Beady Eye
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dany
Stark
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niam
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Re: Beady Eye
sono bravi dal vivo?
dany- Manchester 2003
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Re: Beady Eye
sì in poche parole sono gli oasis senza il palo vestito con la faccia da macellaio degli ultimi tempi
andy è un po' immobile alla chitarra, ormai ha l'atteggiamento da bassista
il bassista nuovo sembra un fan degli oasis ahah
della voce di liam che non sia più quella di una volta si sa ma è in lenta ripresa rispetto al 2008 ma soprattutto al 2005 in cui era pessima
ieri ha cantato davvero bene tra l'altro, sopra gli standard
andy è un po' immobile alla chitarra, ormai ha l'atteggiamento da bassista
il bassista nuovo sembra un fan degli oasis ahah
della voce di liam che non sia più quella di una volta si sa ma è in lenta ripresa rispetto al 2008 ma soprattutto al 2005 in cui era pessima
ieri ha cantato davvero bene tra l'altro, sopra gli standard
niam- Milano 1995
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Re: Beady Eye
Per ora non mi stanno entusiasmando, ma proverò a seguirli, però per me gli Oasis erano un'altra cosa, i fautori del britpop, miglior rock band degli ultimi 20 anni
Stark- Yokohama 2007
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Re: Beady Eye
beh ovvio
ma a livello di live mi mancano solo le canzoni
ovviamente degli oasis
ovviamente cantate da liam
le versioni neolmelodiche le snobbo
in ogni caso liam dimostra sempre di avere due palle così, non c'è niente da fare
ma a livello di live mi mancano solo le canzoni
ovviamente degli oasis
ovviamente cantate da liam
le versioni neolmelodiche le snobbo
in ogni caso liam dimostra sempre di avere due palle così, non c'è niente da fare
niam- Milano 1995
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Re: Beady Eye
ouuuuhhhmm
noel pompa
niam- Milano 1995
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Re: Beady Eye
band completamente inutile e bocciata dopo pochi mesi, spero spariscano.
Demone85- Bologna 1990
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Re: Beady Eye
Liam Gallagher: "Addio agli Oasis
con i Beady Eye oggi sono libero"
Abbiamo incontrato il rocker inglese alla vigilia del concerto della nuova band, l'8 giugno al Saschall. L'album, le passioni, le paure di una star turbolenta. "Questo per me è un nuovo inizio, come avere un figlio da un secondo matrimonio". La versione completa dell'intervista uscita sulle pagine fiorentine di Repubblica.
di FULVIO PALOSCIA
"In questo posto si sono dimenticati di costruire tetto e finestre". Liam Gallagher si aggira nei cunicoli che fanno da camerini all’Arena di Verona, dove è ospite dei Wind Music Awards con la sua nuova band, i Beady Eye: l’8 di giugno saranno dal vivo al Saschall. Nonostante l’afoso e appiccicoso pomeriggio veronese, veste un giubbottone da marinaio di panno pesante; il ciuffo che gli cade sulla fronte nasconde occhi blu profondo ed uno sguardo che smentisce la fama dell’ex Oasis: bizzoso, cattivo, così insolente da mandare su tutte le furie il fratello Noel e determinare lo scioglimento di una delle rock band inglesi più amate degli ultimi venti anni. Macché. Seduto su un divano, in mezzo a posticce statue egizie rimanenza di qualche vecchia Aida, Liam appare gentile, sorridente e curioso come un bambino eccitato dalla prestigiosa location. Un bambino che cerca l’immortalità attraverso la canzone.
L'album Different gear, still speeding è l’opera prima di una band famosa ancora prima di essere nata. Questo ha condizionato il modo di lavorare suo e del gruppo?
"No. Per me è stato come ricominciare, scrivere un nuovo inizio. Certo, la cosa buona è che ci conosciamo tutti, lavoriamo da tempo insieme, praticamente siamo gli ultimo Oasis senza Noel e questo ha senza dubbio facilitato la lavorazione dell’album. D’altronde, saremmo stati troppo vecchi per scegliere nuovi musicisti".
La sua voce è diversa rispetto al passato. Sembra cresciuta, maturata, è più ariosa, non è più prigioniera di codici che sapevano di dèja vu.
