Luca Serafini
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Re: Luca Serafini
ormai è diventato un hater a prescindere... ora rimpiange pure antonini-birsa.... avessimo detto gareth bale...
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Re: Luca Serafini
che coglione assurdo mamma mia
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Re: Luca Serafini
dice anche che Allegri nn è buono e che Pato si infortunava sempre perchè faceva le ore piccole...nn come Ambro
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Re: Luca Serafini
sta volta l'articolo mi è piaciuto.
Non mi pare abbia detto cavolate a priori come negli ultimi...
Non mi pare abbia detto cavolate a priori come negli ultimi...
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Re: Luca Serafini
editoriale di oggi
Se qualcuno davvero si aspettava di avere risposte o una confortante controtendenza proprio al Camp Nou, alzi la mano. Non era il posto giusto per rialzare la testa, né valgono granché le critiche sull’“atteggiamento”: contro il Barcellona, anche il Barcellona un po’ invecchiato e indolente di quest’epoca, tutti sono costretti a starsene lì. Anche il Milan di Ibra, Seedorf eccetera suo malgrado era rimasto lì a penare in difesa, salvo mettere fuori la testa con più qualità e portando a casa il risultato. Potremmo obiettare sullo straziante Robinho di nuovo in campo dall’inizio e il vice-Balotelli, Matri, ancora in panchina, ma per il rendimento che stanno avendo Robinho Balotelli e Matri non vale troppo la pena nemmeno discutere di questo. Potremmo, questo sì, sperare che un giorno la fantasia degli arbitri al Camp Nou regali agli avversari un rigore come quelli regalati al Barça in 2 delle ultime 3 occasioni contro il Milan o che i replay dell’Uefa C.L. facciano rivedere, anche solo UNA volta, il gol di Busquets con una ripresa in linea. Ma ci dà fastidio dare ragione a Mourinho, sia pure indirettamente, non essendo intellettualmente prostituiti. Quindi… Quindi oggi venerdì 8 novembre è più serio occuparsi del Chievo, crocevia di una stagione compromessa ancor prima di cominciarla. Perché non fossero bastati i “mercati” del 2012 e del 2013 per prendere a picconate la storia, ci si è messo anche il fato con quel 3° posto di maggio che non solo ha illuso qualcuno la squadra che fosse #ultracompetitiva e #apostocosì, ma non è servito nemmeno per reinvestire i proventi della Champions miracolosamente raggiunta, visto che i soldi per Tevez alla Juve sono arrivati da Boateng allo Schalke e da Matri in rossonero, non dai 30 milioni per la qualificazione. Quindi non è esattamente venerdì 8 novembre nemmeno il giorno giusto per processare la filosofia del club e l’operato di Galliani, bene che vada bisognerà continuare a parlarne (magari con maggiore discrezione) nei prossimi 6 mesi e poi operare a giugno, a bocce ferme. Anche se le bocce del Milan sembrano ferme da mesi e quelle dei tifosi frantumate o crollate per terra. A giugno occorrerà mettere soldi, non necessariamente una montagna, ma mirati alle reali esigenze del campo e non a quelle di Raiola o di Preziosi. A giugno occorrerà mettere idee non volendo più spendere o sprecare caterve di euro, come la Fiorentina di Corvino prima e Pradè adesso per esempio, o la stessa Lazio del tanto sbeffeggiato Lotito che da anni vince più titoli e derby della Roma, o come quei club – insomma – che si autofinanziano spendendo quello che guadagnano, hanno i bilanci a posto, non hanno un’accozzaglia di mezzi giocatori in rosa e soprattutto non hanno bisogno di emiri né di ranking né di brand né (più di tanto) di marketing, settore in cui via Turati continua a eccellere più per la qualità dei ragazzi e le ragazze di quegli uffici che per il fascino recente emanato dal marchio. A giugno occorrerà cuore. Che significa qualche piccolo sacrificio, qualche atto di coraggio, qualche rinuncia (per esempio la rinuncia a Pato per avere Tevez…, quella non la decise Galliani), significa prendere atto davvero di quanto (poco) valga questa squadra, di quanto (poco) feeling abbiano tra loro allenatore e società, di quanto (grande) è il gap da riempire non per raggiungere il Barcellona o il Real Madrid di oggi, ma semplicemente il Milan dell’altroieri. Ai tifosi bisogna dare messaggi che abbiano un seguito: se deve essere il Milan dei giovani, che sia davvero (con tutti i rischi del caso) di Gabriel, Salamon, Vergara, De Sciglio, Cristante, Saponara, Niang, El Shaarawy, i quali peggio di qualcuno che occupa il loro ruolo davvero non possono essere. Se invece avesse l’ambizione di riavvicinarsi al Milan di un tempo, i trentenni titolari non siano soltanto le riserve di Genoa, Juve, Inter, Manchester City o i titolari del Villarreal, del Lilla, della Sampdoria. I bravi osservatori già ci sono, basta dar loro retta. Qualche volta. Le rivoluzioni sulle barricate sono estemporanee e storicamente pericolose, quelle silenziose risultano più durature perché più ponderate. E quelle del calcio si fanno a giugno a mente serena, non a novembre sulle ali delle troppe incazzature.
