Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
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Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
L’ostile Juventus
di Marco Travaglio - Il F.Q. 24/8/2012
Gentile John Elkann, Le scrivo da appassionato di
calcio, ma soprattutto da juventino che aveva
appena smesso di vergognarsi di esserlo dopo
la dipartita di Moggi & C. grazie allo scandalo di
Calciopoli. Ora, se possibile, gli juventini perbene, che
hanno iniziato a tifare ai tempi di Boniperti,
Trapattoni, Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli,
Platini, e anche di Conte, quando la società indossava
un certo “stile”, sono costretti a vergognarsi ancor più
di prima. Mai infatti, nemmeno negli anni bui di
Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava
arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia
sportiva il diritto di fare il suo dovere. Oggi invece Suo
cugino - il signorino Andrea, che porta il cognome
francamente eccessivo degli Agnelli - ha trasformato la
società in una succursale del Pdl: da mesi insulta la
Federazione di cui è uno dei soci più autorevoli e
demolisce le regole e le istituzioni della giustizia
sportiva, quasi fossero frutto di un complotto
planetario contro la Juve, decise all’insaputa del club
più potente d’Italia. Ma non sempre: solo quando
danno torto alla Real Casa. Se la giustizia sportiva
respinge i ricorsi per riottenere gli scudetti inquinati e
dunque revocati, è una congiura e scattano addirittura
le denunce civili per risarcimento danni (tanto la
tremebonda Figc, che per molto meno ha deferito
giocatori e dirigenti di altri club, porge l’altra guancia).
Se condanna Conte in primo grado e in appello - fra
l’altro per vicende cui la Juve, una volta tanto, è
estranea - è “caccia alle streghe” o, per dirla con
Berlusconte, i giudici sono “t i fo s i ” e “pappa e ciccia”
con i testi d’accusa (ma non aveva chiesto di
patteggiare su consiglio dei legali della società? S’è mai
visto un innocente che patteggia?). Se invece gli
juventini Bonucci e Pepe vengono assolti in entrambi i
gradi di giudizio, il verdetto è sacrosanto e giustizia è
fatta. Che direbbe, se fosse vivo, Gianni Agnelli? Era
tutt’altro che una mammoletta. Ma quando Boniperti
usava Moggi come osservatore, non lo faceva entrare
in sede: l’Avvocato lo chiamava “il nostro stalliere” e
mai l’avrebbe promosso non dico direttore generale,
ma nemmeno magazziniere. Quando, nel 1980, la
società fu coinvolta nello scandalo scommesse per un
famigerato Bologna-Juve, non si ricorda una sola parola
dell’Avvocato, di Boniperti giù giù fino al
vicemassaggiatore, contro la Figc e i suoi organi
inquirenti e giudicanti. E quando la Fiat, come quasi
tutti i grandi gruppi, fu coinvolta in Tangentopoli,
Gianni Agnelli si guardò bene dall’attaccare i
magistrati. Anzi disse: “È bene che i magistrati lavorino
serenamente e tranquillamente. Gli scandali è sempre
bene che vengano a galla. Ritengo importante che si
faccia piena luce e si accertino i fatti. Non credo alle
mezze misure. In certe situazioni è determinante la
chiarezza totale”; “Anche in Fiat si sono verificati
alcuni episodi non corretti di commistione con il
sistema politico. Credo sia errato e fuorviante pensare
che le indagini della magistratura siano parte di un
complotto o di oscure manovre politiche”. Si dirà: era
pura ipocrisia. Può darsi: ma l’ipocrisia è la tassa che il
vizio paga alla virtù. Ora si evade anche quella.
Domani inizia un campionato turbolento che,
complice la crisi, potrebbe diventare teatro di violenze
e intemperanze fra tifosi. Non crede, gentile Elkann,
che sarebbe molto opportuna qualche parola
distensiva dal club campione d’Italia, magari mutuata
da quelle dell’Avvocato sui magistrati che devono
“lavorare serenamente e tranquillamente”, sugli
scandali che “è sempre bene che vengano a galla”
senza “mezze misure”, sulle indagini e le sentenze che
non sono “complotti od oscure manovre”? Se il Suo
focoso cugino è in grado di pronunciarle, queste
parole, tanto meglio. Altrimenti forse è il caso di
metterlo in condizione di non fare altri danni alla fu
Juventus. Nell’attesa, e nella speranza, che prima o poi
impari come sta al mondo un Agnelli.