"Non è stato un cambiamento volontario o studiato. Mi è venuta così, e credo che questo scarto dipenda dal fatto che stavolta non sono entrato in studio all’ultimo momento per cantare pezzi scritti da un’altra persona, ma ho seguito la lavorazione del disco fin dalla sua gestazione, c’è molta farina del mio sacco, e questo mi ha dato una maggiore consapevolezza. E poi la nostra musica non è solo fottuto rock chitarristico, non dobbiamo rispettare quella la percentuale di rock e di ballate che era alla base degli album degli Oasis, sennò il pubblico s’arrabbiava. Qui andiamo liberi. E ognuno dà il suo contributo".
Come scrive?
"In solitudine. Aspettando che siano la musica e le parole a cercarmi. Dannandomi sui testi soprattutto: sono la cosa più difficile. Per scrivere un pezzo ci metto anche dei mesi. Non è mai buona la prima".
Nelle canzoni di Different gear, still speeding sembra tornare più volte un certo sentimento del tempo.
"C’è la voglia di eternità e la consapevolezza che non si può essere eterni, che prima o poi tutto questo finirà. Però ci saranno le tue canzoni a farti sopravvivere nel cuore della gente. Almeno spero. I pezzi dell’album arrivano tutti dal cuore: c’è una ricerca spirituale, un viaggio all’interno dell’anima".
Che rapporto ha con il passato?
"Se per passato intende gli Oasis, non rinnego niente. Ho voluto bene a quella band, e continuo a volergliene. E non sono cambiato. Lavorare con i Beady Eye è come avere avuto un figlio da un’altra moglie. Se invece intende la vita trascorsa, ne sono il prodotto, ma guardo avanti".
Molti hanno definito il vostro album "vintage".
"Mica mi offendo, anzi, ne sono felice. Gli anni Sessanta e Settanta sono stati il periodo migliore per il rock. Diciamo cose rivolte alla gente d’oggi con un suono che sa di passato".
Negli anni Novanta la sua città, Manchester, fu terreno di felice incontro tra rock e suoni elettronici, dance, con gruppi come Stone Roses e Happy Mondays. Lei però è sempre rimasto indenne da quel tipo di commistione.
"A me piacciono il rock fatto dalle chitarre. La mia voce su una base elettronica fa letteralmente schifo. Produce lo stesso effetto di un gelato farcito di patatine fritte".
Un pezzo dell’album s’intitola Beatles and Stones.
"Sono i due punti fermi della mia vita, due gruppi che ascolto ancora oggi, legandoli a miei modi d’essere: ci sono giorni in cui mi sento Beatle, altri in cui preferisco essere Stone. Il bello di queste due band che hanno avuto successo senza mai perdere di vista la qualità. Avrei voluto essere uno di loro. E mi piacerebbe che un giovane rocker, fra trent’anni, dicesse: avrei voluto essere un Beady Eye. Sto lavorando per questo. Per entrare nella storia. Oggi se ascolti le radio non senti più canzoni come quelle di quarant’anni fa, gli Who, i Kinks, quelle cose lì. Ma solo robaccia".
E a proposito di questo, lei non ha mai risparmiato critiche feroci sui gruppi di oggi. I Radiohead, ad esempio.
"L’ho detto e lo ripeto: King of Limbs fa schifo. Ma tanto è inutile: qualunque cosa faccia Thom Yorke, la critica lo premia con le cinque stelle".
Lei teme la critica?
"A me basta che la nostra musica piaccia alla gente, e che sia il risultato di ciò che vogliamo fare. Se poi la stampa ha qualcosa da ridire, faccia pure. S'ingegnino pure a trovare citazioni, rifarimenti, scopiazzature. La vita è troppo breve per fare roba che soddisfi i Soloni della musica".
Non ha mai nascosto la sua venerazione per John Lennon, fino a chiamare Lennon uno dei suoi figli. Cosa le piace di lui?
"Il naso. Scherzi a parte, adoro la sua voce: quando canta, quando parla, quando sussurra, quando grida. Mi piace il suo modo d’intendere la vita, la scrittura".
Ha mai avuto paura di finire vittima del fanatismo?
