dare da mangiare ai colombi al parco, i suoi due preferiti li ha chiamati Robben e Ribery, Guardiola a Milano ci viene per fare shopping quando l’abuso bavarese del sandalo col calzino diventa intollerabile, Wenger è determinato a far giocare bene il suo Arsenal, garantendogli per un altro decennio buono lo stesso numero di titoli in bacheca dell’Akragas.
Il nuovo allenatore sarà un milanista, ma siccome sarebbe fin troppo semplice così, il nuovo tecnico diventerà tale per la prima volta o quasi, sedendosi sulla panchina rossonera.
Questa è ancora la scia lunga dell’ormai ultra ventennale “effetto-Capello” : la convinzione in Berlusconi di poter rendere qualcuno allenatore con la sola imposizione delle mani, di risolvere problemucci quali debito pubblico e crescita zero con qualche barzelletta al G-8, di poter rendere donne generose degne di un seggio parlamentare o di uno scranno ministeriale, in quest’ultimo caso con la sola imposizione di qualcos’altro.
I nomi sono due e li sapete: Inzaghi e Seedorf, due esponenti dell’ultimo Milan capace di costruire un ciclo ad alto livello, due che hanno il dente avvelenato con Allegri, due che, in maniere diverse e decisamente poco corrette, già hanno mostrato di non disdegnare di fargli le scarpe in tempi diversi; Inzaghi, dopo addirittura due gare vinte coi ragazzini l’anno scorso, pensò bene di ritenersi pronto e, mandando avanti la frotta di suoi giornalisti amici tra siti e testate varie, si gettò a mo’ di faina su un Milan agonizzante simile a quello di questo periodo, con contorno di rissa sfiorata col Max e riappacificazione televisiva ad opera del ministro della propaganda milanista, Suma.
Seedorf si è limitato a tacere durante il marasma Allegri sì – Allegri no di fine stagione scorsa, salvo poi smentire piccato tramite il suo entourage che ci fosse mai stata una trattativa tra lui e Berlusconi, quando è arrivata la riconferma per il livornese.
Per valutarli, ovviamente, l’unico strumento a disposizione è capire se certe caratteristiche possedute durante la loro vecchia carriera, siano positive e utili per quella nuova.
Vediamo dunque Pippo.
La carriera calcistica del piacentino appare un trionfo deciso della volontà e della determinazione a scapito dei doni di madre natura. Un fisico normale, non particolarmente veloce, con una tecnica di base decisamente rivedibile (Valdano, nel suo libro Il sogno di Futbolandia, lo definisce come “in grado di non dribblare manco una sedia”..),. Eppure, da queste premesse che avrebbero messo in difficoltà un mediano della LegaPro, è uscito fuori uno dei più letali attaccanti in campo internazionale degli ultimi quindici anni. Tra Juve e Milan, dal Bayern Monaco al Manchester United fino alla periferia dell’Europa calcistica, le facce di difensori che si domandavano da dove diamine fosse sbucato quello lì, non si contano.
Nonostante abilità extracalcistiche degne del Borriello attuale, un regime alimentare monastico unito ad una cura maniacale del fisico, gli hanno consentito di superare diversi infortuni brutti, di segnare 12 gol nella cavalcata verso Manchester del 2003, di segnare una doppietta nell’ultima finale vinta nel 2007, di farne un’altra a 37 anni al Real Madrid, di salutare il suo pubblico di San Siro nell’ultima gara in serie A a 39 anni nell’unica maniera possibile per lui: con un gol.
La longevità agonistica , va detto, ha obnubilato negli ultimi anni di carriera la sua capacità di valutazione e di autocritica: lui era ed è davvero convinto che nel Milan di Ibra, di un Pato sano e di un Robinho ancora affidabile, meritasse più spazio. E’ probabile che un anno e mezzo di panchina abbia iniziato ad insegnargli quanto sia difficile gestire un gruppo e fare scelte nell’interesse del medesimo, prova ne sia il fatto che , nell’attuale casino della prima squadra, a differenza dell’anno scorso, lui non abbia messo becco.
Chi frequenta l’allenamento delle giovanili e il Vismara , riferisce che sia maniacale nella ripetizione di schemi e situazioni di gioco, che applichi sui pischelli la medesima filosofia con cui si è autoflagellato per oltre vent’anni di carriera: lavoro lavoro lavoro, entusiasmo e fatica ad ogni sessione d’allenamento.
La magagna risiede nel fatto che Pippo è un uomo di Galliani, da lui è stato piazzato nei ragazzini perché iniziasse un percorso lavorativo come allenatore, a lui dovrebbe essere grato se diventasse allenatore della prima squadra.
Oltre ai noti problemi che sorgono ogni volta in cui non è Berlusconi a spuntarla sul tecnico, cose viste con Tabarez, Zaccheroni e con l’attuale Allegri, ci sarebbe la questione che Inzaghi non metterebbe becco, perché non potrebbe permetterselo, sui modi “bizzarri” dell’ultimo Galliani di fare il mercato minore per tappare le falle, un mercato fatto di consigli di procuratori amici e di giri di giocatori con l’amico Preziosi, una tendenza dannosa tecnicamente e, alla lunga, pure economicamente, che continuerebbe. Va detto che, alla luce dell’ascia di guerra sfoderata dalla Barbara in questo periodo, il ruolo e persino l’eventuale futuro del cravatta gialla nel Milan, è tutto da definirsi.
Passiamo a Clarence Seedorf.
Titolare sin dalla minore età nell’ultimo grande Ajax della storia, campione d’Europa ,ahinoi, a 19 anni, è stato il primo ad abbandonare i canali di Amsterdam, uno dei pochi che si sono riconfermati lontani dalla macchina da guerra di Van Gaal.