di Marco Travaglio - Il F.Q. 24/8/2012
Gentile John Elkann, Le scrivo da appassionato di
calcio, ma soprattutto da juventino che aveva
appena smesso di vergognarsi di esserlo dopo
la dipartita di Moggi & C. grazie allo scandalo di
Calciopoli. Ora, se possibile, gli juventini perbene, che
hanno iniziato a tifare ai tempi di Boniperti,
Trapattoni, Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli,
Platini, e anche di Conte, quando la società indossava
un certo “stile”, sono costretti a vergognarsi ancor più
di prima. Mai infatti, nemmeno negli anni bui di
Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava
arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia
sportiva il diritto di fare il suo dovere. Oggi invece Suo
cugino - il signorino Andrea, che porta il cognome
francamente eccessivo degli Agnelli - ha trasformato la
società in una succursale del Pdl: da mesi insulta la
Federazione di cui è uno dei soci più autorevoli e
demolisce le regole e le istituzioni della giustizia
sportiva, quasi fossero frutto di un complotto
planetario contro la Juve, decise all’insaputa del club
più potente d’Italia. Ma non sempre: solo quando
danno torto alla Real Casa. Se la giustizia sportiva
respinge i ricorsi per riottenere gli scudetti inquinati e
dunque revocati, è una congiura e scattano addirittura
le denunce civili per risarcimento danni (tanto la
tremebonda Figc, che per molto meno ha deferito
giocatori e dirigenti di altri club, porge l’altra guancia).
Se condanna Conte in primo grado e in appello - fra
l’altro per vicende cui la Juve, una volta tanto, è
estranea - è “caccia alle streghe” o, per dirla con
Berlusconte, i giudici sono “t i fo s i ” e “pappa e ciccia”
con i testi d’accusa (ma non aveva chiesto di
patteggiare su consiglio dei legali della società? S’è mai
visto un innocente che patteggia?). Se invece gli
juventini Bonucci e Pepe vengono assolti in entrambi i
gradi di giudizio, il verdetto è sacrosanto e giustizia è
fatta. Che direbbe, se fosse vivo, Gianni Agnelli? Era
tutt’altro che una mammoletta. Ma quando Boniperti
usava Moggi come osservatore, non lo faceva entrare
in sede: l’Avvocato lo chiamava “il nostro stalliere” e
mai l’avrebbe promosso non dico direttore generale,
ma nemmeno magazziniere. Quando, nel 1980, la
società fu coinvolta nello scandalo scommesse per un
famigerato Bologna-Juve, non si ricorda una sola parola
dell’Avvocato, di Boniperti giù giù fino al
vicemassaggiatore, contro la Figc e i suoi organi
inquirenti e giudicanti. E quando la Fiat, come quasi
tutti i grandi gruppi, fu coinvolta in Tangentopoli,
Gianni Agnelli si guardò bene dall’attaccare i
magistrati. Anzi disse: “È bene che i magistrati lavorino
serenamente e tranquillamente. Gli scandali è sempre
bene che vengano a galla. Ritengo importante che si
faccia piena luce e si accertino i fatti. Non credo alle
mezze misure. In certe situazioni è determinante la
chiarezza totale”; “Anche in Fiat si sono verificati
alcuni episodi non corretti di commistione con il
sistema politico. Credo sia errato e fuorviante pensare
che le indagini della magistratura siano parte di un
complotto o di oscure manovre politiche”. Si dirà: era
pura ipocrisia. Può darsi: ma l’ipocrisia è la tassa che il
vizio paga alla virtù. Ora si evade anche quella.
Domani inizia un campionato turbolento che,
complice la crisi, potrebbe diventare teatro di violenze
e intemperanze fra tifosi. Non crede, gentile Elkann,
che sarebbe molto opportuna qualche parola
distensiva dal club campione d’Italia, magari mutuata
da quelle dell’Avvocato sui magistrati che devono
“lavorare serenamente e tranquillamente”, sugli
scandali che “è sempre bene che vengano a galla”
senza “mezze misure”, sulle indagini e le sentenze che
non sono “complotti od oscure manovre”? Se il Suo
focoso cugino è in grado di pronunciarle, queste
parole, tanto meglio. Altrimenti forse è il caso di
metterlo in condizione di non fare altri danni alla fu
Juventus. Nell’attesa, e nella speranza, che prima o poi
impari come sta al mondo un Agnelli.
Cippo- Milano 1995
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Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
Droga: decimato clan Conte nel barese
Perquisizioni nelle abitazioni presunti appartenenti a sodalizio
BITONTO (BARI), 24 AGO - Su disposizione del gip e della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bari, la Polizia ha eseguito arresti a Bitonto a carico di presunti appartenenti al clan Conte, dedito al traffico di sostanze stupefacenti.
