Topic Politico
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Re: Topic Politico
È giusto giudicare un Paese solo per il debito pubblico? Se la formula cambia l'Italia batte Francia e Inghilterra ed è vicina alla Germania
L'Italia ha il più alto debito pubblico dell'Europa con una percentuale del 120% del Pil che dovrebbe peggiorare al 127% nel 2013.
Sulla scia di questo parametro solo il Giappone è messo peggio con un debito pubblico/Pil al 236%.
Certo, i (quasi) 2mila miliardi di debito del Tesoro (tanto nei confronti di investitori italiani che stranieri) in rapporto a un Prodotto interno lordo di 1.580 miliardi (fine 2011) indicano che l'Italia utilizza eccessivamente la leva finanziaria. E che è costretta a trasformare l'avanzo primario in disavanzo a causa dello scotto degli alti interessi su quel debito (che quest'anno potrebbero raggiungere il picco a quota 90 miliardi). Un tallone d'Achille che rende l'economia italiana fragile e, più vulnerabile di altri Paesi, quando la speculazione entra in azione.
Restando però nell'universo rosso del debito siamo proprio sicuri che il debito pubblico/Pil sia l'unico parametro da guardare quando si tratta di far quadrare i conti per Bruxelles? I dubbi nascono se al debito accumulato dallo Stato (fagocitato da decenni di gestione poco lodevole delle finanze statali nel caso dell'Italia) si associano i debiti degli altri attori che entrano inevitabilmente in gioco nell'economia di un Paese: le famiglie e le imprese (guarda la classifica del debito complessivo di Usa, Paesi Ue e Giappone).
Bene, se teniamo conto di questi fattori, la situazione si ribalta e l'allarme che da mesi suona sull'Italia si attenua. La nuova classifica
(quella che tiene conto del debito complessivo tra gli attori di un Paese) vede sempre il Giappone al primo posto (con un debito totale pari al 471% del Pil) ma l'Italia (con un debito totale pari al 315%) decisamente più in basso. Secondo questa classifica l'economia italiana è più in salute di quella della Gran Bretagna (debito totale pari al 466%del Pil), Spagna (366%) e persino Francia (323%). E gli Stati Uniti e la Germania (che oggi beneficiano di tassi di interesse sul debito praticamente azzerati a livello reale essendo considerati dei rifugi eccellenti per gli investitori nelle fasi di burrasca) sono vicinissimi all'Italia con un indebitamento del sistema-Paese rispettivamente del 296% e del 285%.
Riepilogando, quindi, l'analisi del debito aggregato indica che l'Italia è messa meglio della Francia e non distante dalla Germania. Senza dimenticare che l'Italia è anche il Paese il cui valore attualizzato del debito pensionistico è il più basso d'Europa e secondo al mondo dopo la Corea del Sud (anche tenendo conto degli esodati).
E allora, perché i mercati continuano a tenere l'Italia in apprensione, confinandola su una posizione di rischio vicina a quella della Spagna? Quanto contano questi dati e come mai non vengono considerati (o lo vengono poco) dai mercati finanziari e dalle istituzioni europee? Perché Stati Uniti e Inghilterra, in questo mondo di quantitative easing, pagano tassi di interesse nettamente più bassi rispetto all'Italia? E perché Parigi finanzia il suo debito al 2% (tasso a 10 anni) contro il 5,15% che paga Roma?
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-10-11/giusto-giudicare-paese-solo-115806.shtml?uuid=AbCV5grG
L'Italia ha il più alto debito pubblico dell'Europa con una percentuale del 120% del Pil che dovrebbe peggiorare al 127% nel 2013.
Sulla scia di questo parametro solo il Giappone è messo peggio con un debito pubblico/Pil al 236%.
Certo, i (quasi) 2mila miliardi di debito del Tesoro (tanto nei confronti di investitori italiani che stranieri) in rapporto a un Prodotto interno lordo di 1.580 miliardi (fine 2011) indicano che l'Italia utilizza eccessivamente la leva finanziaria. E che è costretta a trasformare l'avanzo primario in disavanzo a causa dello scotto degli alti interessi su quel debito (che quest'anno potrebbero raggiungere il picco a quota 90 miliardi). Un tallone d'Achille che rende l'economia italiana fragile e, più vulnerabile di altri Paesi, quando la speculazione entra in azione.
