Luca Serafini

Ultimamente, mi sa che tu bevi troppa

Stai sereno che e' meglio

Detto da te looooooooooool

questo coglione sarà tristissimo stasera, che cazzo si inventerà per dare contro Torres adesso? ahahaha

"Rami contro la Juve è stato un disastro, ma mai come Bonera in queste prime uscite, dunque “doveva essere titolare a Empoli”."

Pippo aiutaci a capire

Dopo che Fabio Capello volle la “panchina lunga” dato che stavano dilatandosi i calendari del campionato e della Coppa dei Campioni presto ribattezzata Champions League, a nessuno veniva in mente di discuterne le scelte ad ogni partita persa. Un po’ perché non perdeva mai, un po’ perché vinse 4 scudetti in 5 anni, un po’ anche perché il burbero Don Fabio diventava invece sorprendentemente malleabile e ciarliero dopo le sconfitte, o le partite giocate male. Spiegava. Spiegava a fondo e con coraggio. Certo a Monaco quando perse la finale contro il Marsiglia lasciando Gullit in tribuna e Papin in panchina, gli tolsero la pelle, ma era appunto una finale e fu una scelta molto difficile. Riscattata un anno dopo schierando Desailly a centrocampo contro il Barcellona ad Atene. Altri tempi, altra storia, altri nomi. Negli ultimi 2-3 anni francamente facciamo fatica a capire perché ogni volta (purtroppo accade spesso) che le prestazioni non convincono, si scatena il dibattito feroce – spesso un po’ sopra i toni – su chi avrebbe dovuto giocare al posto di chi. Un esercizio inspiegabile e disarmante. Dopo la prima papera è stato linciato Diego Lopez, presto toccherà di nuovo ad Abbiati dopo il flop estivo di Agazzi. Abate era da regalare a pedate a chiunque lo avesse chiesto, oggi è Djalma Santos. De Sciglio era il nuovo Maldini, dopo 4 partite “è meglio Armero”. Rami contro la Juve è stato un disastro, ma mai come Bonera in queste prime uscite, dunque “doveva essere titolare a Empoli”. Con rassegnazione sappiamo già che presto qualcuno invocherà, ahinoi, Mexes non appena Zapata tornerà a fare Zapata (e contro l’Empoli se ne sono viste le avvisaglie). Lo stesso Honda per qualcuno è stato discutibile, ma se non altro ha segnato. Altrimenti meglio Saponara, se sano, ma il solo fatto che non ci sia è già di per sé un grande successo personale.
Abbiamo bisogna di sapere, dalle parole e dal lavoro di Pippo Inzaghi, dove ci sbagliamo e dove abbiamo ragione. Molto difficile capire qualcosa in questo delirio in cui si beatifica e si scortica lo stesso giocatore nel giro di pochi giorni o di poche settimane o al massimo di un paio di mesi. Dopo quella di Antonini 2 anni fa, ora è la testa di Bonera ad essere chiesta dal popolo inferocito. Solo un giocatore da tempo accomuna quasi tutta la critica e la tifoseria: Muntari. Capire perché continui ad essere preferito a Bonaventura una volta, Poli un’altra, Cristante prima, Van Ginkel poi, è difficilissimo, specialmente per chi come noi pensa che già il semplice restare nella rosa del Milan sia per lui francamente un mistero.