Perquisizioni sono in corso da parte di agenti della Squadra mobile e del Commissariato di polizia anche nelle abitazioni del sodalizio criminale Cipriano-Conte, ritenuto egemone a Bitonto.
www.ansa.it
adesso si spiega perchè era così aggressivo ieri
Perquisizioni nelle abitazioni presunti appartenenti a sodalizio
BITONTO (BARI), 24 AGO - Su disposizione del gip e della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bari, la Polizia ha eseguito arresti a Bitonto a carico di presunti appartenenti al clan Conte, dedito al traffico di sostanze stupefacenti.
Perquisizioni sono in corso da parte di agenti della Squadra mobile e del Commissariato di polizia anche nelle abitazioni del sodalizio criminale Cipriano-Conte, ritenuto egemone a Bitonto.
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adesso si spiega perchè era così aggressivo ieri
PerSempreConTe- Yokohama 2007
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Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
Pare che per le perquisizioni non abbiano avvisato prima per telefono...oramai diritti delle persone veramente calpestati in questo paese, che indecenza...
MilanOnlyYou- Yokohama 2007
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Località : Brindisi
Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
se conte è veramente colpevole complimenti a lui,al pacino non sarebbe riuscito ad interpretare meglio la parte della vittima.
se non dovesse più allenare vada a fare l'attore.
se non dovesse più allenare vada a fare l'attore.
lalomba- Atene 1994
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Reputazione : 441
Data d'iscrizione : 09.03.11
Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
mi fa ridere tantissimo...a parte l'italiano hahahahaha
Mattia80- Yokohama 2007
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Punti : 57824
Reputazione : 699
Data d'iscrizione : 24.02.11
Età : 44
Località : Milano/Lugano
Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
L'ho sentito integralmente per godere
muccy- Manchester 2003
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Reputazione : 374
Data d'iscrizione : 07.05.12
Età : 37
Località : Un paese vicino a Vimercate (MB)...
Re: Antonio - scimmia urlatrice africana dai capelli miracolosamente lunghi - Conte
Caso Conte, Petrucci sta con Zeman
"Dice quello che pensa tutta la gente"
Nella querelle tra Zeman e Conte si inserisce Gianni Petrucci. Il boemo aveva apertamente criticato il duro sfogo dell'allenatore della Juve dopo la sentenza d'appello sul calcioscommesse. "Certe parole ai miei tempi erano da squalifica", ha fatto notare Zeman. "Quello che conta sono i regolamenti - gli ha fatto eco il presidente del Coni -. Zeman a volte dice quello che la gente pensa ma non ha il coraggio di dire".
Petrucci dunque sta con Zeman e torna a chiedere "rispetto delle regole". I toni della conferenza stampa di fuoco di Antonio Conte non gli sono piaciuti. E non lo manda a dire, proprio come il mister giallorosso, che con il suo stile aveva già punzecchiato l'allenatore della Juventus.
Precisando di parlare "a carattere generale" e sforzandosi comunque di non riferirsi direttamente alle parole di Conte, il presidente del Coni ha precisato il suo punto di vista sulla questione. "Non si può ritenere che i responsabili del calcioscommesse siano i giudici - ha spiegato, condividendo le parole di Abete a Coverciano -. Il calcio è uno sport affascinante, rovinato dai suoi stessi attori". "Il calcio italiano funziona, ma sarebbe meglio se stesse più zitto", ha poi chiosato Petrucci.
www.sportmediaset.it
"Dice quello che pensa tutta la gente"
Nella querelle tra Zeman e Conte si inserisce Gianni Petrucci. Il boemo aveva apertamente criticato il duro sfogo dell'allenatore della Juve dopo la sentenza d'appello sul calcioscommesse. "Certe parole ai miei tempi erano da squalifica", ha fatto notare Zeman. "Quello che conta sono i regolamenti - gli ha fatto eco il presidente del Coni -. Zeman a volte dice quello che la gente pensa ma non ha il coraggio di dire".
Petrucci dunque sta con Zeman e torna a chiedere "rispetto delle regole". I toni della conferenza stampa di fuoco di Antonio Conte non gli sono piaciuti. E non lo manda a dire, proprio come il mister giallorosso, che con il suo stile aveva già punzecchiato l'allenatore della Juventus.
Precisando di parlare "a carattere generale" e sforzandosi comunque di non riferirsi direttamente alle parole di Conte, il presidente del Coni ha precisato il suo punto di vista sulla questione. "Non si può ritenere che i responsabili del calcioscommesse siano i giudici - ha spiegato, condividendo le parole di Abete a Coverciano -. Il calcio è uno sport affascinante, rovinato dai suoi stessi attori". "Il calcio italiano funziona, ma sarebbe meglio se stesse più zitto", ha poi chiosato Petrucci.
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