"L’unico mio terrore è morire dal ridere per il solletico. Una tortura bella e buona. Non credo che sulla faccia della terra ci sia una persona, una sola, disposta a spararmi. E poi John non è mica morto. Vivrà sempre finché ci sarà chi lo ricorderà, chi canterà le sue canzoni, chi gli renderà omaggio".
In effetti il primo singolo del vostro album, The roller, sembra un plagio di Instant Karma.
"Macché. E’ un omaggio. Appunto".
A che punto è il film che sta producendo sulla Apple Corps, l’azienda dei Beatles che fu etichetta, casa di produzione di film, casa editrice?
"Non mi piace la parola produttore, non mi si confà. Ho semplicemente avuto un’idea: fare un film su questo aspetto dei Fab Four. E voglio che sia l’opera cinematografica più bella su di loro. Un monumento. Ovviamente".
http://firenze.repubblica.it/
con i Beady Eye oggi sono libero"
Abbiamo incontrato il rocker inglese alla vigilia del concerto della nuova band, l'8 giugno al Saschall. L'album, le passioni, le paure di una star turbolenta. "Questo per me è un nuovo inizio, come avere un figlio da un secondo matrimonio". La versione completa dell'intervista uscita sulle pagine fiorentine di Repubblica.
di FULVIO PALOSCIA
"In questo posto si sono dimenticati di costruire tetto e finestre". Liam Gallagher si aggira nei cunicoli che fanno da camerini all’Arena di Verona, dove è ospite dei Wind Music Awards con la sua nuova band, i Beady Eye: l’8 di giugno saranno dal vivo al Saschall. Nonostante l’afoso e appiccicoso pomeriggio veronese, veste un giubbottone da marinaio di panno pesante; il ciuffo che gli cade sulla fronte nasconde occhi blu profondo ed uno sguardo che smentisce la fama dell’ex Oasis: bizzoso, cattivo, così insolente da mandare su tutte le furie il fratello Noel e determinare lo scioglimento di una delle rock band inglesi più amate degli ultimi venti anni. Macché. Seduto su un divano, in mezzo a posticce statue egizie rimanenza di qualche vecchia Aida, Liam appare gentile, sorridente e curioso come un bambino eccitato dalla prestigiosa location. Un bambino che cerca l’immortalità attraverso la canzone.
L'album Different gear, still speeding è l’opera prima di una band famosa ancora prima di essere nata. Questo ha condizionato il modo di lavorare suo e del gruppo?
"No. Per me è stato come ricominciare, scrivere un nuovo inizio. Certo, la cosa buona è che ci conosciamo tutti, lavoriamo da tempo insieme, praticamente siamo gli ultimo Oasis senza Noel e questo ha senza dubbio facilitato la lavorazione dell’album. D’altronde, saremmo stati troppo vecchi per scegliere nuovi musicisti".
La sua voce è diversa rispetto al passato. Sembra cresciuta, maturata, è più ariosa, non è più prigioniera di codici che sapevano di dèja vu.
"Non è stato un cambiamento volontario o studiato. Mi è venuta così, e credo che questo scarto dipenda dal fatto che stavolta non sono entrato in studio all’ultimo momento per cantare pezzi scritti da un’altra persona, ma ho seguito la lavorazione del disco fin dalla sua gestazione, c’è molta farina del mio sacco, e questo mi ha dato una maggiore consapevolezza. E poi la nostra musica non è solo fottuto rock chitarristico, non dobbiamo rispettare quella la percentuale di rock e di ballate che era alla base degli album degli Oasis, sennò il pubblico s’arrabbiava. Qui andiamo liberi. E ognuno dà il suo contributo".
Come scrive?
"In solitudine. Aspettando che siano la musica e le parole a cercarmi. Dannandomi sui testi soprattutto: sono la cosa più difficile. Per scrivere un pezzo ci metto anche dei mesi. Non è mai buona la prima".
Nelle canzoni di Different gear, still speeding sembra tornare più volte un certo sentimento del tempo.
"C’è la voglia di eternità e la consapevolezza che non si può essere eterni, che prima o poi tutto questo finirà. Però ci saranno le tue canzoni a farti sopravvivere nel cuore della gente. Almeno spero. I pezzi dell’album arrivano tutti dal cuore: c’è una ricerca spirituale, un viaggio all’interno dell’anima".