Restando però nell'universo rosso del debito siamo proprio sicuri che il debito pubblico/Pil sia l'unico parametro da guardare quando si tratta di far quadrare i conti per Bruxelles? I dubbi nascono se al debito accumulato dallo Stato (fagocitato da decenni di gestione poco lodevole delle finanze statali nel caso dell'Italia) si associano i debiti degli altri attori che entrano inevitabilmente in gioco nell'economia di un Paese: le famiglie e le imprese (guarda la classifica del debito complessivo di Usa, Paesi Ue e Giappone).
Bene, se teniamo conto di questi fattori, la situazione si ribalta e l'allarme che da mesi suona sull'Italia si attenua. La nuova classifica
(quella che tiene conto del debito complessivo tra gli attori di un Paese) vede sempre il Giappone al primo posto (con un debito totale pari al 471% del Pil) ma l'Italia (con un debito totale pari al 315%) decisamente più in basso. Secondo questa classifica l'economia italiana è più in salute di quella della Gran Bretagna (debito totale pari al 466%del Pil), Spagna (366%) e persino Francia (323%). E gli Stati Uniti e la Germania (che oggi beneficiano di tassi di interesse sul debito praticamente azzerati a livello reale essendo considerati dei rifugi eccellenti per gli investitori nelle fasi di burrasca) sono vicinissimi all'Italia con un indebitamento del sistema-Paese rispettivamente del 296% e del 285%.
Riepilogando, quindi, l'analisi del debito aggregato indica che l'Italia è messa meglio della Francia e non distante dalla Germania. Senza dimenticare che l'Italia è anche il Paese il cui valore attualizzato del debito pensionistico è il più basso d'Europa e secondo al mondo dopo la Corea del Sud (anche tenendo conto degli esodati).
E allora, perché i mercati continuano a tenere l'Italia in apprensione, confinandola su una posizione di rischio vicina a quella della Spagna? Quanto contano questi dati e come mai non vengono considerati (o lo vengono poco) dai mercati finanziari e dalle istituzioni europee? Perché Stati Uniti e Inghilterra, in questo mondo di quantitative easing, pagano tassi di interesse nettamente più bassi rispetto all'Italia? E perché Parigi finanzia il suo debito al 2% (tasso a 10 anni) contro il 5,15% che paga Roma?
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-10-11/giusto-giudicare-paese-solo-115806.shtml?uuid=AbCV5grG
Ultima modifica di Spirit of Saint Louis il Gio Ott 11, 2012 9:31 pm - modificato 2 volte.
Spirit of Saint Louis- Yokohama 2007
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Re: Topic Politico
ma perchéPerSempreConTe ha scritto:la Consulta boccia il taglio dei maxi stipendi dei manager della PA... che schifo che fanno dio mio... un mitra e farli fuori tutti.
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Re: Topic Politico
dannati siti con l'interlinea, ogni volta devo riordinare tutto
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Re: Topic Politico
"la legge è uguale per tutti" dicono...quindi chiunque guadagni una cifra deve pagare le stesse tasse, pubblico o privati che sia...a sto punto gli riducano lo stipendio e fanculoCaMi ha scritto:ma perchéPerSempreConTe ha scritto:la Consulta boccia il taglio dei maxi stipendi dei manager della PA... che schifo che fanno dio mio... un mitra e farli fuori tutti.
Mattia80- Yokohama 2007
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Re: Topic Politico
cmq andrebbe assaltata sta corte costituzionale dei miei coglioni...bastardi
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Re: Topic Politico
Mattia80 ha scritto:"la legge è uguale per tutti" dicono...quindi chiunque guadagni una cifra deve pagare le stesse tasse, pubblico o privati che sia...a sto punto gli riducano lo stipendio e fanculoCaMi ha scritto:ma perchéPerSempreConTe ha scritto:la Consulta boccia il taglio dei maxi stipendi dei manager della PA... che schifo che fanno dio mio... un mitra e farli fuori tutti.
la legge è uguale per tutti
le caste come al solito si fanno forza tra di loro...