Giocatore dotato di mezzi tecnici fuori dal comune e da una personalità che definire debordante sarebbe riduttivo, la sua carriera rossonera può avere come spartiacque il 2006. Se nei primi quattro anni, pur con alti e bassi, è stato uno dei cardini di una squadra che come filosofia offensiva, per i giocatori d’attacco che schierava, era uno schiaffo a qualsiasi Guardiola attuale, dal 2006 in poi, un po’ per colpa del lassismo mercantile del club, un po’ per colpa di Ancelotti che di lui si fidava ciecamente, è diventato padre e padrone del suo posto al Milan, emblema di un gruppo di grandi giocatori che, da anima del club, stava diventando il male che ne deprimeva risultati e bilanci economici. Negli ultimi cinque anni in rossonero si ricordano le grandi partite dai quarti in su, nella cavalcata della vendetta verso Benitez nel 2007 e un derby giocato da regista nel 2011 alla grande, il derby che tranquillizzò un intero gruppo e lo incanalò verso il diciottesimo scudetto, poche cose insomma, ma non affatto banali.
Persona intelligente, carismatica, ma dall’ego in grado di poter determinare qualsiasi sviluppo: dal trionfo al disastro.
Leggendo qui e là gli animi dei tifosi, mi sono imbattuto in paragoni decisamente avventati con Mourinho, ed è un paragone per me del tutto sbagliato. L’ego di Mourinho è una gigantesca posa teatrale, innalzata al preciso scopo di proteggere i suoi giocatori, attirando su di sé i riflettori. Non è un caso che, Real a parte, molti suoi ex-giocatori di Porto, Chelsea e Inter, ancora adesso sarebbero disposti a seguirlo in capo al mondo. Non un eccezionale tattico, ma un motivatore straordinario, un capopopolo.
L’ego del Clarenzio, invece, è vero, verissimo. Da giocatore non si è mai messo in discussione, nel Milan dell’autunno del 2011 che aveva trovato la quadra e pure il bel gioco con il terzetto Nocerino-Van Bommel-Aquilani, lui convocava in un giorno Gazzetta e Sky per comunicare al mondo che per lui, pure una sola gara in panchina, era una gara di troppo, fottendosene altamente del gruppo e di chi giocava al posto suo.
Mourinho, dopo la legnata presa a Dortmund nella scorsa primavera, avrà trascorso tre notti insonni a riguardarsi la partita, a cercare di capire dove e come fosse stato fregato..
Il buon Seedorf, in una situazione simile, dopo essersi tolto ciabatte e vestaglia da camera alla Hugh Hefner, se ne sarebbe andato tranquillamente a letto, vagamente infastidito dal pensiero di quei * dei suoi giocatori, che avevano perso perché non avevano seguito le sue indicazioni di sicura vittoria.
Il buon Seedorf, durante una drammatica gara della primavera 2012, mentre uno scudetto già vinto stava sfuggendo di mano, infastidito per essere stato sostituito, si rivolse all’intera panchina con tali parole:”da qui alla fine della stagione non contate su di me”, motivo sufficiente per chi scrive, per evitare che a costui venga aperto il cancello di Milanello anche solo per prendersi un caffè, altro che allenare il Milan.
A suo vantaggio ci sarebbe l’essere uomo di Berlusconi sin dall’estate scorsa, uomo che non potrebbe diventare parafulmine, a cui l’onorario dovrebbe fornire materiale per vincere questa scommessa da lui fortemente voluta.
Senza contare che, negli ultimi anni, il rapporto tra lui e Galliani si era deteriorato non poco, al punto che per l’ultimo rinnovo contrattuale l’olandese l’aveva scavalcato, rivolgendosi direttamente ad Arcore. Non avrebbe dunque problemi a fare la medesima cosa nel momento in cui i suoi desiderata sul mercato si traducessero nei consueti scarti del Genoa o in “talenti sicuri” delle scuderie di procuratori che banchettano nella nostra sede sociale. Sarebbe insomma un grimaldello per erodere la gestione in stile mandarino dell’A.D. del Milan e, addirittura, sarebbe il primo che non avrebbe alcun patema d’animo a far notare al boss che con le collezioni di trequartisti non si vincono i campionati.
Questo è quanto insomma: un Milan già colmo di incognite in rosa, e chissà quante ce ne saranno ancora senza i denari aggiusta-bilancio della Champions League la prossima stagione, ripartirà con un’incognita pure in panca, quale che sia delle due illustrate.
Certo che però…ma al buon Jurgen di Dortmund proprio non glielo si può comunicare che il clima di Milano è più o meno lo stesso, i monumenti notevoli, e le sere a casa del boss in Brianza piacevolmente movimentate?
Ultima modifica di Kook il Mar Nov 12, 2013 7:13 pm - modificato 2 volte.
Kook- Manchester 2003
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Madonna, ma che voglia hai? Lo dico con stima, anzi scusandomi perché io non leggo, quindi mi pare di frustrare il tuo sforzo.
muccy- Manchester 2003
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Le mie considerazioni "inutili" sono evidenziate in neretto.....il resto è copia e incolla
Kook- Manchester 2003
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Kook, quando citi qualche articolo o lo riporti metti le fonti (l'url insomma )
CaMi- Yokohama 2007
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
Sto malissimo
muccy- Manchester 2003
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Re: EX Allenatore - Massimiliano ALLEGRI
scusate ma oggi ho letto di fretta "allegri fino a dicembre poi sidurf"...cazzo vuol dire ? che senso ha ?
matti81- Bologna 1990
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