Contro Juve ed Empoli è sembrato venire un po’ meno anche quel sacro fuoco che aveva contraddistinto le prime uscite contro Lazio e Parma. Raggiunto il 2-2 grazie a 2 acuti di Torres e Honda ispirati da Abate, al termine di un’ora di (non) gioco in cui l’Empoli aveva sfiorato un paio di volte clamorosamente il terzo gol, un minimo di intraprendenza in più c’è stata, ma il divario nell’atteggiamento tra i primi 180’ e i secondi è apparso una voragine. Il tempo e Inzaghi ci aiuteranno a capire, Pippo per primo si sarà accorto che non si può in pochi mesi trasformare un gruppo di scarsa leadership e personalità in una selva di leoni. La squadra ha bisogno di capire di vivere sempre sulla corda, di dover giocare sempre come l’Atalanta di Sonetti o il Brescia di Mazzone, di lottare e correre 90’+recupero per poter sperare in un risultato e in un piazzamento. Grazie al cielo Menez continua la sua striscia positiva nel rendimento e nell’atteggiamento e Torres ha dato la sensazione di potersi adattare al nostro campionato non appena avrà recuperato la piena condizione. Due felici intuizioni di mercato? Molto più semplicemente due scommesse. Se vinte, saremo i primi a rallegrarcene. Non dimenticando la pochezza del resto del mercato e quindi della squadra, perché poi alla fine il problema è e rimane questo: nell’altalena delle formazioni, delle prestazioni e dei risultati, tra le illusioni dei traguardi europei della società e dei consigli di Berlusconi (una gag così datata che non fa più nemmeno ridere), il lavoro appassionato e paziente che dovrà fare Superpippo, la squadra è modesta. Sia che giochi uno e l’altro stia fuori, sia viceversa. Entrare tra le prime 5 o 6 sarebbe un grande successo, meglio ricordarselo puntualmente ad ogni fischio finale prima di imbrattare muri e bacheche.

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Ma tutto sto papello per difendere i suoi amici Bonera e Antonini (dopo due anni ancora cerca di farcelo rimpiangere neanche fosse stato chissá quale fuoriclasse mentre in realtá era una mezza pippa).

Leggendo il suo ultimo editoriale devo dire che continua a far fatica a rimangiarsi le parole....Anche io ero un detrattore di Honda ma nn posso assolutamente attaccarlo in questo momento anche considerando come lavora e che professionista serio sia...lui invece sempre scettico sempre a rompere i coglioni sulla storia, sul fatto che prima lì c'era Beckham,i confronti col passato e bla bla bla...mah

il secondo beckham in effetti fu un'arma in più

dall'editoriale di oggi....un pezzetto

Sempre a proposito di dichiarazioni lette questa settimana, Silvio Berlusconi ha rilasciato un’intervista estremamente significativa ad Alberto Cerruti della “Gazzetta dello sport”. Sullo stadio nuovo, il presidente del Milan dice di amare San Siro (anche se poi vede Barbara futura presidente, peccato che la figlia lo stadio nuovo ce l’abbia in cima alla lista dei suoi eventuali programmi il giorno in cui qualcuno glieli lasciasse realizzare). Sul mercato di gennaio – quasi spaventato da un’osservazione del collega della rosea – ribadisce che la squadra è già molto competitiva così. Su Roma e Juve dice che il Milan quest’anno ha cambiato più di loro. Su strategie e prospettive, dice di “sognare la finale di Champions del 2016” (!) e di avere in mente nel frattempo una bella sfida il martedì sera a San Siro tra italiani e stranieri milanisti attuali. Sempre nel frattempo, chiarisce, tiferà Inter in Europa. Sui pochi abbonati, risponde che è colpa delle televisioni (almeno come battuta non è male, detta da lui). Su Tevez confessa di non avere rimpianti, mentre sulla cessione di Balotelli chiarisce che nemmeno lo avrebbe voluto. Sui campioni del recente passato, ammette (alleluia) che è stata anche colpa sua se qualcuno è stato lasciato andare via. Su Seedorf manco una sillaba. Sulla cessione del club, avverte che non ci pensa nemmeno “né agli stranieri né a un italiano”. Il passaggio più choccante è relativo all’ennesimo ripianamento del bilancio, “65 milioni”. Eppure avevamo sentito da altre campane che dopo l’epurazione dei big i conti erano a postissimo. Boh.

Le prospettive restano dunque i sogni. E un’avvincente, suggestiva sfida in famiglia nei freddi e nebbiosi martedì sera milanesi. C’era una volta…