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Re: Topic Politico
Polizze e mutui, sgravi solo per 570 euro
Meno detrazioni già sui redditi di quest'anno, ma le nuove aliquote da gennaio
ROMA - Non più di 570 euro l'anno. Sarà questo il limite massimo dello "sconto" sulle imposte che i contribuenti più ricchi, quelli che dichiarano più di 15 mila euro l'anno, potranno ottenere con le detrazioni fiscali del 19% dopo l'introduzione del tetto di 3mila euro fissato dal governo con la nuova Legge di Stabilità. Dal tetto saranno escluse le detrazioni per i familiari a carico, per i redditi da lavoro dipendente o pensione, quelle legate alle spese sanitarie, alle locazioni e quelle del 36 e 55% relative alle ristrutturazioni edilizie (GUARDA: i nuovi sgravi fiscali). Per molti cittadini sarà comunque una bella batosta. Che peserà già sulla prossima dichiarazione, ovvero sui redditi 2012. Invece il taglio di un punto delle prime due aliquote Irpef scatterà dal prossimo gennaio, quindi sui redditi 2013, anche se il testo della manovra approvata martedì dal Consiglio dei ministri non è stato ancora diffuso.
Alla riduzione dei benefici fiscali dovuta al tetto di 3mila euro, per i redditi più alti, si sommano anche gli effetti negativi della nuova franchigia "universale" di 250 euro introdotta su alcune deduzioni e sulle detrazioni del 19%, comprese, questa volta, anche quelle relative alle spese mediche. A conti fatti è questa la misura che peserà di più sulle tasche dei contribuenti: secondo le stime dei tecnici del governo la franchigia dovrebbe assicurare nel 2013 un maggior gettito di 1,7 miliardi di euro, il tetto alle detrazioni solo 300 milioni. Due miliardi di euro in tutto che dal 2014, per il venir meno del gioco degli acconti e dei saldi che gonfierà il gettito del primo anno, si stabilizzerà sugli 1,2 miliardi.
Nel mirino
Un testo definitivo delle nuove norme fiscali non c'è ancora, ma secondo fonti concordanti, le deduzioni dal reddito imponibile che d'ora in avanti saranno soggette alla franchigia dei 250 euro (solo nel caso dei redditi superiori a 15 mila euro) sono quelle previste dall'articolo 10 del Testo Unico delle imposte sui redditi (per la precisione quelle indicate dal comma 1, lettere a, b, c, d, e-ter, f, g, h, l-bis, l-ter, l-quater). Ovvero le deduzioni relative alle spese per le adozioni internazionali, alle spese mediche e di assistenza nei casi di invalidità grave e permanente, all'assegno al coniuge divorziato o separato (fatta eccezione per quelle di mantenimento dei figli), alle erogazioni liberali a favore delle università, degli enti di ricerca, delle organizzazioni non governative, dei parchi nazionali e regionali.
Tutte queste spese potranno essere portate in deduzione dall'imponibili ciascuna per la sola quota che eccede i 250 euro, mentre restano in vigore i tetti massimi di deducibilità di alcune di queste spese. Ad esempio, per i contributi a favore delle organizzazioni non governative resterà anche il limite massimo rappresentato dal 2% del reddito complessivo dichiarato. Così come per le adozioni internazionali resta fermo il tetto massimo della deduzione, pari al 50% della spesa sostenuta.
I limiti del reddito
Nel mirino del fisco entrano tutte le detrazioni "minori" di cui godono i contribuenti con oltre 15 mila euro di reddito, alle quali sarà applicata la franchigia universale e che concorreranno pure al raggiungimento del tetto dei 3 mila euro. Gli sconti fiscali oggetto della misura sono quelli previsti dall'articolo 15 dello stesso Testo Unico. E cioè le detrazioni del 19% sugli interessi pagati sui mutui per l'acquisto, la ristrutturazione e la costruzione della prima casa, sulle spese sostenute per le assicurazioni sulla vita, per l'istruzione, per i funerali, per gli addetti all'assistenza personale (le badanti), le attività sportive dei figli, le spese relative all'intermediazione delle agenzie immobiliari, le erogazioni alle onlus.