Che rapporto ha con il passato?
"Se per passato intende gli Oasis, non rinnego niente. Ho voluto bene a quella band, e continuo a volergliene. E non sono cambiato. Lavorare con i Beady Eye è come avere avuto un figlio da un’altra moglie. Se invece intende la vita trascorsa, ne sono il prodotto, ma guardo avanti".
Molti hanno definito il vostro album "vintage".
"Mica mi offendo, anzi, ne sono felice. Gli anni Sessanta e Settanta sono stati il periodo migliore per il rock. Diciamo cose rivolte alla gente d’oggi con un suono che sa di passato".
Negli anni Novanta la sua città, Manchester, fu terreno di felice incontro tra rock e suoni elettronici, dance, con gruppi come Stone Roses e Happy Mondays. Lei però è sempre rimasto indenne da quel tipo di commistione.
"A me piacciono il rock fatto dalle chitarre. La mia voce su una base elettronica fa letteralmente schifo. Produce lo stesso effetto di un gelato farcito di patatine fritte".
Un pezzo dell’album s’intitola Beatles and Stones.
"Sono i due punti fermi della mia vita, due gruppi che ascolto ancora oggi, legandoli a miei modi d’essere: ci sono giorni in cui mi sento Beatle, altri in cui preferisco essere Stone. Il bello di queste due band che hanno avuto successo senza mai perdere di vista la qualità. Avrei voluto essere uno di loro. E mi piacerebbe che un giovane rocker, fra trent’anni, dicesse: avrei voluto essere un Beady Eye. Sto lavorando per questo. Per entrare nella storia. Oggi se ascolti le radio non senti più canzoni come quelle di quarant’anni fa, gli Who, i Kinks, quelle cose lì. Ma solo robaccia".
E a proposito di questo, lei non ha mai risparmiato critiche feroci sui gruppi di oggi. I Radiohead, ad esempio.
"L’ho detto e lo ripeto: King of Limbs fa schifo. Ma tanto è inutile: qualunque cosa faccia Thom Yorke, la critica lo premia con le cinque stelle".
Lei teme la critica?
"A me basta che la nostra musica piaccia alla gente, e che sia il risultato di ciò che vogliamo fare. Se poi la stampa ha qualcosa da ridire, faccia pure. S'ingegnino pure a trovare citazioni, rifarimenti, scopiazzature. La vita è troppo breve per fare roba che soddisfi i Soloni della musica".
Non ha mai nascosto la sua venerazione per John Lennon, fino a chiamare Lennon uno dei suoi figli. Cosa le piace di lui?
"Il naso. Scherzi a parte, adoro la sua voce: quando canta, quando parla, quando sussurra, quando grida. Mi piace il suo modo d’intendere la vita, la scrittura".
Ha mai avuto paura di finire vittima del fanatismo?
"L’unico mio terrore è morire dal ridere per il solletico. Una tortura bella e buona. Non credo che sulla faccia della terra ci sia una persona, una sola, disposta a spararmi. E poi John non è mica morto. Vivrà sempre finché ci sarà chi lo ricorderà, chi canterà le sue canzoni, chi gli renderà omaggio".
In effetti il primo singolo del vostro album, The roller, sembra un plagio di Instant Karma.
"Macché. E’ un omaggio. Appunto".
A che punto è il film che sta producendo sulla Apple Corps, l’azienda dei Beatles che fu etichetta, casa di produzione di film, casa editrice?
"Non mi piace la parola produttore, non mi si confà. Ho semplicemente avuto un’idea: fare un film su questo aspetto dei Fab Four. E voglio che sia l’opera cinematografica più bella su di loro. Un monumento. Ovviamente".
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DevilRudy- Barcellona 1989
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Re: Beady Eye
lo snobbo, non leggo nemmeno queste sciocchezze.
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Re: Beady Eye
adesso su iTunes c'è il loro concerto in diretta
DevilRudy- Barcellona 1989
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Re: Beady Eye
demone strateso già collegato immagino
Giannino- Yokohama 2007
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