Se qualcuno davvero si aspettava di avere risposte o una confortante controtendenza proprio al Camp Nou, alzi la mano. Non era il posto giusto per rialzare la testa, né valgono granché le critiche sull’“atteggiamento”: contro il Barcellona, anche il Barcellona un po’ invecchiato e indolente di quest’epoca, tutti sono costretti a starsene lì. Anche il Milan di Ibra, Seedorf eccetera suo malgrado era rimasto lì a penare in difesa, salvo mettere fuori la testa con più qualità e portando a casa il risultato. Potremmo obiettare sullo straziante Robinho di nuovo in campo dall’inizio e il vice-Balotelli, Matri, ancora in panchina, ma per il rendimento che stanno avendo Robinho Balotelli e Matri non vale troppo la pena nemmeno discutere di questo. Potremmo, questo sì, sperare che un giorno la fantasia degli arbitri al Camp Nou regali agli avversari un rigore come quelli regalati al Barça in 2 delle ultime 3 occasioni contro il Milan o che i replay dell’Uefa C.L. facciano rivedere, anche solo UNA volta, il gol di Busquets con una ripresa in linea. Ma ci dà fastidio dare ragione a Mourinho, sia pure indirettamente, non essendo intellettualmente prostituiti. Quindi… Quindi oggi venerdì 8 novembre è più serio occuparsi del Chievo, crocevia di una stagione compromessa ancor prima di cominciarla. Perché non fossero bastati i “mercati” del 2012 e del 2013 per prendere a picconate la storia, ci si è messo anche il fato con quel 3° posto di maggio che non solo ha illuso qualcuno la squadra che fosse #ultracompetitiva e #apostocosì, ma non è servito nemmeno per reinvestire i proventi della Champions miracolosamente raggiunta, visto che i soldi per Tevez alla Juve sono arrivati da Boateng allo Schalke e da Matri in rossonero, non dai 30 milioni per la qualificazione. Quindi non è esattamente venerdì 8 novembre nemmeno il giorno giusto per processare la filosofia del club e l’operato di Galliani, bene che vada bisognerà continuare a parlarne (magari con maggiore discrezione) nei prossimi 6 mesi e poi operare a giugno, a bocce ferme. Anche se le bocce del Milan sembrano ferme da mesi e quelle dei tifosi frantumate o crollate per terra. A giugno occorrerà mettere soldi, non necessariamente una montagna, ma mirati alle reali esigenze del campo e non a quelle di Raiola o di Preziosi. A giugno occorrerà mettere idee non volendo più spendere o sprecare caterve di euro, come la Fiorentina di Corvino prima e Pradè adesso per esempio, o la stessa Lazio del tanto sbeffeggiato Lotito che da anni vince più titoli e derby della Roma, o come quei club – insomma – che si autofinanziano spendendo quello che guadagnano, hanno i bilanci a posto, non hanno un’accozzaglia di mezzi giocatori in rosa e soprattutto non hanno bisogno di emiri né di ranking né di brand né (più di tanto) di marketing, settore in cui via Turati continua a eccellere più per la qualità dei ragazzi e le ragazze di quegli uffici che per il fascino recente emanato dal marchio. A giugno occorrerà cuore. Che significa qualche piccolo sacrificio, qualche atto di coraggio, qualche rinuncia (per esempio la rinuncia a Pato per avere Tevez…, quella non la decise Galliani), significa prendere atto davvero di quanto (poco) valga questa squadra, di quanto (poco) feeling abbiano tra loro allenatore e società, di quanto (grande) è il gap da riempire non per raggiungere il Barcellona o il Real Madrid di oggi, ma semplicemente il Milan dell’altroieri. Ai tifosi bisogna dare messaggi che abbiano un seguito: se deve essere il Milan dei giovani, che sia davvero (con tutti i rischi del caso) di Gabriel, Salamon, Vergara, De Sciglio, Cristante, Saponara, Niang, El Shaarawy, i quali peggio di qualcuno che occupa il loro ruolo davvero non possono essere. Se invece avesse l’ambizione di riavvicinarsi al Milan di un tempo, i trentenni titolari non siano soltanto le riserve di Genoa, Juve, Inter, Manchester City o i titolari del Villarreal, del Lilla, della Sampdoria. I bravi osservatori già ci sono, basta dar loro retta. Qualche volta. Le rivoluzioni sulle barricate sono estemporanee e storicamente pericolose, quelle silenziose risultano più durature perché più ponderate. E quelle del calcio si fanno a giugno a mente serena, non a novembre sulle ali delle troppe incazzature.
trizio81- Yokohama 2007
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Re: Luca Serafini
insomma #dovesonoisoldidellachampions
marcoteddy- Montecarlo 2007
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Re: Luca Serafini
tante e giuste le critiche a galliani,però se lo si vuol paragonare ad altri di altre squadre è bene paragonare anche i risultati,negli ultimi 3 anni solo la juve ha ottenuto più risultati di noi.
ok le critiche ma per ora ispirarsi ad un lotito non mi sembra una grande idea.
ok le critiche ma per ora ispirarsi ad un lotito non mi sembra una grande idea.
lalomba- Atene 1994
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Re: Luca Serafini
Editoriale di oggi palesemente contro Suma
trizio81- Yokohama 2007
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Re: Luca Serafini
dove?
Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Luca Serafini
Mi pare un "contro tutti".
Perchè le dimissioni e l'attaccamento alla cadrega lo hanno in tanti, troppi.
Perchè le dimissioni e l'attaccamento alla cadrega lo hanno in tanti, troppi.
Fabrizinho- Milano 1995
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