Tetto e franchigia
Alle spese sanitarie si applicherà la nuova franchigia dei 250 euro, che di fatto raddoppia rispetto ai 129,11 attuali, ma queste non concorreranno al raggiungimento del tetto dei 3 mila euro. In alcuni casi la nuova franchigia farà scomparire del tutto le detrazioni del 19%. Come quelle per la palestra dei figli minorenni: il limite della spesa detraibile al 19% era di 210 euro, sotto la franchigia. Lo sconto dunque sparisce, a meno che non si abbiano due o più figli. Restano in vigore, per tutte le detrazioni che concorrono al tetto, anche i limiti massimi della spesa scomputabile dall'imposta (per le erogazioni alle onlus e alle università, ad esempio restano i 2.065 euro). Il tetto dei 4 mila euro per le spese detraibili relative al mutuo casa sarà ricondotto a quello complessivo dei 3 mila euro, del quale però potrà usufruire ciascun coniuge se il mutuo è cointestato. In ogni caso il tetto dei 3 mila euro dovrà essere calcolato sull'importo delle spesa portate in detrazione, sottratta per ciascuna di queste la franchigia.
www.corriere.it
ma che figli di troia... ti danno lo zuccherino con l'abbassamento dell'irpef di 1 punto che in pratica ti da un 200 euro all'anno e poi ti aumentano l'iva e ti diminuiscono quello che puoi detrarre dal 730 (mutuo in primis) ... in pratica la prendiamo ancora in culo in modo clamoroso
Meno detrazioni già sui redditi di quest'anno, ma le nuove aliquote da gennaio
ROMA - Non più di 570 euro l'anno. Sarà questo il limite massimo dello "sconto" sulle imposte che i contribuenti più ricchi, quelli che dichiarano più di 15 mila euro l'anno, potranno ottenere con le detrazioni fiscali del 19% dopo l'introduzione del tetto di 3mila euro fissato dal governo con la nuova Legge di Stabilità. Dal tetto saranno escluse le detrazioni per i familiari a carico, per i redditi da lavoro dipendente o pensione, quelle legate alle spese sanitarie, alle locazioni e quelle del 36 e 55% relative alle ristrutturazioni edilizie (GUARDA: i nuovi sgravi fiscali). Per molti cittadini sarà comunque una bella batosta. Che peserà già sulla prossima dichiarazione, ovvero sui redditi 2012. Invece il taglio di un punto delle prime due aliquote Irpef scatterà dal prossimo gennaio, quindi sui redditi 2013, anche se il testo della manovra approvata martedì dal Consiglio dei ministri non è stato ancora diffuso.
Alla riduzione dei benefici fiscali dovuta al tetto di 3mila euro, per i redditi più alti, si sommano anche gli effetti negativi della nuova franchigia "universale" di 250 euro introdotta su alcune deduzioni e sulle detrazioni del 19%, comprese, questa volta, anche quelle relative alle spese mediche. A conti fatti è questa la misura che peserà di più sulle tasche dei contribuenti: secondo le stime dei tecnici del governo la franchigia dovrebbe assicurare nel 2013 un maggior gettito di 1,7 miliardi di euro, il tetto alle detrazioni solo 300 milioni. Due miliardi di euro in tutto che dal 2014, per il venir meno del gioco degli acconti e dei saldi che gonfierà il gettito del primo anno, si stabilizzerà sugli 1,2 miliardi.
Nel mirino
Un testo definitivo delle nuove norme fiscali non c'è ancora, ma secondo fonti concordanti, le deduzioni dal reddito imponibile che d'ora in avanti saranno soggette alla franchigia dei 250 euro (solo nel caso dei redditi superiori a 15 mila euro) sono quelle previste dall'articolo 10 del Testo Unico delle imposte sui redditi (per la precisione quelle indicate dal comma 1, lettere a, b, c, d, e-ter, f, g, h, l-bis, l-ter, l-quater). Ovvero le deduzioni relative alle spese per le adozioni internazionali, alle spese mediche e di assistenza nei casi di invalidità grave e permanente, all'assegno al coniuge divorziato o separato (fatta eccezione per quelle di mantenimento dei figli), alle erogazioni liberali a favore delle università, degli enti di ricerca, delle organizzazioni non governative, dei parchi nazionali e regionali.
Tutte queste spese potranno essere portate in deduzione dall'imponibili ciascuna per la sola quota che eccede i 250 euro, mentre restano in vigore i tetti massimi di deducibilità di alcune di queste spese. Ad esempio, per i contributi a favore delle organizzazioni non governative resterà anche il limite massimo rappresentato dal 2% del reddito complessivo dichiarato. Così come per le adozioni internazionali resta fermo il tetto massimo della deduzione, pari al 50% della spesa sostenuta.
I limiti del reddito
Nel mirino del fisco entrano tutte le detrazioni "minori" di cui godono i contribuenti con oltre 15 mila euro di reddito, alle quali sarà applicata la franchigia universale e che concorreranno pure al raggiungimento del tetto dei 3 mila euro. Gli sconti fiscali oggetto della misura sono quelli previsti dall'articolo 15 dello stesso Testo Unico. E cioè le detrazioni del 19% sugli interessi pagati sui mutui per l'acquisto, la ristrutturazione e la costruzione della prima casa, sulle spese sostenute per le assicurazioni sulla vita, per l'istruzione, per i funerali, per gli addetti all'assistenza personale (le badanti), le attività sportive dei figli, le spese relative all'intermediazione delle agenzie immobiliari, le erogazioni alle onlus.
Tetto e franchigia
Alle spese sanitarie si applicherà la nuova franchigia dei 250 euro, che di fatto raddoppia rispetto ai 129,11 attuali, ma queste non concorreranno al raggiungimento del tetto dei 3 mila euro. In alcuni casi la nuova franchigia farà scomparire del tutto le detrazioni del 19%. Come quelle per la palestra dei figli minorenni: il limite della spesa detraibile al 19% era di 210 euro, sotto la franchigia. Lo sconto dunque sparisce, a meno che non si abbiano due o più figli. Restano in vigore, per tutte le detrazioni che concorrono al tetto, anche i limiti massimi della spesa scomputabile dall'imposta (per le erogazioni alle onlus e alle università, ad esempio restano i 2.065 euro). Il tetto dei 4 mila euro per le spese detraibili relative al mutuo casa sarà ricondotto a quello complessivo dei 3 mila euro, del quale però potrà usufruire ciascun coniuge se il mutuo è cointestato. In ogni caso il tetto dei 3 mila euro dovrà essere calcolato sull'importo delle spesa portate in detrazione, sottratta per ciascuna di queste la franchigia.
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ma che figli di troia... ti danno lo zuccherino con l'abbassamento dell'irpef di 1 punto che in pratica ti da un 200 euro all'anno e poi ti aumentano l'iva e ti diminuiscono quello che puoi detrarre dal 730 (mutuo in primis) ... in pratica la prendiamo ancora in culo in modo clamoroso
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Re: Topic Politico
Bocciati i tagli per giudici e manager
La motivazione: «Lo scatto automatico della retribuzione è per le toghe garanzia d'indipendenza»
La Consulta salva gli stipendi oltre i 90 mila euro nella pubblica amministrazione
ROMA - La Corte costituzionale salva dai tagli gli stipendi dei magistrati e dei «Paperoni» della Pubblica amministrazione, quei dipendenti pubblici con un reddito superiore ai 90 mila euro. «Violazione del principio di uguaglianza» per tutti i dirigenti pubblici rispetto ai privati. E «limiti tracciati dalla giurisprudenza di questa Corte irragionevolmente oltrepassati» per i magistrati, per i quali l'adeguamento automatico triennale dello stipendio è garanzia di indipendenza, non avendo le toghe nessun altro strumento contrattuale. Queste in sintesi le motivazioni con le quali la Corte ha bocciato il contributo di solidarietà introdotto l'anno scorso dal governo Berlusconi (ministro del Tesoro Tremonti).
Secondo la Consulta, il decreto numero 78 del 2010 è illegittimo nella parte in cui riduce del 5%, fino al 31 dicembre 2013, la retribuzione dei singoli dipendenti tra 90 mila e 150 mila euro, e del 10% la parte eccedente i 150 mila euro. La violazione dell'articolo 3 della Costituzione si è realizzata rispetto agli altri dipendenti che guadagnano sotto questo tetto, ma soprattutto rispetto ai dipendenti privati. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato lo «sconcerto dei cittadini pur in presenza di una sentenza ineccepibile dal punto di vista del diritto: un cittadino non capisce perché per gli esodati non si trova una soluzione ma si interviene per annullare una decisione presa dal governo per limitare gli stipendi dei manager pubblici».
La sentenza riguarda 26.472 tra dipendenti e manager (tra cui 10 mila medici) per un ammontare di circa 23 milioni l'anno. Il governo Monti ne dovrà tenere subito conto «correggendo» la legge di stabilità per il 2013 approvata martedì dal Consiglio dei ministri. Il segretario di Magistratura indipendente, Cosimo Ferri, sostiene anche che «il ministro dell'Economia deve restituire ai magistrati ciò che è stato coattivamente prelevato con le precedenti manovre finanziarie. Non ci sono altre strade». «Grande soddisfazione» dell'Unadis, l'Unione nazionale dei dirigenti dello Stato. «Quello che né il governo Berlusconi né il governo Monti hanno voluto ammettere - ha affermato il segretario generale Barbara Casagrande - ci viene riconosciuto dal supremo giudice delle leggi: magistrati, prefetti e dirigenti pubblici non devono essere i soli a pagare i conti della crisi».
«Adesso si elimini subito la prosecuzione del taglio, annunciata nel disegno di legge di stabilità fino al 2014, e si restituiscano le somme indebitamente sottratte» chiede Massimo Cozza, segretario Fp-Cgil Medici. A sollevare le pregiudiziali di costituzionalità erano stati i Tar di undici Regioni: Campania, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Veneto, Umbria, Sardegna, Liguria, Calabria, Emilia Romagna e Lombardia.
«La legge prevede - spiega la Corte nella sua decisione di 63 pagine - che le retribuzioni dei magistrati ordinari, di quelli del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti, della Giustizia militare e degli avvocati e procuratori dello Stato vengano adeguate automaticamente ogni triennio in percentuale (calcolata dall'Istat) alla media degli incrementi degli altri dipendenti pubblici. Attraverso questo meccanismo, la legge «ha messo al riparo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura da qualsiasi forma di interferenza», che potrebbe avvenire «attraverso una dialettica contrattualistica». Ciò non significa, afferma la Consulta, che in caso di gravi congiunture economiche vi possano essere deroghe e limitazioni (come avvenuto per la crisi del 1992), ma a certe condizioni. In particolare il «sacrificio» non deve essere «irragionevolmente esteso nel tempo, né irrazionalmente ripartito fra categorie diverse di cittadini». Ma nel caso della legge impugnata i limiti tracciati dalla giurisprudenza della Corte «risultano irragionevolmente oltrepassati».
Il Questore del Senato, Paolo Franco (Lega) ha messo in evidenza che per quanto riguarda Palazzo Madama «questa sentenza costerà 2,2 milioni di euro l'anno, con decorrenza retroattiva al 2011, per somme che invece di confluire all'erario per la riduzione del debito pubblico riappariranno nelle consistenti buste paga dei dipendenti».
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in pratica dei giudici che salvano dei giudici ... morite tutti.
La motivazione: «Lo scatto automatico della retribuzione è per le toghe garanzia d'indipendenza»
La Consulta salva gli stipendi oltre i 90 mila euro nella pubblica amministrazione
ROMA - La Corte costituzionale salva dai tagli gli stipendi dei magistrati e dei «Paperoni» della Pubblica amministrazione, quei dipendenti pubblici con un reddito superiore ai 90 mila euro. «Violazione del principio di uguaglianza» per tutti i dirigenti pubblici rispetto ai privati. E «limiti tracciati dalla giurisprudenza di questa Corte irragionevolmente oltrepassati» per i magistrati, per i quali l'adeguamento automatico triennale dello stipendio è garanzia di indipendenza, non avendo le toghe nessun altro strumento contrattuale. Queste in sintesi le motivazioni con le quali la Corte ha bocciato il contributo di solidarietà introdotto l'anno scorso dal governo Berlusconi (ministro del Tesoro Tremonti).
Secondo la Consulta, il decreto numero 78 del 2010 è illegittimo nella parte in cui riduce del 5%, fino al 31 dicembre 2013, la retribuzione dei singoli dipendenti tra 90 mila e 150 mila euro, e del 10% la parte eccedente i 150 mila euro. La violazione dell'articolo 3 della Costituzione si è realizzata rispetto agli altri dipendenti che guadagnano sotto questo tetto, ma soprattutto rispetto ai dipendenti privati. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato lo «sconcerto dei cittadini pur in presenza di una sentenza ineccepibile dal punto di vista del diritto: un cittadino non capisce perché per gli esodati non si trova una soluzione ma si interviene per annullare una decisione presa dal governo per limitare gli stipendi dei manager pubblici».
La sentenza riguarda 26.472 tra dipendenti e manager (tra cui 10 mila medici) per un ammontare di circa 23 milioni l'anno. Il governo Monti ne dovrà tenere subito conto «correggendo» la legge di stabilità per il 2013 approvata martedì dal Consiglio dei ministri. Il segretario di Magistratura indipendente, Cosimo Ferri, sostiene anche che «il ministro dell'Economia deve restituire ai magistrati ciò che è stato coattivamente prelevato con le precedenti manovre finanziarie. Non ci sono altre strade». «Grande soddisfazione» dell'Unadis, l'Unione nazionale dei dirigenti dello Stato. «Quello che né il governo Berlusconi né il governo Monti hanno voluto ammettere - ha affermato il segretario generale Barbara Casagrande - ci viene riconosciuto dal supremo giudice delle leggi: magistrati, prefetti e dirigenti pubblici non devono essere i soli a pagare i conti della crisi».
«Adesso si elimini subito la prosecuzione del taglio, annunciata nel disegno di legge di stabilità fino al 2014, e si restituiscano le somme indebitamente sottratte» chiede Massimo Cozza, segretario Fp-Cgil Medici. A sollevare le pregiudiziali di costituzionalità erano stati i Tar di undici Regioni: Campania, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Veneto, Umbria, Sardegna, Liguria, Calabria, Emilia Romagna e Lombardia.
«La legge prevede - spiega la Corte nella sua decisione di 63 pagine - che le retribuzioni dei magistrati ordinari, di quelli del Consiglio di Stato, della Corte dei Conti, della Giustizia militare e degli avvocati e procuratori dello Stato vengano adeguate automaticamente ogni triennio in percentuale (calcolata dall'Istat) alla media degli incrementi degli altri dipendenti pubblici. Attraverso questo meccanismo, la legge «ha messo al riparo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura da qualsiasi forma di interferenza», che potrebbe avvenire «attraverso una dialettica contrattualistica». Ciò non significa, afferma la Consulta, che in caso di gravi congiunture economiche vi possano essere deroghe e limitazioni (come avvenuto per la crisi del 1992), ma a certe condizioni. In particolare il «sacrificio» non deve essere «irragionevolmente esteso nel tempo, né irrazionalmente ripartito fra categorie diverse di cittadini». Ma nel caso della legge impugnata i limiti tracciati dalla giurisprudenza della Corte «risultano irragionevolmente oltrepassati».
Il Questore del Senato, Paolo Franco (Lega) ha messo in evidenza che per quanto riguarda Palazzo Madama «questa sentenza costerà 2,2 milioni di euro l'anno, con decorrenza retroattiva al 2011, per somme che invece di confluire all'erario per la riduzione del debito pubblico riappariranno nelle consistenti buste paga dei dipendenti».
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Re: Topic Politico
va bene così,la gente si deve infuriare sempre di più,solo così gli si potrà rompere il culo.
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Re: Topic Politico
cioè in pratica l'indipendenza dei giudici è data dallo stipendio alto...andiamo bene
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